Era il 1997 quando a Londra Orsola de Castro insieme al compagno Filippo Ricci fonda il brand “From Somewhere”, l’obbiettivo dei due stilisti è quello di combattere lo spreco nella moda utilizzando i tessuti rimasti nei magazzini di tutto il mondo. Da quel momento sono passati 20, durante i quali Orsola non solo è diventata la pioniera dall’upcycling ma ha anche pubblicato un libro “I vestiti che ami vivono a lungo” dove spiega come rendere la moda più sostenibile, come prendersi cura dei propri abiti, il modo giusto per lavarli, conservarli e ripararli. Nel 2006 ha dato vita ad Estethica, la vetrina della moda sostenibile alla London Fashion Week, ma è nel 2014, ad un anno di distanza dal crollo del Rana Plaza, un edificio di otto piani che ospitava numerosi laboratori di confezioni dove persero la vita più di mille persone impegnate a realizzare capi per i colossi del fast fashion, che nasce Fashion Revolution. Fondato insieme all’amica e designer Carry Somers il movimento invita le aziende a garantire migliori condizioni per i lavoratori, salari adeguati, trasparenza sulla provenienza dei materiali e maggiore sostenibilità, al fine di ridurre l’impatto del fashion system sul pianeta. #whomademyclothes è l’hastag lanciato dal movimento che ha scosso i social, l’intento è quello di sensibilizzare il consumatore e di renderlo più cosciente sui capi che indossa e su come vengono prodotti. “Noi siamo Fashion Revolution. Siamo designer, produttori, artigiani, lavoratori e consumatori. Siamo accademici, scrittori, business leaders, brands, commercianti, sindacati e politici. Siamo l’industria e il pubblico. Siamo cittadini del mondo. Siamo un movimento e una comunità. Siamo te. Amiamo la moda, ma non vogliamo che i nostri vestiti sfruttino le persone o distruggano il pianeta. Chiediamo un cambiamento radicale e rivoluzionario, questo è il sogno…”