Caterina Grieco, classe 1999, fondatrice del brand Catheclisma, si definisce una persona dinamica ed estremamente curiosa. La sua grande creatività trova sfogo nella moda; la sua personalità infatti si riflette a pieno nella sua concezione del fashion. In un momento dove il fast fashion fa quasi da padrone e le collezioni escono a ritmi sempre più frenetici, Caterina ci riporta allo slow fashion. Una moda lenta, su ordinazione, su misura, fatta di pochi pezzi ma buoni, realizzati per durare nel tempo nonostante il passare delle stagioni e dei trend.
Ciao Caterina, grazie per essere qui con noi oggi. Raccontaci di te e della tua vocazione per la moda, quand’é che tutto é cominciato?
Ho fatto la triennale in fashion design e la passione per la moda é nata alla fine del liceo. Quando é stato il momento di scegliere cosa fare, ho sentito il bisogno di dirigermi su qualcosa di creativo. Mi sono dunque iscritta al Politecnico di Milano e ho capito che quella del fashion design era la mia strada. Durante il secondo anno è arrivata pandemia e ci siamo dovuti rinchiudere tutti in casa. In quel momento mi sono dedicata a ciò che realmente volevo fare. Sono sempre stata una persona molto curiosa ed era da tempo che avevo in mente di realizzare un abito per me stessa. Ho cominciato quindi a frugare in un armadio in cui mia madre ama collezionare tessuti. Dopo aver realizzato un abito, quasi per gioco, l’ho condiviso su Instagram. Ho cominciato cosi a conoscere ragazze che mi hanno supportato moltissimo. Penso che la solidarietà verso i nuovi progetti sia fondamentale. Nel giugno 2021 ho aperto il sito internet e così facendo é nato Catheclisma.
Come nasce il nome del tuo brand Catheclisma e qual’é la sua filosofia?
Catheclisma è un gioco di parole tra Caterina e cataclisma. Non ha accezione negativa, piuttosto rappresenta qualcosa che arriva all’improvviso e che cambia le regole del gioco. Qualcosa di travolgente. Dall’armadio delle stoffe di mia madre sono passata all’utilizzo di dead stock di tessuti di grandi aziende, che venivano scartati o erano eccedenze. La dimensione del riutilizzo è il fondamento della filosofia del brand, che ha come focus il tessuto. Abbiamo una collezione permanente di 15/20 pezzi, che sono riproposti con tessuti diversi a ogni stagione. Nel sistema moda ora è difficile godere a pieno di una collezione. È tutto troppo veloce. Ho voluto creare qualcosa che rimanesse nel tempo: i capi sono essenziali e versatili. Vorrei creare delle cose a cui le persone possano affezionarsi.
Pensi che il movimento slow fashion in cui Catheclisma si può’ inserire possa essere il futuro della moda, in contrapposizione al fast fashion sempre più imperante oggi?
Siamo bombardati da mille stimoli che ci spingono a comprare senza sosta. Io non riesco. Avendo già una vita frenetica, l’unica cosa in cui posso rifugiarmi è il mio armadio; trovo conforto nell’avere pochi abiti e mi piace giocare con quello che ho. Vorrei che il concetto di slow fashion fosse il futuro. Le persone purtroppo vengono attirate dai prezzi bassi. Ma bisogna anche guardare cosa c’è dietro quel prezzo, dove e in che modo un capo è stato realizzato. Credo si dovrebbe sperare in un diverso approccio delle persone all’acquistare. Io cerco di consigliare alle persone che vengono ai miei pop up di prendersi del tempo per scegliere cosa gli piace. Non ho decisamente un marketing pushing, però so che quando comprano qualcosa di mio, sono sicuri.
Quando ci si inserisce in questo mindset, saper aspettare é la chiave, ma noi ormai siamo abituati ad avere tutto e subito. Come si disinnesca questo meccanismo?
È molto difficile, anche perché si entra in una dimensione di rieducazione all’acquisto in un momento in cui siamo abituati ad avere tutto subito. Attraverso una giusta comunicazione e un forte desiderio, l’attesa possa diventare un momento quasi piacevole. Con Catheclisma realizziamo capi a partire da tessuti che hanno già avuto un passato e hanno forte una carica emotiva. C’é una narrativa di recupero dietro l’acquisto dei nostri prodotti e l’attesa gli dà ancora più valore. Non é la stessa cosa che andare in un negozio e comprare qualcosa che é stato fatto in serie. Da noi tutto é in serie limitata quindi c’è anche una dimensione di unicità non indifferente.
Moda lenta e sostenibile. Ogni capo infatti è unico e non può essere replicato in grandi quantità perché i tessuti sono limitati, venendo da dead stocks. Non solo sostenibile quindi ma anche esclusiva.
Credo che l’esclusività si avvicini molto al concetto di lusso. Se si pensa che qualcuno sta facendo quell’ambito solo per te, sulle tue misure e che é qualcosa di molto prezioso, penso si possa effettivamente parlare di lusso. In ottica di crescita del brand, abbiamo dovuto standardizzare delle taglie, quindi ci sono dei modelli su cui il su misura puro non è attuabile. Catheclisma resta però sempre una dimensione piccola ed emergente e per me è molto importante mantenere questo servizio tailor made come un valore aggiunto.
La moda made to order e quindi tailor made è associata a questo concetto di lusso che va oltre la questione prezzo. Si può dire che il trend del quiet luxury rema a tuo favore in questo periodo. Come ti rapporti ai trend?
Con Catheclisma non penso abbia senso parlare di tendenze ma di stile permanente. Quando realizzo un capo sono influenzata da quello che vedo intorno a me, però faccio prima riferimento al mio stile personale e alle mie intuizioni. È fondamentale la ricerca, ma cerco in generale di rifuggire i trend. All’interno di Catheclisma la famiglia di prodotti che abbiamo in questo momento non è grandissima; l’ultimo capo proposto é la camicia: capo a cui ho pensato per molto tempo ed è uno dei miei preferiti perché è concepito per essere senza tempo, ma con dei dettagli legati alla contemporaneità.
Si può dire che Catheclisma sia un brand genderless? Molti dei capi sul tuo shop online sono indossati da modelle e modelli.
Si, mi piace molto come concetto. Tutti i nostri capi possono essere indossati sia da uomini che da donne. Anche dal punto di vista delle taglie abbiamo un range molto inclusivo che va dalla dalla 38 fino alla 56. Non credo tanto nel genere quando si parla di abbigliamento, io stessa mi metto tantissimi capi da uomo per esempio. Nei miei capi, a livello di fit, non ci sono differenze dettate dal genere, nella progettualità dell’abito poi però le cose cambiano. Nel mio piccolo, come gesto ribelle, ho deciso di realizzare tutte le allacciature, di camicie e pantaloni, da donna. È un piccolo sguardo di sfida che ho voluto mantenere.
Sei divisa tra tre città, Bergamo, Milano e Parigi; tutte e tre molto importanti per te. Cosa c’é in Catheclisma/ Caterina di queste città?
L’anno scorso sono stata per un periodo a Parigi per il mio Erasmus e ho fatto molta ricerca a livello artistico. Poi c’è da dire che le persone a Parigi sono molto cool e anche solo sedersi in un parco e osservare la gente é interessante. Nell’ultima collezione ci sono degli spunti che mi ha dato Parigi, le silhouettes sono delicate ma i dettagli un po’ punk e sfilacciati. Parigi mi ha liberata a livello creativo e una delle grandi differenze rispetto a Milano é che c’è tanta voglia di inserire un messaggio politico e sociale nelle creazioni. Milano invece è la città del cuore, quella dove « succedono le cose », dove mi sono creata il mio network, ho conosciuto tante persone, collaboratori, fotografi, stylist, con cui lavorare. Bergamo invece rappresenta casa e stabilità; quando torno tiro il fiato, mi riconnetto e ritrovo il mio equilibrio.
In una precedente intervista dicevi che la tua aspirazione sarebbe, dopo Parigi, di espanderti ai paesi scandinavi. Cosa ti affascina dello scandi-style e a quando il lancio del tuo brand in Nord Europa?
La prima città del nord in cui mi piacerebbe presentare Catheclisma é Copenaghen. La settimana della moda di Copenaghen sta diventando sempre più influente; trovo le ultime edizioni siano state molto interessanti. Io stessa ho partecipato, come spettatrice, è mi piaciuto molto. C’è un grande focus sulla sostenibilità e sulla proposta di una una moda più indossabile. So però che lo stile di vita è molto diverso dal nostro. I ritmi sono molto slow e io in questo momento preferisco trovarmi in un ambiente più stimolante. Anche Londra mi attira molto, c’è un’energia particolare.