“La sorella sbagliata” è il primo romanzo edito da Harper Collins di Camilla Filippi, attrice italiana di cinema e televisione.
L’abbiamo vista di recente nei panni di Cristina in “Tutto può succedere”, nella commedia “Il grande passo” e da novembre nel primo legal thriller targato Mediaset, “Il processo”.
Ora Camilla Filippi, che già ha dimostrato di essere un’artista dalle mille sfaccettature, si muove con delicatezza e ironia tra le pagine di una storia familiare che ha come sfondo l’Italia degli anni Settanta e il rapimento di Aldo Moro.
Siamo nella calda estate del 1978 e veniamo immersi nella difficoltà delle relazioni, non solo tra sorelle, nella convivenza con la disabilità e nella costante lotta tra egoismi e amore incondizionato.
Luciana vive e lavora a Bologna dove si è rifugiata per distaccarsi da una madre che la metteva sempre in secondo piano a favore di sua sorella Giovanna. Perché Giovanna è spastica e bisogna andare incontro alle sue esigenze, sempre.
Una mattina, una telefonata la riporta a Milano, la sua città natale: sua madre è morta all’improvviso. Sua sorella Giovanna la accusa di essersi allontanata e aver abbandonato la famiglia, ma le propone un’esperienza insieme, un viaggio …
Il romanzo è frutto della fantasia, anche se attinge da alcune esperienze personali della scrittrice. Una storia intensa, che mescola gioia e dolore e trasmette la forza profonda dei legami tra sorelle/fratelli.
Infatti, non si tratta di un romanzo sulla diversità, quanto sugli equilibri così delicati dei legami affettivi.
Come ha affermato la Filippi: “Per me credo che non esista il diverso. Esistono occhi che non sanno guardare gli altri, che è una cosa differente. È un problema personale la percezione del diverso, non è una cosa reale”.