Dall’ardore metropolitano di Londra alle sfumature culturali di oltre 30 Paesi. Mario Testino, uno dei fotografi più acclamati del nostro tempo, conduce gli sguardi in un’escursione visiva straordinaria con “A Beautiful World“. Visitabile fino al 25 agosto nelle sale capitoline di Palazzo Bonaparte, l’esposizione rappresenta un tuffo nelle identità territoriali attraverso il linguaggio universale del costume tradizionale. Non le celebrità che ha sempre immortalato sui set della moda con le direttrici di Vogue Italia e America, Franca Sozzani e Anna Wintour, ma gli abiti folkloristici della sua terra diventano i protagonisti del percorso ammirabile nella Capitale e inaugurato lo scorso 25 maggio. Nato in Perù nel 1954, con origini irlandesi e italiane, Testino ha sempre avuto una visione unica della bellezza e del fashion, divenendo una figura iconica nel panorama dell’arte fotografica. Le sue immagini, note per aver ritratto personalità leggendarie come Kate Moss, i Rolling Stones e Lady Diana, principessa del Galles, sono ora arricchite da una inedita profondità di significato. Negli ultimi sette anni, l’artista ha ampliato il suo obiettivo ben oltre i confini modaioli , esplorando le tradizioni e il costume in un mondo sempre più globalizzato. La mostra “A Beautiful World”, curata da Patrick Kinmonth e prodotta da Arthemisia con il patrocinio del Comune di Roma, si compone di circa 70 opere che tracciano una promenade tematica attraverso luoghi e civiltà differenti, lontane ma al contempo vicinissime. Un itinerario ottico che vola dalle vette peruviane alla Colombia, dal Messico al Giappone, dalla Mongolia al Kenya, svelando mediante i capi indossati dagli abitanti del posto, non solo lo splendore estetico ma anche l’essenza stessa delle comunità che diventano coloratissimi soggetti dei suoi scatti variopinti o in bianco e nero. Le fotografie, meticolosamente pianificate ma ingannevolmente spontanee, catturano l’intima connessione tra le persone e le loro usanze locali. Ricche di colori vibranti e dettagli straordinari, rivelano una sorta di seconda pelle, un legame indissolubile tra l’identità più intima e quella della cultura territoriale di appertenenza. Ispirato dai lavori del connazionale Martin Chambi Jimenez, l’autore indaga e documenta l’evoluzione nonché la ricchezza dei costumi tipici, opponendosi alla tendenza globale all’omologazione. Un aspetto fondamentale dell’expo è la decontestualizzazione: collocati nello studio portatile di Testino, i lottatori uzbeki e le donne turkane sono separati dal loro ambiente naturale, ma le loro mise parlano ancora delle storie e del background che li contraddistingue. L’approccio, che mescola elementi di etnografia e antropologia, rende “A Beautiful World” non solo un’esposizione artistica, ma anche una profonda riflessione sulla conservazione dell’heritage. In un sistema in cui la globalizzazione minaccia di cancellare le differenze, il maestro ricorda l’importanza di mantenere vivi i legami con le proprie radici mediante il concetto di vestito che si trasforma in espressione dell’io, del sé, passando con l’immaginazione dal microcosmo individuale al macrocosmo collettivo. «Nei miei viaggi mi sono reso conto che, quando un Paese perde il legame tra la sua storia e il suo abito tradizionale, qualcosa di veramente prezioso è andato perduto», afferma convinto il fotografo. L’itinerario espositivo, sostenuto dall’Uzbekistan Art and Culture Development Foundation e da sponsor come Generali Valore Cultura, è un invito a riscoprire l’armonia dell’ambiente circostante con gli occhi di chi ha sempre saputo vedere oltre la superficie delle apparenze. “A Beautiful World” non è solo un manifesto estetico, ma una sfida a preservare e celebrare la diversità in tutte le sue forme con la lente della creatività, spesso nascosta o dimenticata, e della memoria.