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Freeda: un progetto editoriale, social, tutto al femminile. Andrea Scotti Calderini, cosa l’ha spinta a dare vita a questa piattaforma?

Freeda nasce all’inizio del 2018, quando lo scenario media era molto diverso rispetto ad oggi. I media tradizionali facevano ed, in parte, fanno ancora fatica a rappresentare le nuove generazioni. Pertanto è nato il bisogno, da una parte, e l’opportunità, dall’altra, di andare a costruire un brand editoriale in grado di ascoltare le nuove generazioni. Di ispirarle, di parlare con loro e di poterle rappresentare. Questo è stato il punto di partenza. Freeda nasce poi con una vocazione che si lega all’universo femminile, nonostante poi, nel corso di questi sei anni, abbiamo iniziato a parlare anche agli uomini e agli esseri umani in generale. Senza distinzioni. La “mission” iniziale, e lo è tutt’ora, è quella di ispirare, attraverso la creazione di contenuti e storie, un cambiamento socio-culturale positivo. Questa è quindi la genesi e il perché della nascita di Freeda.

 

Una media company che, in poco tempo, ha raggiunto una mole non quantificabile di successo, a livello internazionale. In cosa consiste la reale narrazione di Freeda?

Autenticità e rappresentazione sono per noi due parole chiave importantissime. I punti cardine sono, sicuramente, al primo posto, costruire il brand che abbia al centro i valori ed il purpose. In secondo luogo, l’ascolto. Sin dal principio abbiamo investito in tecnologia, capacità e competenze di marketing per trarre quante più informazioni possibili dalla conversazione che abbiamo con i nostri utenti e dalle piattaforme, per capire e comprendere quali fossero e siano i loro interessi e le loro passioni. Partire dunque dall’ascolto per poi informare e creare il processo creativo. Un altro pilastro fondamentale è quello di investire tutte le nostre risorse ed energie nel “social media platform”. Abbiamo deciso di non creare nessuna sovrastruttura bensì di arrivare diretti alla nostra generazione e a quella più giovane. Un altro focus è quello di puntare su contenuti di qualità, tralasciando la quantità. Contenuti che siano prevalentemente video, direttamente sui social media. Infine, scopi indiscutibili sono un mindset ed una volontà di costruire un player globale dal giorno 1.

Spaghettimag è un magazine composto da un team al 99% al femminile. E, non a caso, la nostra nuova edizione è dedicata interamente alle donne. Freeda ha posto in primo piano l’empowerment femminile, uno dei valori fondamentali sui quali si basa il progetto. Lei come riassumerebbe la vostra concezione di women empowerment e in cosa riscontra l’unicità della prospettiva rappresentata dallo sguardo femminile?

Ci tengo a dire che anche il team di Freeda, come il vostro, è composto in grand parte e circa all’80% da donne. Le stesse figure apicali di leadership sono quasi tutte al femminile. Sono loro che hanno dato vita a questa voce e a questo brand, che doveva essere in primis un brand in grado di rifletterle e nel quale loro stesse potessero identificarsi. Io, in quanto Co-Founder e CEO dell’azienda, in sei anni, non ho mai approvato un singolo contenuto, scegliendo di far fare il lavoro a chi lo sapeva fare e occupandomi, di contro, di ciò che era ed è di mia competenza. Dall’inizio, abbiamo creduto in tre valori che riteniamo fondamentali: il primo è celebrare coloro che si stanno realizzando, trattare dunque i temi dell’achievement e dell’empowerment. Attraverso il racconto delle persone che si stanno realizzando riuscire quindi ad ispirare e dare coraggio agli altri. Il secondo è la celebrazione dell’unicità, ovvero la bellezza di essere diverso e di essere se stessi. Vogliamo promuovere il messaggio che si possa essere come si vuole senza la paura di poter essere giudicato. L’unico limite è chiaramente il rispetto della libertà altrui. Il terzo valore è quello di promuovere la collaborazione. Ciò che Freeda cerca di rappresentare è che quando ci uniamo e collaboriamo, riusciamo fare cose ben più importanti e con scopi più alti rispetto a se si è da soli.

“Freeda” rappresenta una crasi tra il termine “freedom”, ovvero libertà, ed il nome della pittrice Frida Khalo, simbolo dell’autonomia femminile. Cosa rappresenta per lei, per Freeda, la libertà? Una rappresentazione dell’auto-affermazione imprenditoriale dell’individuo?

La libertà di essere come si vuole, senza la paura di poter essere giudicato da terzi. La libertà di costruire il proprio percorso, di essere liberi da stereotipi o congetture. La libertà di essere e realizzare te stesso. Dunque la costruzione, libera, di ciò che si è. Questo è Freeda. Frida Khalo è stata una donna, un’artista, che ha sofferto tantissimo ma nonostante tutto è riuscita ad emergere dalle sue difficoltà e a creare e costruire un qualcosa di magico. La crasi si conclude con “freedom”, appunto, perché è proprio la libertà ad essere il fil rouge di tutto quello che facciamo. Tanto che anche a livello di cultura aziendale e di behavior all’interno dell’azienda, il punto di partenza è proprio “freedom and responsability”. Cercare cioè di dare quanta libertà possibile a tutti, senza mai mancare chiaramente di responsabilità. La libertà è quindi per noi un pilastro da cui parte la cultura che vogliamo divulgare. E rappresenta quindi lo stomaco e la pancia dell’azienda.

Freeda mette in atto un’attività di comunicazione e di marketing a tutto tondo, offrendo la possibilità alle aziende di entrare in contatto con un target specifico quanto a pubblico femminile. Quanto contano dunque la veridicità e la trasparenza dei contenuti e delle idee, per incassare il successo e riscuotere interesse?

Senza autenticità, trasparenza ed onestà, oggi giorno, non si va lontano. Siamo le generazioni più informate di sempre, siamo le generazioni più attive e quelle che grazie ai canali social hanno la possibilità di dialogare e conversare direttamente con chiunque. Siamo quindi quelli che hanno più accesso a tutto. Tutto questo porta Freeda a dover giocare una partita diversa: è un dialogo che deve vivere di tanti contenuti, di ascolto. È un dialogo fatto anche, talvolta, di errori. Noi lavoriamo seguendo un approccio basato sul concetto di “test and learn”, per stimolare la cultura dell’errore dal quale poter imparare. L’autenticità e la trasparenza sono indispensabili per la comunicazione del marketing di oggi. É fondamentale ascoltare l’utente ed il consumatore e costruire con loro un dialogo. Inoltre, oggi, molti brand sono diventati le “nuove istituzioni”. Un tempo, avevamo la chiesa, la politica, che non sto dicendo che oggi non esistano più, anzi. Tuttavia, sicuramente, nel mondo di oggi, possiedono una rilevanza minore, a livello di influenza, rispetto a brand dall’immagine forte come Nike, Supreme, Glossier o Freeda. Veri e propri punti di riferimento per le nuove generazioni, per le quali abbiamo quindi il potere ed il dovere di costruire delle voci rilevanti.

Nel suo lavoro e nella sua vita privata, quanto hanno pesato e/o pesano i condizionamenti sociali, i preconcetti e la cultura del tempo?

Innanzitutto, parto con il dire che mi ritengo fortunato. Sono un uomo, bianco ed etero. Sostanzialmente, i concetti di stereotipo e di discriminazione posso dire di non averne vissuti. Sono qualcosa da cui rifuggo e che vivo anche per gli altri. Se mi accorgo, ad esempio, che una persona con la quale parlo è soggetta a stereotipi di qualche tipo, sono il primo ad alzare la voce. Credo che ognuno debba essere libero di poter essere sé stesso, di potersi esprimere come meglio crede. Di poter mostrare la propria natura e personalità. Sempre, ovviamente, nel rispetto degli altri. D’altra parte, esistono anche le opinioni del singolo. Ed è giusto che ognuno possa dire la sua, sulla base della propria esperienza o del proprio percorso. Personalmente, sono attratto ancor di più dal conoscere ciò e chi è diverso da me. Perché da chi è uguale a me ho poco da imparare. Mentre più qualcuno è diverso da me, più cattura la mia curiosità e posso trarre qualcosa di positivo e costruttivo. Ritengo per esempio che la leadership, oggi, si debba ispirare un po’ più al mondo femminile rispetto a quello maschile.

Qual è l’obiettivo di crescita per il futuro?

I progetti futuri sono, da una parte, quelli di continuare a sviluppare la marketing platform, che è il business attraverso il quale aiutiamo i brand a sviluppare la propria voce, a cavallo tra dati, creatività e marketing. E, da questo punto di vista, stiamo crescendo molto velocemente. Vogliamo sicuramente concentrarci sul processo di internazionalizzazione. Siamo entrati nel mercato spagnolo intorno al 2018, in quello UK intorno al 2020 e vogliamo continuare man mano a crescere guardando sicuramente anche al mercato americano e ad altre opportunità. E poi, magari, un giorno, approcciarci al mercato del Nord America, dove nascono tutte le nuove tendenze e dove si effettuano gli investimenti più importanti. Dopodichè, puntiamo sulla tecnologia. A tal proposito, stiamo lavorando sempre di più ad una tecnologia che, partendo dall’estrazione del dato, si traduca in insight per informare il processo creativo e di marketing dei brand. Oggi è un lavoro che viene messo in atto dalla tecnologia ma anche, molto, dalle nostre persone. Ci piacerebbe sempre di più che esistesse un modello di automatizzazione per cui si possa accedere direttamente a degli insight grazie all’aiuto del nostro team ma anche della tecnologia. Dunque, sono questi i driver principali sui quali Freeda sta puntando per il futuro.