Siamo ormai giunti al termine di questa nuova edizione di “fashion week” sparse per il mondo: New York, Londra, Milano, Parigi. Tra irruzioni in passerella e performance live, ne abbiamo viste delle belle. Ma partiamo dalla Grande Mela: Il ritorno di Ralph Lauren ci ha regalato un autentico fashion moment in stile anni Novanta, complice la presenza della super model Christy Thurlington. La New York Fashion Week è stata però anche quella degli abbracci, da quello dello stilista vietnamita Peter Do alla madre in lacrime, a quello dei direttori creativi di Coach e Altuzarra, che entrambi hanno deciso di portare le proprie figlie in passerella. C’è poi chi ha creato delle vere e proprie performance live, come lo stilista Christian Siriano, che ha fatto si che la sfilata del suo quindicesimo anniversario diventasse un concerto insieme a Sia che, senza mostrare il volto come sempre, è stata protagonista dell’evento. Pensiamo poi al vestito delfino Colin LoCascio, un vero e proprio abito-scultura dall’effetto wow. O all’irruzione in passerella da Coach: gli attivisti animalisti di Peta hanno deciso di intervenire e sensibilizzare all’abbandono dell’uso della pelle nell’industria della moda. La Grande Mela è tornata dunque a brillare in qualità di importantissimo centro di innovazione, creatività e stile. Le Maison di moda più rinomate hanno stupito il pubblico con una combinazione affascinante dei grandi classici reinterpretati e nuovissime audaci sperimentazioni. I brand hanno amato raccontare un’estetica nuova con mashup ed accenni al passato, tornando al minimalismo, tra design puliti e linee semplici.
Voliamo a Londra. La London Fashion Week si è mostrata sempre e da sempre più inclusiva e sostenibile: ha portato sia il womenswear che il menswear insieme in passerella. Il British Fashion Council ha infatti accolto il marchio norvegese Holzweiler, fra i brand di punta delle fashion week sostenibili di Copenhagen. In passerella predominano sperimentazioni formali e texture all’insegna dello stile personale, spirito di dissacrazione dei dogmi tradizionali. Londra porta avanti un concetto di moda sempre nuova, dove nulla è dato per scontato e dove la ricerca è un processo continuo. Un elemento trasformato in chiave contemporanea è stata la crinolina, ripreso da JW Anderson che ha inserito sotto i suoi abiti destrutturati un solo grande cerchio rigido a creare nuove forme. Roksanda ha creato un mood che ricorda le dame del XIX° secolo così come le ballerine di danza classica, che sono state protagoniste delle passerelle di Molly Goddard, Erdem e Simone Rocha. Un altro elemento ricorrente della fashion week londinese è quello della rosa che, per David Koma e Richard Quinn, diventa una macro stampa. E poi ancora panneggi, drappeggi, frange, fino ad arrivare alla stravaganza di superfici glossy che enfatizzano capi di ogni genere. Londra si riconferma quel luogo dove poter esprimere sé stessi liberamente, senza aver paura di osare, e dimostrarsi per quello che si è.
Le sfilate continuano a ritmo serrato, tra brand storici, debutti e una grande dose di sensualità. É il turno di Milano: Prada, Blumarine, Benetton, Fiorucci, Tom Ford con il nuovo direttore creativo, Max Mara con il blu profondo, il verde scandinavo, il color cammello e delicati colori pastello. Le giacche cargo e le pencil skirt. La regina indiscussa delle passerelle milanesi, Miuccia Prada, porta in scena l’ultima collezione disegnata da insieme a Raf Simons, che si affaccia delicatamente per salutare il pubblico insieme a Fabio Zambernardi, design director sia di Prada sia di Miu Miu e storico braccio destro della Signora. Colui che lascia l’azienda dopo più di 30 anni. Si festeggia inoltre un importante anniversario: i 40 anni di Moschino, che celebra l’occasione con una sfilata evento chiamando quattro celebri stylist ed affidando ad ognuno la creazione di 10 outfit ispirati all’archivio del marchio: Carlyne Cerf De Dudzeele, Gabriella Karefa-Johnson, Lucia Liu e Katie Grand. É poi il momento di Tom Ford: Peter Hawkings, braccio destro e successore del designer, debutta a Milano con la sua prima collezione come direttore creativo del marchio. Con lui, tutto d’un tratto torniamo indietro nel tempo agli anni ’90, primi 2000, a quando lo stilista texano conquistava il mondo con la sua estetica patinata fatta di capi sensuali e glamour. Ecco che tornano i tailleur pantalone in velluto, i tuxedo, gli shorts, le camicie di seta sbottonate fino all’ombelico, le gambe nude, i tacchi affilati ed il finto coccodrillo. E siamo felici così. “Less is more” possiamo dire essere la filosofia predominante di questa settimana della moda milanese. Semplicità, pulizia delle linee e funzionalità nei capi di abbigliamento e negli accessori. Un approccio alla moda punta a ridurre l’eccesso, evitando ornamenti e dettagli superflui per concentrarsi sull’essenziale. Una dichiarazione di eleganza e di stile o una mera scelta di marketing da parte dei brand? Chi può dirlo. La scelta di questa estetica prevalentemente minimalista la riscontriamo certamente in marchi come Gucci, ora sotto la nuova direzione creativa di Sabato De Sarno, Tod’s con Walter Chiapponi alla direzione creativa (e alla sua ultima sfilata per il brand) o Jil Sander. Sabato De Sarno ha debuttato da Gucci sulle note di “Ancora” di Mina: le linee sono asciutte, pulite, minimali, precise, come i look, tra cristalli, accenni di rosso porpora e verde, zeppe vertiginose e nuove iterazioni dell’iconica borsa Jackie. Nero e nudo i must have di Dolce & Gabbana. Il duo di designer scopre i corpi delle top model che sfilano in passerella a Milano per uno degli show più glamour della Fashion Week, che vede anche la presenza della top model inglese Naomi Campbell. La SS24 del brand sarà all’insegna della femminilità. Focus: la lingerie come capo di abbigliamento; Solo in minima parte, invece, c’è chi mantiene una visione eccentrica e audace, come Benetton, Roberto Cavalli e Diesel. Una settimana ricca di sfilate dunque, quella milanese. Tra colossi del lusso ma anche brand minori, quali Vivetta, Cormio o Sunnei, marchi giovani ma di successo. E poi, numerose ed infinite presentazioni. Sempre più brand preferiscono infatti, al semplice alternarsi di modelle lungo una passerella, format come installazioni artistiche o a veri propri eventi con cocktail party inclusi. Pensiamo a Santoni che ha presentato la collezione Souvenir: un incastro meticoloso di sperimentazione e ricerca dove il brand rilegge la geometria e le proporzioni dei tacchi, rendendoli non convenzionali, sensuali e confortevoli, e gioca con una palette di colori brillanti e caldi, con elementi nell’emblematico degradé. VIP guest dell’evento Carla Bruni e Bar Rafaeli. Una settimana dunque all’insegna di novità, debutti, tendenze e controtendenze, celebrities e modelle, eventi e passerelle. Re-see, presentazioni e momenti dedicati alla creatività a 360°.
Finita la settimana della moda di Milano, siamo pronti per chiudere il fashion month con la kermesse parigina. Parigi… la culla dell’eleganza, del raffinato savoir-faire e dell’arte senza tempo. L’appuntamento con la settimana della moda a Parigi, che si svolge due volte l’anno, rappresenta una vera e propria celebrazione dell’arte, della creatività e della concretizzazione e della presentazione del nuovo. Un momento in cui la città si trasforma e porta in scena un mix di stili, tendenze e culture diverse tra loro. E così Parigi diventa protagonista e palcoscenico di una settimana di eventi e sfilate che attira amanti della moda, artisti e persone da ogni parte del mondo. Parigi rappresenta, sicuramente, l’esclusività. Tuttavia, negli ultimi anni, molte case di moda hanno coinvolto il più possibile il pubblico attraverso livestream delle sfilate e eventi, così come attraverso l’uso dei social media. Facendo si che l’accessibilità nei confronti del mondo della moda cambiasse totalmente. Parigi ci regala, come sempre, momenti indimenticabili, ritorni attesi e location d’eccezione. Appuntamento all’ambasciata d’Italia per la presentazione del Ready-to-Wear della maison creato dallo stilista Daniel Roseberry. Il designer cita il ricordo del primo “abito” immaginato da Schiaparelli: un semplice maglione di lana con davantino e fiocchetto lavorato a jacquard trompe l’oeil da una portinaia armena maestra nello sferruzzare su disegno della leggendaria Elsa. Una collezione ccentric-chic, ma più concreta. É poi il turno di Mugler, presso il Carrousel du Louvre, leggendario ex quartier generale delle sfilate parigine. Vediamo Mariacarla Boscono in corsetto rigido di vinile versione Erinni, Angela Bassett, Irina Shayk, infinitamente sexy. E ancora Helena Christensen e Paris Hilton. Stella McCartney non si smentisce, perseguendo una moda sempre più consapevole e sostenibile. Smoking dai revers appuntiti e le micro culotte tempestate di cristalli sfilano all’interno dello Stella’s Sustainable Market, che celebra ad ogni stand 20 anni di moda cruelty free e innovazioni green-oriented. E poi Sacai, con abiti oversize tagliati come parka, trench maxi abbinati a pants see trough, camicioni e crop top dalle maniche baloon. Rabanne, tra ornamenti e pendenti tipici del brand ma su silhouette dall’orientamento orientale composte da top preziosi decorati da borchie e frange, abbinati a long skirt o ampi pantaloni sarouel. Giambattista Valli, Ann Demeulemeester ed Elie Saab, che porta in scena sofisticati elementi metallici che decorano gli abiti bustier, i lunghi fourreau a balze, gli abiti alla greca drappeggiati, i red carpet ed evening dress interamente ricamati di paillettes e pietre preziose. Infine Hermès, The Row, Valentino, Balenciaga, Dior e Chanel: assoluti protagonisti di questa settimana di moda, nella quale Pierpaolo Piccioli ha trionfato con una “femminilità ripulita” e Balenciaga con una collezione nuova all’insegna dell’eccesso. Maria Grazia Chiuri ha invece presentato una collezione dove domina il bianco, il nero, con qualche tocco di beige sabbia, mescolando slogan femministi a immagini delle donne prese da fonti varie che mettono in risalto la quantità di stereotipi che sostengono una società ancora vittima del patriarcato. La stilista ha voluto dedicare la sua collezione alle donne, interpreti oggi di uno stile libero e potente. A chiudere il sipario, è Miu Miu, che porta in scena e mette in primo piano la necessità, l’utilizzo della stratificazione per sentirsi bene, le borse lasciate aperte e i foulard usati come top. Il tutto, con un pizzico di creatività per esprimere la propria personalità. Si conclude così una settimana, quella parigina, forse la più attesa, all’insegna di un calendario fatto di colpi di scena, défilé memorabili, collezioni super cool e difficili da dimenticare.