In questa intervista, abbiamo il piacere di parlare con Erasmo Genzini, un attore che ha conquistato il pubblico con ruoli memorabili in serie tv di grande successo come Che Dio ci aiuti e L’isola di Pietro. Con una carriera che spazia dal piccolo schermo al palcoscenico teatrale, Erasmo è un artista in continua evoluzione, sempre alla ricerca di nuove sfide professionali e umane. Oggi ci racconta della sua passione per la recitazione, dei progetti che lo affascinano e delle esperienze che lo hanno formato sia come attore che come persona. Tra nuove serie, esperienze teatrali e riflessioni sul futuro, ecco cosa ci ha raccontato.

Sei diventato noto per i tuoi ruoli in serie tv come Che Dio ci aiuti e L’isola di Pietro. Cosa ti affascina di più nel lavorare in questi progetti televisivi e come ti prepari per interpretare personaggi così diversi tra loro?
Quello che mi affascina di più nel lavorare in progetti televisivi come Che Dio ci aiuti e L’isola di Pietro è la possibilità di esplorare e interpretare personaggi molto diversi tra loro, ognuno con le proprie sfide e sfumature. Ogni ruolo mi permette di mettermi alla prova, di crescere come attore e di capire meglio le persone e le situazioni in cui si trovano.
Per prepararmi a interpretare personaggi così diversi, mi immergo completamente nella loro psicologia e nella loro storia. Cerco di capire le motivazioni che li spingono, il loro passato e le loro paure. Per me è fondamentale costruire una connessione autentica con il personaggio, lavorando non solo sulla parte esterna, ma anche su quella interiore. La preparazione dipende molto dal progetto e dal tipo di ruolo, ma cerco sempre di dare il massimo per rendere ogni interpretazione unica e credibile.


Nel 2022 hai avuto l’opportunità di lavorare in teatro con Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek. Qual è stata l’esperienza più significativa che hai vissuto sul palco, considerando che il teatro offre una dinamica completamente diversa rispetto alla televisione?
L’esperienza con Mine Vaganti è stata una delle più significative della mia carriera, perché il teatro ha una dinamica completamente diversa rispetto alla televisione. Sul palco, la connessione con il pubblico è immediata e diretta, ogni sera è unica e la reazione del pubblico influisce sul nostro modo di interpretare i personaggi. A differenza della televisione, dove tutto è studiato e controllato in post-produzione, il teatro richiede una costante presenza e capacità di adattarsi in tempo reale alle circostanze.
La sfida più grande è stata quella di mantenere la stessa intensità emotiva e la stessa energia in ogni replica, senza mai perdere l’autenticità. L’interazione con i colleghi sul palco è anche un aspetto che rende il teatro speciale, perché ogni performance è il frutto di un lavoro collettivo che nasce in quel preciso momento. Lavorare con Ferzan Özpetek è stato arricchente, lui ha un approccio molto sensibile e profondo con la narrazione e questo mi ha permesso di ricercare ancora di più le sfumature del mio personaggio.
Guardando al futuro , ci sono nuovi progetti che ti stanno appassionando ? Senza anticipare troppo , cosa ti spinge a scegliere determinate sfide professionali e cosa ti aspetti da queste nuove esperienze ?
La voglia di crescere e di mettermi alla prova. Ogni nuovo progetto rappresenta un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo, sia dal punto di vista artistico che umano. Amo affrontare ruoli che mi sfidano e che mi permettono di superare i miei limiti.
Da ogni esperienza mi aspetto di scoprire aspetti di me che magari non conoscevo e di lavorare con persone che mi ispirano e che mi insegnano qualcosa . Soprattutto, mi aspetto che ogni nuova sfida mi permetta di fare un passo in più verso il tipo di attore che sogno di diventare .
Ho da poco terminato le riprese di una nuova serie Rai dal titolo Roberta Valente – Notaio in Sorrento , una storia ricca di amore , intrighi e Sorrento!



Nel ruolo di Jonathan, il fratello maggiore di un ragazzo seguito da Mina e Fiore, cosa ti ha attratto maggiormente del personaggio e come hai interpretato il suo legame emotivo con il fratello e con Mina?
Ciò che mi ha attratto maggiormente è la complessità del personaggio. Jonathan è una figura che, pur essendo molto protettiva nei confronti del fratello, porta con sé anche un grande conflitto interiore. Il suo legame con il fratello è molto profondo, ma allo stesso tempo c’è una lotta tra il desiderio di proteggerlo e il bisogno di lasciare che cresca. Questo mi ha permesso di esplorare diverse sfumature emotive cercando di bilanciare il suo amore fraterno con le difficoltà che la vita gli pone davanti.
Per quanto riguarda il rapporto con Mina, è un legame che evolve nel tempo. Jonathan è un uomo che si sta costruendo attraverso le relazioni che ha con gli altri, e il suo legame con il fratello e con Mina è fondamentale per la sua crescita.
Qual è stato l’aspetto più interessante della tua esperienza in Mina Settembre, sia dal punto di vista professionale che umano?
La serie ha una grande profondità umana, e il modo in cui affronta temi di famiglia, amicizia e difficoltà personali mi ha dato l’opportunità di esplorare emozioni autentiche . Dal punto di vista professionale mi ha lasciato la partecipazione ad una delle serie più di successo degli ultimi tempi e tanta approvazione da parte del pubblico .
L’aspetto più interessante dal punto di vista umano, è stato il modo in cui il lavoro sul set ha creato una forte connessione tra tutti i membri del cast e della produzione. La serie parla di relazioni, di sfide quotidiane e della capacità di aiutare gli altri, e questo è stato un riflesso anche dell’atmosfera che si è venuta a creare sul set.
Foto: Maria La Torre (@bymarialatorrephotography)
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