Founder di un’agenzia di Digital PR e Talent Management di successo, dal nome JR Studio, lei rappresenta volti e talenti di fama internazionale, come Olivia Palermo. Ci racconti quale è stato il suo percorso professionale, sino ad arrivare ad oggi?
Ho avuto la fortuna di affacciarmi per la prima volta a questo mondo ormai 12 anni fa, in un momento in cui il digitale stava iniziando a sovvertire per sempre le regole del mondo della comunicazione anche nel settore luxury. Ne sono rimasto affascinato, non avevo ancora 20 anni, ma già ne intuivo le grandi potenzialità e sentivo la necessità di volerne capire e sapere di più. Come per molti, anche il mio percorso professionale è iniziato in agenzia, ma diversamente dalla maggior parte dei miei colleghi, il mio primo impatto con il mondo del PR e del Talent Management ha avuto fin da subito un approccio esclusivamente digitale. Lavorare con brand prestigiosi del fashion (prima nell’editoria per poi approdare in agenzia e in azienda) è stato per me molto formativo: mi ha aiutato a sviluppare un solido network di contatti a livello internazionale (da qui la relazione ad esempio con Olivia Palermo ed il marito Johannes Huebl) e affinare la mia sensibilità. Quasi tre anni fa, complice la difficile situazione generata dalla pandemia, ho sentito di essere pronto per una nuova sfida e così è nato JR Studio.
Il suo è sicuramente un esempio importante “under 30” di successo, in ambito fashion. Quanto ritiene sia difficile oggi, per un giovane, arrivare con le proprie forze a raggiungere un obiettivo? E quali sono secondo lei gli strumenti più importanti da seguire?
Sono molto orgoglioso del mio team, sono tutte persone giovani, ma con un grande senso di responsabilità, che hanno deciso di credere nel mio progetto con entusiasmo e curiosità. Fare impresa in Italia non è facile, è un mercato molto competitivo con una regolamentazione e una pressione fiscale che possono obiettivamente spaventare i giovani. Richiede coraggio, sacrificio e tanta determinazione, ma dà anche grandissime soddisfazioni. Oltre alle competenze senza le quali nulla si crea, penso che la nostra forza sia la capacità di creare degli autentici legami di fiducia e lealtà, facendo nostre le esigenze e gli obiettivi dei clienti, nel pieno rispetto delle loro peculiarità.
Fino a qualche anno fa, il mondo delle relazioni pubbliche era prevalentemente offline. Oggi si assiste ad un radicale cambiamento: siamo passati dalle PR alle Digital PR. Cosa significa tutto ciò?
Le relazioni pubbliche sono un mondo in costante evoluzione, le PR offline continuano ad esistere; tuttavia, l’avvento dei social media ha imposto un rivoluzionario cambio di passo anche nel modo di fare PR. Gli interlocutori sono cambiati e i brand hanno iniziato a pensare alla loro immagine in maniera molto diversa rispetto al passato. La dimensione esperienziale è sempre più centrale nel marketing mix e questo richiede creatività, una grande attitudine al problem solving e la necessità di essere veloci e informati rispetto a tutto quello che succede intorno a noi.
Come si riesce ad amplificare ed aumentare esponenzialmente l’audience, la reputazione e di conseguenza il fatturato di un influencer? Qual è a suo avviso il metodo migliore per creare engagement?
Ritengo che le basi di partenza siano coerenza e autenticità. In un mondo dominato da dinamiche di tipo economico, che non sempre premiano l’originalità, chi riesce a proporre dei contenuti credibili e di senso ha più probabilità di crearsi una nicchia propria che possa conferirgli credibilità e di conseguenza che ne decreti il successo. L’ormai enorme quantità di informazioni a cui siamo sottoposti ogni giorno rende necessario distinguersi dalla massa e proporre qualcosa in cui il pubblico si identifichi in maniera genuina ed istintiva. Quando ho iniziato 12 anni fa li chiamavamo blogger, poi influencer, oggi talent. Il talento è sicuramente una delle chiavi vincenti per raccontare e per raccontarsi, uno dei metodi migliori per creare engagement sui social network.
Il suo lavoro è un po’ come quello di un regista, che sta dietro le quinte, dietro ad una macchina da presa e manovra e decide come muoversi. È così? Quali sono le difficoltà maggiori che riscontra nel suo lavoro? E quali le soddisfazioni più grandi?
Credo fortemente nel lavoro di squadra, non soltanto quando parlo del mio team, è un principio che applico nella stessa misura con i talent e con i clienti. Certamente il mio ruolo è quello di guidare e consigliare le aziende che si devono misurare con questo mondo per raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati, ma l’approccio è sempre guidato dall’ascolto e dalla collaborazione reciproca. Operiamo in un mercato estremamente competitivo, ormai praticamente chiunque è in grado di autopromuoversi sui social media, tuttavia una pagina bella e posizionante non è sinonimo di competenza e credibilità, per questo noi puntiamo alla qualità dei rapporti, alla dedizione ed alla vera preparazione sul campo, acquisita in anni e anni di esperienza. L’altra difficoltà è rappresentata dalla velocità che il mezzo ci impone, unitamente al fatto che sempre più spesso ci si divide su una grande quantità di progetti in contemporanea, occorre molta organizzazione e flessibilità, ma un cliente che ti manifesta la sua soddisfazione e il suo apprezzamento per il lavoro svolto ti ricompensa di tutte le fatiche.
Quali sono i traguardi che spera di raggiungere?
Mi metto sempre in discussione, non mi sento mai arrivato anche se sono riconoscente di ciò che siamo e di come lo facciamo. Abbiamo ancora tanta strada da fare, nonostante il debutto sia stato decisamente positivo, sappiamo che perseguire eccellenza e qualità senza compromessi è un lavoro a tempo pieno che non può mai ritenersi raggiunto a pieno, io tendo a pormi traguardi sempre più sfidanti. Vorrei vedere crescere l’agenzia e le persone che ne fanno parte. Operiamo già a livello internazionale, ma aprire in futuro un hub all’estero è un qualcosa a cui penso spesso.