Sarà il sottofondo musicale che ripeteva « bisogna gioire » come fosse un mantra, e forse come un messaggio subliminale, ma é davvero questa l’emozione che ho sentito mentre la collezione di debutto di Alessandro Michele per Valentino sfilava a Parigi: gioia. La sfilata della Maison italiana si é svolta in una location che richiama una casa dimenticata nel tempo, con mobili d’epoca coperti da tessuti, quasi come fossimo all’interno di una soffitta abbandonata in Avenue de la Porte Châtillon nel 14esimo arrondissement. L’invito era la copertina di uno spartito con una musica composta appositamente per lo show. Tra i presenti, accorsi per assistere al debutto dell’ex direttore creativo di Gucci, spiccano molte personalità nostrane come Emma Marrone, Valeria Golino, Damiano David, Alessandro Borghi, Carla Bruni, Paolo Sorrentino, ma anche celebrità internazionali fedeli da sempre a Michele come Jared Leto, Florence Welch, Harry Styles, Salma Hayek e molti altri.
Chi si aspettava di ritrovare un Alessandro Michele rivoluzionario é rimasto deluso, perché ciò che é andato in scena durante il Pavillon des Folies di Valentino é l’esempio di come Michele si sia perfettamente immerso nell’universo della Maison restando Alessandro Michele. Sia il suo DNA che quello di Valentino sono infatti visibili e riconoscibili e tuttavia sono fusi insieme in una prova di gusto assolutamente coerente con entrambi. Nessuna identità é stata snaturata durante questo processo, i rispettivi codici invece ne sono usciti potenziati in un risultato altissimo: un omaggio agli archivi storici della Maison, reinterpretato attraverso l’universo di Michele, intriso di poesia ed eclettismo. Con questa collezione Valentino, ma anche già con la sfilata di Vaccharello per Saint Laurent, decreta definitivamente la morte del quiet luxury. Lunga vita dunque al lusso esibito con nonchalance, ma non urlato sguaiatamente. Not very demure, ma nemmeno brat se vogliamo. La donna di Michele non é decisamente minimalista ed é molto felice di non esserlo. La sfilata infatti é un tripudio di pellicce e piume che ornano borse e abiti, balze, paillettes, tanto tanto pizzo (che torna anche sui collant) e fiocchi, che fanno da filo conduttore della sfilata. I look maschili, esplorano una nuova idea di genderless, mantenendo l’eleganza del guardaroba sartoriale, ma arricchendolo con dettagli che sfidano le concezioni di genere. Alessandro Michele fa proprio questo mondo, portando nella sua visione quel tocco poetico e contemporaneo che lo accompagna da sempre. Ecco quindi per tutti borse in suede con le frange, turbanti e cappelli a tesa larga con lunghe piume, velette, guanti di pizzo trasparenti, collane di perle e un pizzico di ironia che non fa mai male (vedi la pochette-gattino che richiama un giocattolo d’infanzia). Pezzi leggeri e aerei si susseguono a completi più strutturati e soprabiti in una collezione che di fatto non ha stagione, é intemporale, é « per sempre ». Tema centrale, la gioia che si prova nell’esibizione della bellezza, quasi come fosse una protezione dalla realtà che ci circonda. Un regalo che ci viene fatto da Alessandro Michele: un momento di magia in cui passato e presente si abbracciano mostrando una bellezza che, anche se effimera e fragile (come i vetri rotti su cui sfilano i modelli) ha il potere di trasportarci lontano dalle brutture del mondo.