«Parigi è stata una cosa bella ma non ho mai voluto essere un italiano all’estero, l’ho fatto per esigenze di esperienza. Ho accettato perché monsieur Cristobal non c’era più e non è stato niente male, ma il made in Italy è tutt’altro». Così Lorenzo Riva descriveva alla giornalista Benedetta Perilli, in un’intervista apparsa su D.Repubblica.it per il cinquantenario della carriera, l’avventura in Francia dove negli anni ‘80 assunse la direzione creativa della maison Balenciaga: una tappa cruciale che contribuì alla sua crescita professionale nel fashion system internazionale. Non solo uno stilista ma un vero e proprio artista che ha scolpito il suo nome nell’industria della moda con un talento innato, ereditando la passione dalla madre mannequin che già frequentava l’ambiente dei défilé e si dilettava in sartoria. Una storia iniziata a Monza quando, ancora diciottenne, decise di inaugurare il primo atelier coinvolgendo anche le sorelle . Qui, al forte legame familiare e con la cittadina brianzola, unì l’amore per l’arte di pittori e scultori visionari come Lucio Fontana, Mimmo Rotella ed Enrico Baj dei quali era amico. Nel 1972 la prima collezione presentata nei saloni di Palazzo Pitti a Firenze ne consacrò il successo mondiale, tanto da essere apprezzato soprattutto in Messico e in Spagna. Poi, nel 1984, scelse di ritornare in Italia per aprire due nuove boutique in collaborazione con Luigi Valietti, una mossa che evidenziò la sua continua ricerca di sfide insolite e opportunità. Il decennio successivo lo vide debuttare sulle passerelle romane dell’Haute Couture e, nel 1995, presentò fra gli applausi della critica una linea di prêt-à-porter durante la settimana milanese. L’attenzione per i dettagli sartoriali, i ricami handmade, la scelta di tessuti preziosi, le sperimentazioni materiche che guardavano alla tradizione per regalare suggestioni innovative in un’idea di eleganza personale e senza tempo. Era solito chiudere le sue sfilate con sontuosi abiti da sposa che, nel corso degli anni, diventeranno leggendari. Tante le dive del jet set, del cinema e della musica che hanno indossato i suoi capi unici e originali: Isabella Rossellini, Penélope Cruz e il mito Whitney Houston sono solo alcune delle star che vestirono con charme le sue inconfondibili creazioni sui red carpet più prestigiosi. «Un giorno, nello showroom parigino, venne Audrey Hepburn. E non dimentico, naturalmente, Sharon Stone e Carolina di Monaco. Il mio luogo del cuore? Senz’altro Villa D’Este, a Cernobbio: lì ho conosciuto le più belle. Ricordo quando, affacciato al balcone della mia stanza, vidi Liz Taylor in accappatoio. Era meravigliosa», ha raccontato “Renzino”, diminutivo con cui si faceva chiamare dagli affetti più cari. Inoltre, la costante partecipazione alla kermesse capitolina Alta Roma attestò il suo impegno verso il bello e ben fatto. Riva non si limitò a dettare le tendenze, nel 2012 diede un contributo significativo all’universo del costume cinematografico curando gli abiti di Sylvia Hoeks nel film “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore e delle attrici Serena Autieri e Anna Galiena nella pellicola “Il tempo delle mimose” di Marco Bracco. Il couturier mostrò una certa versatilità nel mondo dello spettacolo e, grazie ad una pungente e stilosa ironia, nel 2015 fu ospite fisso della trasmissione “Grand Hotel Chiambretti”, consolidando la sua immagine nella cultura popolare. Scomparso lo scorso dicembre all’età di 85 anni, il designer resterà per sempre un’icona, un maestro che ha saputo plasmare il panorama dell’abbigliamento con il proprio estro e una visione estetica protesa, senza limiti, verso l’eccellenza.
Gustavo Marco Cipolla
Storyteller, appassionato di tutto ciò che è indie, travelholic. Mi piace raccontare le immagini attraverso le parole e impazzisco per l’alternative rock. Collaboro con diverse testate nazionali, mi occupo di moda, arte, cinema, musica e LifeStyle. Svolgo, inoltre, l'attività di addetto stampa, content writer e communication consultant in ambito culturale e per alcuni brand. Penso dunque scrivo.
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