Le cose belle hanno il passo lento sostiene il poeta Antonio Cuomo. Dopo aver intervistato la giovane e talentuosa ballerina Carolina Fregnan ci viene da dire invece che “le cose belle hanno il passo lento della danza”. La sua. Carolina è una ragazza di 21 anni, determinata, sensibile e con degli obiettivi ben precisi. All’armonia del movimento leggiadro sul palco corrisponde l’armonia della parola e della gentilezza con cui si approccia alle nostre domande che vogliono indagare meglio la sua persona.
Hai dichiarato di aver iniziato a ballare all’età di 4 anni e di non aver più smesso. Cosa ha significato da bambina e cosa significa oggi la danza per te?
Ho iniziato ad allenarmi per gioco da piccola. Inizialmente la danza era un’attività pomeridiana che svolgevo in una scuola di Treviso. Verso i 12 anni, grazie a figure professionali che mi hanno accompagnato lungo il mio percorso, insegnandomi la danza nella maniera corretta (come lavoro e non come un gioco) ho iniziato a fantasticare su una vita da ballerina professionista. All’età di 14 anni mi sono trasferita a Milano dove ho frequentato l’Accademia del Teatro alla Scala. Questa esperienza mi ha plasmato, facendomi crescere molto in fretta. Ho imparato valori come la determinazione, la costanza, l’autonomia, la gestione delle emozioni. L’ambiente, non sempre facilissimo, mi ha insegnato la disciplina. Ora posso dire che la danza è una parte di me.
Che ruolo ha avuto la tua famiglia nelle tue scelte?
La mia famiglia ha avuto un ruolo fondamentale in questo mio percorso di vita. Non solo mi ha supportato, ma ha sempre creduto in me. Credo non sia stato facile da genitore lasciarmi andare via di casa così presto. Nonostante ciò, sono riusciti a colmare la distanza con tanto amore e mi hanno sempre aspettato a braccia aperte. La mia famiglia è tutto per me. Sono riusciti a motivarmi in momenti difficili, a consolarmi, spingendomi a non mollare mai.
Una vita all’insegna della disciplina e del rigore. Obiettivi ma anche rinunce. Cosa prevale maggiormente?
Ho rinunciato a tante cose e continuo a farlo ancora adesso. Mi sono persa l’adolescenza da trascorrere con la mia famiglia, o alcuni momenti sociali da condividere con i miei coetanei. Posso però dirti che tutte queste rinunce non pesano sul piatto della mia bilancia personale. Obiettivi e rinunci sono in equilibrio tra loro.
Ti sei prefissata degli obiettivi?
Ogni giorno mi pongo dei piccoli obiettivi da raggiungere. Questi mi permettono di avvicinarmi sempre più al mio ideale di ballerina. Voglio essere ogni giorno la versione migliore di me stessa.
Spesso il mondo della danza è associato a problematiche legate all’alimentazione. In che modo a tuo avviso si può ottenere un equilibrio sano? E come hai vissuto e vivi personalmente questo argomento?
Sono in pace con me stessa. Un ballerino è un’atleta. Facciamo un lavoro nel quale l’estetica del corpo e la prestazione fisica devono in qualche modo coesistere. Quindi per forza di cose l’alimentazione svolge un ruolo fondamentale. Occorre trovare un equilibrio e con un po’ di conoscenza ed esperienza si può raggiungere l’obiettivo. Io mangio di tutto, sono libera in questo.
Credi che la danza in Italia sia valorizzata abbastanza?
Questo è un argomento un po ‘complesso. Io ti parlo da ballerina che lavora in una compagnia svizzera e che fa tournée in giro per il mondo. In Italia i nostri spettacoli sono sempre sold out perché la danza è da voi molto amata. Eppure, ancora adesso, sono pochi i teatri italiani che hanno un corpo di ballo fisso. Ne esistono da voi solo 3 o 4. Questo fa sì che esistano pochi contratti che valorizzano gli studi fatti e ci sia così poca domanda. Per questo molti vanno a lavorare all’estero.
Raccontaci la tua giornata tipo.
Mi sveglio verso le 7.30 e faccio una buona colazione che per me è un po’ il pasto fondamentale della giornata per mi permette così di allenarmi bene. La mia compagnia, la prestigiosa Bejart Ballet di Losanna fondata da Maurice Béjart, ha dei ritmi molto serrati. Mi reco alla sala prove verso le 10; qui tutti noi ballerini facciamo il warm up e scaldiamo il corpo per prepararlo al lavoro. A seguire ha inizio una lezione accademica di un’ora e mezza e dopo una piccola pausa pranzo. In seguito ci dividiamo in piccoli gruppi di lavoro e proviamo le coreografie di spettacoli imminenti e futuri. Verso le 18 finiscono le prove ed esco con i mie amici, ceniamo e, se abbiamo ancora un po’ di energie, trascorriamo la serata insieme in compagnia.
Che consiglio daresti a chi si appresta a intraprendere la tua carriera?
Gli direi di credere sempre in se stessi, di essere costanti perché il duro lavoro ripaga e direi loro di lasciarsi andare, di esprimere tutta la propria passione mentre si balla.
I tuoi miti nella danza?
Melissa Hamilton, solista del Royal Ballet di Londra, Svetlana Jur’evna Zacharova prima ballerina assoluta del Teatro Bol’šoj di Mosca e Roberto Bolle con cui ho ballato in tournée e che ho conosciuto quando ero all’Accademia del Teatro alla Scala.
Quali sono i tuoi sogni e i tuoi obiettivi per il futuro?
Mi piacerebbe riuscire a diventare la prima ballerina della mia compagnia e un domani, a fine carriera, potrei aprire una scuola di danza. Non è detto che se una persona è una brava ballerina automaticamente è una brava insegnante. Mi piacerebbe provarci.