L’acqua di Colonia è una fragranza senza tempo.
L’acqua di Colonia è anche conosciuta come Eau de Cologne.
Quando 300 anni fa venne creata, la lingua ufficiale delle corti europee e delle classi sociali più elevate era il francese, e questo ne spiega il nome.
Nonostante il riferimento alla Germania, l’acqua ha, tuttavia, una storia tutta italiana.
La storia ha inizio con Giovanni Paolo Feminis (1660-1736).
Fu lui che dalla Valle Vigezzo emigrò in Germania e diede avvio alla preparazione di infusi medicamentosi ed erboristici.
Aprì una distilleria e mise in commercio una straordinaria «aqua mirabilis» – la “futura” acqua di Colonia, o «eau de Cologne» – a base di alcool estratto dal vino e di essenze finissime.
Alla formula, si dice, abbiano contribuito delle indicazioni contenute in una pergamena consegnatagli da un monaco.
Questa «aqua», risultò essere un utile antidoto a diversi mali, tanto che nel 1727 fu persino ufficialmente riconosciuta per le sue qualità terapeutiche.
Inoltre, divenne la fragranza preferita di sovrani e illustri personaggi come Goethe o Voltaire.
Dall’eleganza classica, presenta note di agrumi che diffondono una sensazione di leggerezza e freschezza.
Sono infatti circa una trentina le essenze utilizzate, tra cui il limone, i fiori di arancio, la lavanda, il rosmarino e il bergamotto.
Una leggenda afferma che Napoleone da grande estimatore (qualcuno sostiene ne consumasse due litri al giorno) la spruzzasse persino sul suo cavallo.
La consigliava però a tutti, da ingerire intinta in una zolletta di zucchero, appunto il «canard Napoleon», come rimedio contro i più diversi malanni.
Era stato Giovanni Maria Farina (1685- 1766), lontano parente del Feminis, a diffondere su tutti i mercati europei il prodotto.
Con la creazione del marchio «Aqua admirabilis – Eau admirable de Cologne» e la fondazione della casa produttrice «Johann Maria Farina Gegenüber dem Jülichs – Platz», in breve tempo l’acqua 471 ricevette numerosi premi.
L’acqua 471 deve il suo nome al numero civico dello stabilimento di Colonia in cui veniva prodotta.
Oggi è esportata in oltre 60 paesi, e si conferma ancora come una delle colonie preferite da donne e uomini.
Colonia ha deciso di onorare il suo illustre cittadino erigendo una statua sulla torre del municipio e istituendo un museo dedicato a Farina e alla sua fragranza speciale.
Esso conserva le documentazioni relative alle attività legate all’acqua più famosa del mondo dal 1709 fino ad oggi. Nonché i flaconi di profumo di tutte le epoche, tra cui i numerosi plagi dell’Eau de Cologne.
In Italia, invece, è stato da poco inaugurato il museo in Valle Vigezzo, a Santa Maria Maggiore (Piemonte) denominato Casa del Profumo Feminis-Farina.
Il museo, oltre a onorare la memoria dei due protagonisti, restituisce un ruolo importante al Made in Italy per il settore profumiero.
Tutti gli oggetti, gli allestimenti, le installazioni e i video 3d, sono parte integrante di un inebriante percorso che porta il visitatore alla scoperta delle note delicate ma frizzanti del profumo.
Inoltre, non manca un laboratorio per la creazione di profumi, in cui si svolgono diverse dimostrazioni.
Pur non risultando molto persistente, Farina descriveva il suo nuovo profumo con le seguenti parole:
«Il mio profumo è come un mattino italiano di primavera dopo la pioggia: ricorda le arance, i limoni, i pompelmi, i bergamotti, i cedri, i fiori e le erbe aromatiche della mia terra. Mi rinfresca e stimola sensi e fantasia».