Christo, nato il 13 giugno 1935 a Gabrovo, in Bulgaria, dopo gli studi all’Accademia di Sofia, per sfuggire alla repressione del regime comunista nel 1958 si trasferì a Parigi.
In questa città conosce Jeanne-Claude Denat de Guillebon e sarà amore a prima vista. Insieme viaggeranno per il mondo, dando vita ad un sodalizio artistico unico. Christo e Jeanne Claude sono infatti divenuti sinonimo di arte riconducibile alla Land Art, ma dai contenuti più profondi.
Le opere d’arte di Christo e Jeanne-Claude ridisegnando il paesaggio, hanno trasceso i limiti tradizionali della pittura e dell’architettura. La tela su cui realizzare la loro arte era il mondo in se. Cambiando la sua immagine anche solo temporaneamente apriva prospettive inedite.
Riguardo alla loro arte, Christo affermava “non voglio usare chiavi politiche, letterarie o religiose per parlare del mio lavoro. Il mio lavoro è la cosa in sé. Se vogliamo, è politica in sé”.
Libertà nella creazione, nelle visioni artistiche, ma anche nella realizzazione delle opere. La coppia ha sempre finanziato i progetti artistici con fondi provenienti dalla vendita delle proprie opere.
Uno dei primi progetti venne realizzato proprio in Italia. Nel 1968 al Festival dei Due Mondi di Spoleto Christo e Jean-Claude avvolsero nel propilene bianco e corde la Fontana di Piazza del Mercato e il Fortilizio dei Mulini.
Seguiranno numerosi progetti straordinari come il nastro di nylon bianco che nel 1976 attraversò la California per 40 chilometri o Umbrellas, migliaia di ombrelli blu alti sei metri posizionati in una valle del Giappone e prima della California (1991).
L’installazione Wrapped Reichstag a Berlino, forse l’opera più celebre, venne visitata da 5 milioni di persone.
Il grande ritorno di Christo in Italia (questa volta senza sua moglie, deceduta nel 2009) è avvenuto nel 2016, con l’installazione Floating Piers, un ponte dorato di teli arancioni della lunghezza di tre chilometri sul lago d’Iseo.
Christo amava ripetere che “la bellezza, la scienza e l’arte trionferanno sempre” e ora che ci ha lasciato, resta l’universo di chi ha trasformato la Land Art rendendola pop e accessibile, visibile, a tutti.