Ambrosia Caldarelli, giovane e promettente attrice romana, è la protagonista, assieme a Greta Scarano, della serie “Circeo”, che ha appena visto il debutto su Rai Uno ed ha già riscontrato un enorme successo di pubblico. Ambrosia interpreta un ruolo difficile: quello della sopravvissuta al massacro avvenuto al Circeo, nell’anno 1975, Donatella Colasanti, la cui importante ed instancabile lotta per la giustizia ha portato a modificare la legge sullo stupro che, mentre fino ad allora era reato contro la pubblica morale, divenne poi reato contro la persona, con la legge 66 del 1996. Ambrosia è giovane, si, ma è già una donna ed un’attrice dalle idee chiare. Ama il cinema ed il teatro, ambiente che l’ha formata sin dai tempi del liceo ed il suo sogno è quello di far vivere i personaggi che interpreta attraverso sé stessa, ed arrivare a chi la osserva.
Donna, ragazza, attrice. Ambrosia, raccontaci del tuo percorso nel mondo della recitazione.
É nato tutto grazie ad un mio amico, delle scuole superiori: lui frequentava un corso di teatro e, un giorno, mi chiese se volessi fare una lezione insieme a lui. Decisi di provare, essendo molto timida, pensavo fosse un buon modo per riuscire ad aprirmi. Ne fui entusiasta e decisi di continuare il corso fino a tutta la durata degli studi al liceo. Successivamente ho iniziato un percorso personale con Gisella Burinato, attrice e coach, che mi ha seguita per qualche anno e mi ha portata anche verso il cinema che, rispetto al teatro è sicuramente un mondo diverso. Li amo entrambi e penso che il teatro sia fondamentale e certamente anche propedeutico al cinema.
In un’intervista hai dichiarato “recitare è l’unica cosa che mi rende davvero felice”. E forse è il modo per esprimere le parti più vere e nascoste di noi stessi?
Per me recitare significa mettermi a servizio di una storia. È un lavoro che si basa sulla totale condivisione: sei tu che interpreti un ruolo, dando il meglio di te e donandolo poi al pubblico. E quel lavoro non è più solo tuo ma di tutti. Ed è un qualcosa di stupendo.
Cosa ti conquista realmente in un progetto lavorativo e suscita in te curiosità ed interesse?
Sicuramente le sceneggiature, il modo in cui sono scritte, le storie da raccontare. Nel caso della serie sul delitto del Circeo, parliamo di una storia importante, di personaggi reali, e di qualcosa di importante da comunicare, insegnare e non dimenticare.
Passione, dedizione, coraggio: cosa significano singolarmente per te questi termini? Nella vita privata, e nel lavoro.
La passione rappresenta per me un punto di partenza ed un qualcosa che si coltiva con il tempo. Poi arriva la dedizione: in questo lavoro, così totalizzante, se manca questa componente, a mio avviso, è molto difficile raggiungere gli obiettivi. Sia nel lavoro che nella vita privata, tutto parte per me da questi concetti. Il coraggio lo identifico con le scelte e con la consapevolezza di decidere ogni giorno per sé stessi, anche contro il parere altrui. Nel mio caso, anche scegliere di andare avanti e credere nei miei sogni. E non sempre è facile, nel mestiere di un attore, che può essere instabile ed incerto e ti porta a chiederti, spesso, cosa succederà domani.
Sei stata chiamata ad interpretare un personaggio complesso: Donatella Colasanti, sopravvissuta alla strage del Circeo che tutti ricordiamo. Donna di estremo coraggio. La serie ha appena visto il debutto in prima serata su Rai Uno. Cosa ha significato per te questo personaggio? E che sentimenti hanno prevalso durante l’interpretazione del ruolo e anche dopo?
All’inizio forse non ero realmente cosciente dell’importanza di ciò a cui stavo andando incontro, delle difficoltà del personaggio. Sono entrata poi, piano piano, nella vita di Donatella a 360°, immedesimandomi in lei, ed è stato totalizzante. Parliamo di un personaggio realmente esistito e come prima cosa deve esserci il rispetto. Raccontare la vita di una persona come lei mi ha lasciato una grande forza. Ascoltare la sua deposizione, dopo il massacro avvenuto e gli abusi, le sue parole nei tribunali, mi hanno creato in un certo senso una grossa ferita e portato ad essere incredula e a non capacitarmi di come possa aver subito e sopportato tutto questo. E soprattutto, come possa aver combattuto per la giustizia fino alla fine con estrema caparbietà. Oggi, umanamente e personalmente, provo un immenso senso di affetto per Donatella Colasanti e mi porto dietro un’esperienza importante, della quale sono molto grata.
Cosa auspichi per il tuo futuro? C’è un regista in particolare con il quale sogneresti di lavorare?
Spero di continuare, in futuro, a fare lavori che mi mettano alla prova, di sperimentare sempre ruoli nuovi e diversi tra di loro. Mi piace l’idea, come dicevo, di interpretare personaggi che raccontino una storia e che lascino il segno. Sono grata e felice quando mi viene detto che, osservandomi, qualcuno si è immedesimato in me, perché alla fine è questo lo scopo del nostro lavoro: arrivare a chi ci guarda e ci ascolta. Sono sempre stata, sin da piccola, una grande amante di Paolo Virzì, ma sono tantissimi i registi che ammiro, come anche Sorrentino. Sicuramente, mi piacerebbe moltissimo fare un film al cinema, così come anche uno spettacolo di teatro. Vedremo cosa mi riserverà il futuro!