Skip to main content

OMAGGIO ALLA CREATIVITÁ FEMMINILE

Viene inaugurata domani la mostra «Women dressing women» dedicata alla straordinaria eredità artistica di sarte, designer e direttrici creative. Organizzata da Melissa Huber, Associate Curator, The Costume Institute, e Karen Van Godtsenhoven, co-curatrice ospite, la mostra sarà visitabile dal 7 dicembre al 3 marzo 2024 nella sezione del Costume Institute al Met di New York «Questa mostra inviterà i visitatori a riflettere sui contributi vitali delle donne alla moda attraverso l’incomparabile collezione di The Costume Institute» ha dichiarato il ceo e direttore del Met, Max Hollein. Composta da circa 80 capi, oggetti e accessori che documentano il lavoro di oltre 70 creative, la mostra traccia la storia di influenti case di moda guidate da donne, dal XX secolo a oggi. Tra le tante designer presenti ricordiamo Rei Kawakubo di Comme des garçonsAdèle Henriette Nigrin FortunyGabriela HearstAnn Lowe, Claire McCardell, Pia Davis e Autumn Randolph di No sessoElsa SchiaparelliAnn DemeulemesteerMiuccia PradaMadeleine Vionnet e Vivienne Westwood. L’esposizione che si sviluppa attraverso quattro temi – anonimato, visibilità, rappresentanza e assenza/omissione mette in evidenza opere rare della collezione del Costume Institute, alcune delle quali sono in mostra al Met per la prima volta. Un progetto museale ed artistico che, se da un lato presenta il rapporto e la collaborazione polimorfa tra donne, dall’altro mette in discussione la condizione di invisibilità che ancora oggi colpisce gran parte dell’universo femminile. Si tratta infatti di un percorso che indaga come il ruolo della donna nella moda sia passato dal puro mestiere sartoriale alla decodificazione della realtà. Vengono quindi presentati capi che testimoniano come e quanto la presenza femminile abbia segnato e persino rivoluzionato la società, giocato con la propria femminilità, anticipato le esigenze (come nel caso dello sportswear) o lanciato messaggi di coraggioso empowerment. L’anonimato, la prima categoria, introduce il visitatore al lavoro della sarta nel proprio laboratorio, lavoro che andrà poi evolvendosi in couturière, designer e direttrice artistica. La visibilità si concentra sul lavoro dell’industria dell’haute couture nel XX secolo e sulla moda intesa come mezzo di autonomia creativa per le donne. La rappresentanza, invece, espande i limiti geografici della moda tradizionale, mostrando come siano fiorite nel corso degli anni delle realtà indipendenti anche grazie alla cesura del passaggio generazionale degli anni Sessanta e delle conseguenti subculture, che hanno sovvertito gli esistenti meccanismi politici, sociali, sessuali legati all’identità e alla scelta individuali.

L’ultimo grande e importante tema affrontato dalla mostra riguarda infine il ritardo culturale, sociale e politico nel riconoscere e valorizzare il lavoro femminile.