Giulia, classe 1996, ha intrapreso il suo percorso nel mondo del cinema con grande passione e determinazione. La sua carriera inizia dietro le quinte, come assistente alla regia, dove ha avuto l’opportunità di collaborare con alcune delle registe e dei registi più rispettati del panorama italiano, come Cristina Comencini e Maria Sole Tognazzi. Ma la voglia di mettersi in gioco e di raccontare storie attraverso il suo sguardo la spinge a fare il grande salto davanti alla macchina da presa. Nel 2021 debutta come attrice protagonista in due importanti progetti: la commedia “Il sesso degli angeli” di Leonardo Pieraccioni e “The Christmas Show” di Alberto Ferrari, ruoli che le permettono di mostrare la sua versatilità e il suo talento. Ma è nel 2024 che Giulia affronta una delle sfide più grandi della sua carriera: il ruolo di Sabrina Misseri nella serie “Avetrana – Qui non è Hollywood”, tratta dal libro “Sarah: la ragazza di Avetrana”, che racconta la tragica vicenda di cronaca legata alla scomparsa di Sarah Scazzi. Con un futuro ricco di opportunità e sfide, Giulia si prepara a diventare una delle voci più interessanti del cinema italiano. In questa intervista, ci racconta il suo percorso, le sue scelte professionali, e come affronta la responsabilità di interpretare ruoli così intensi e delicati.
Ciao Giulia, partiamo dal principio: com’é nata la tua passione per il cinema e cosa ti ha spinto ad intraprendere questa carriera?
Se vuoi fare l’attrice, quando sei piccola non lo sai, perchè non sai che esiste questo magico mestiere. e quando lo scopri ne resti affascinato, perché puoi accorpare tutti i tuoi interessi. Un giorno sei medico, un giorno insegnante, l’altro ancora una campionessa olimpionica. insomma… non trovi che sei geniale?
Sono sempre stata timida, fin da bambina, e lo sono tutt’ora.
Avevo circa 15 anni, quando mi consigliarono di iscrivermi a un corso di teatro per combattere la mia timidezza. Non sapevo cosa aspettarmi, ma fui travolta in pieno dalla magia di questo mestiere. Trovai il mio posto sicuro, mi rifugiai nei racconti che leggevo, nei personaggi che cercavo di studiare, nell’empatia che si creava con i ragazzi che avevano già la passione per questo mestiere. In quel periodo iniziai a guardare molti film, a leggere tanto, a viaggiare con la mia immaginazione. diventai un esperta sognatrice ad occhi aperti.
E per questo devo ringraziare il cinema, perché mi fa viaggiare continuamente attraverso le storie che vengono raccontate.
Cresci e senti un fuoco che arde, e ti rendi conto che quella scintilla se viene alimentata non può far altro che divampare e illuminare la tua vita. Non è facile affermarsi nel campo della recitazione, spesso capita di perdersi ed è facile mollare, ma mai per un attimo ho dubitato della mia passione per questo mestiere.
Hai iniziato la tua carriera come assistente alla regia, ma poi hai scelto di passare davanti alla macchina da presa. Qual è stata la motivazione che ti ha spinta a fare questo cambio di percorso professionale? Cosa ti ha insegnato questa esperienza che poi hai potuto portare con te nei tuoi lavori successivi come attrice?
In realtà il mio interesse è sempre stato quello di voler fare l’attrice, ma per una giovane ragazza nata e cresciuta in una piccola realtà del sud italia non era facile farsi notare. Avevo appena compiuto 18 anni e in quel periodo a Lecce cercavano una “Stad-In” per il nuovo film di Cristina Comencini, io non sapevo neanche cosa fosse una STand- In ma pensai che quella era l’occasione per calpestare un set per la prima volta. Furono 2 mesi assurdi, al terzo giorno mi lanciarono in mano una radio (di quelle che usa la troupe per comunicare sul set) avevo il compito di seguire gli attori del film e comunicare all’aiuto regista le loro richieste, ma prima di fare ciò dovevo fare la stand In, ossia le prove generali di movimento con la macchina da presa al posto dell’attore che sarebbe arrivato da lì a poco. vivi il set, guardi gli attori dal monitor, conosci i movimenti della macchina da presa e il tipo di illuminazione che ricreano sul volto dell’attore. questa è stata la mia vera scuola. Per me è stato fondamentale lavorare dietro alle quinte, perchè ho conosciuto degli aspetti tecnici che spesso in una scuola di recitazione non vengono insegnati. E’ vero, il lavoro dell’attore è farsi trasportare dall’istinto, ma conoscere la tecnica di questo lavoro è una marcia in più, per quello che mi riguarda fondamentale.
Ad oggi quando arrivo sul set, in qualità di attrice, percepisco l’andamento della giornata guardando l’atteggiamento dell’aiuto regista, capisco se siamo in ritardo, o se invece posso concedermi il lusso di bere un caffè con la troupe, che adoro.
Parliamo del tuo ultimo progetto, “Avetrana – Qui non è Hollywood”, dove interpreti Sabrina Misseri. È un ruolo molto delicato, trattando una storia di cronaca reale e dolorosa. Come ti sei preparata per interpretare una figura così complessa e controversa?
Premessa: mentre finivo di guardare il documentario “Sarah, la ragazza di Avetrana” (prod.Groendlandia) mi chiamò la mia agente per propormi un provino sul ruolo di Sabrina Misseri, ed era tutto così estremamente collegato che rimasi basita.
E’ stato un percorso totalizzante, sia dal punto di vista emotivo, che fisico.
All’inizio rimasi molto sorpresa dalla scelta del rigista (Pippo Mezzapesa) di volermi affidare un ruolo così delicato all’esordio della mia carriera, e per questo lo ringrazierò per sempre perché, da visionario qual è, ha visto in me delle cose che io non avrei mai immaginato di poter fare. Mi ha dato la possibilità di sperimentare tantissimo e soprattutto di mettermi in discussione come attrice in un ruolo scomodo e per niente facile.
Il delitto di Avetrana lo ricordavo bene, all’epoca avevo 15 anni e ricordo ancora che in casa con la mia famiglia seguivamo l’evoluzione di questa triste storia. L’approccio al personaggio Sabrina è partito dal mio documentarmi attraverso il materiale video che trovavo su internet, ci sono tantissimi appelli da cui ho potuto assorbirne l’atteggiamento fisico di questo personaggio: postura, camminata, voce… Sono video che ho visto e rivisto centinaia di volte e ogni volta assorbivo un dettaglio
nuovo.
lo provengo da quella terra, sono salentina e conosco quel dialetto, ma per fare un lavoro più fedele possibile è stato fondamentale cimentarsi nella cadenza del dialetto
avetranese, totalmente diversa dal leccese e per questo sul set era presente un dialogue coach che ci seguiva durante le battute.
Mi fù chiesto di prendere dei KG e io, senza pensarci due volte, accettai! anche perché all’estero lo fanno da anni, perché non farlo in Italia? Trasformarsi in altro da sé fa parte di questo mestiere, è una delle gioie di questo lavoro e sia Groendlandia che e Disney sono stati sempre presenti durante il percorso.
Con l’aiuto di una nutrizionista ho aggiunto 22Kg, avevo i capelli lunghi e biondi, avrei potuto indossare una parrucca ma alla fine ho tagliato e tinto i capelli di nero.
Il cambiamento fisico è stato necessario per allontanarmi da quella che ero e avvicinarmi il più possibile al
personaggio Sabrina, empatizzando con la sua emotività, senza giudicarla.
Questo ti porta ad abitare in un corpo sconosciuto per svariati mesi, un corpo che non puoi lasciare sul set, ma te lo porti a casa tutti i giorni e in qualche modo ti obbliga a mettere in stand by la tua vita.
E quando dico che non è stato facile non mi riferisco al tipo di fisicità, anche perché non è una fisicità negativa a prescindere e in assoluto, probabilmente avrei messo in stand by la mia vita anche se avessi dovuto perdere 22 Kg, invece che prenderli. Per me e per il mio essere Giulia, è stato un viaggio tortuoso, il personaggio durante le riprese maturava e la sua emotività cresceva. E’stato come fare un viaggio in un luogo lontano, e al rientro rendersi conto che l’esperienza ti ha lasciato un segno indelebile!
Nel ruolo di Sabrina Misseri, come hai gestito l’aspetto emotivo e psicologico del personaggio, soprattuto considerando la delicatezza della vicenda?
Nella serie Qui Non E’ Hollywood, Sabrina è una ragazza risoluta e determinata, ma piena di insicurezze che poi l’hanno resa fragile. E’ come se fosse vittima di se stessa, soprattutto quando subisce il fascino delle telecamere, che poi è lo stesso che la farà soccombere. E’ il suo lato oscuro che prevarica sul suo lato luce. La polarità dell’essere umano, l’altra faccia della medaglia, i poli opposti, è come se ci fosse un sottotesto sotto ogni parola detta e soprattutto quella non detta, perché a parlare sono sempre gli occhi prima di ogni altra cosa. Partivo dallo sguardo di Sabrina per poi arrivare all’istintività del corpo che già raccontava tanto con il cambiamento fisico. Nonostante io abbia seguito la sceneggiatura come fosse una bibbia, mi sono lasciata sorprendere da questo personaggio.
Cosa ti aspetti da questo nuovo capitolo della tua carriera? Hai progetti futuri che ti entusiasmano particolarmente?
Come dicevo prima, è difficile affermarsi in questo campo.
Non bisogna aspettarsi nulla, ma sono molto determinata e oggi ho una consapevolezza maggiore di ciò che sono e di quello che posso fare. In questo periodo ho lo sguardo rivolto al futuro, non so quello che mi riserverà, so solo che ho una gran voglia riempire la mia valigia di esperienze
nuove.
Quale consiglio daresti ad un giovane che desidera intraprendere una carriera nel cinema, sia davanti che dietro la macchina da presa?
Bisogna assorbire da tutto, l’attore deve essere una spugna.
Guardate tanti film, leggete, andate al museo, viaggiate in treno, usate la metropolitana, stendetevi in un prato. Bisogna essere degli ottimi osservatori, e andare oltre all’apparenza. Insomma… assorbite il più possibile dalla Vita, perché è quella che siamo chiamati a raccontare con i nostri personaggi.
Piedi per terra e Testa tra le nuvole!
Se dovessi descrivere te stessa in tre parole come attrice, quali sceglieresti e perché?
Nostalgica: ripenso spesso alla mia infanzia, ho dei ricordi nitidi e molto belli che porto nel mio cuore e spesso anche nel mio lavoro.
Curiosa: se devo studiare un determinato personaggio o se mi appassiono a qualcosa di nuovo, voglio saperne tutto, mi documento, studio in maniera impegnata.
Istintiva: anche se il mio essere capricorno mi rende una mente razionale, cerco di seguire l’istinto e ascolto prima di tutto il mio corpo.
Foto: Erica Fava
Total look : The Frankie Shop – Earrings – Lanvin
Styling : Other srl Sara Castelli Gattinara – Vanessa Bozzacchi
Hair and make up : Eleonora Mantovani @simone belli team
Location : Hotel Intercontinental Rome
Location Manager: Luisa Berio