Ogni 8 giugno di ogni anno, si celebra la Giornata mondiale degli Oceani. Un’idea nata durante l’Earth Summit del 1992 a Rio de Janeiro e istituita ufficialmente dalle Nazioni Unite nel 2008.
I nostri mari sono ogni giorno maltrattati da sovrappesca, inquinamento da plastica e cambiamento climatico. É per questo che serve la Giornata Mondiale degli Oceani. Ci ricorda che ognuno di noi può e deve essere partecipe attivamente del cambiamento e aderire alla marea virtuosa. I mari ricoprono oltre il 70% della superficie terrestre, ospitano oltre l’80% della biodiversità mondiale e producono il 50% dell’ossigeno mondiale. Eppure, sono sempre di più in pericolo. Sono tanti i brand che ragionano responsabilmente e si pongono il problema dell’inquinamento dei mari. Muze Paris, ad esempio, è un brand di costumi couture da donna realizzati a mano in Francia. L’ispirazione deriva dai modelli drappeggiati della Grecia classica e si rifà al loro fascino senza tempo. Ogni pezzo viene prodotto con un approccio sostenibile solo in piccole quantità e utilizzando uno speciale nylon rigenerato dai rifiuti in plastica. Partendo dai fondali marini fino ad approdare ai capi di moda. Ecoalf è un progetto che, grazie al fondatore Javier Goyeneche, si è impegnato da subito sulla trasformazione dei rifiuti del mare. Ed è proprio su queste basi ideologiche che si è innestata la nascita di Ecoalf, brand unico al mondo, capace di convertire i rifiuti che soffocano da tempi immemori il Mediterraneo, in tessuti di alta qualità.
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Photo taken from ecoalf.com
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Patagonia invece, è uno dei brand di outerwear più eco-conscious sul mercato, è il brand che da subito ha dato esempio di brand activism e sostenibilità ambientale. Ponendosi l’obiettivo di e ridurre ciò che si produce, al fine di preservare gli oceani e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile ed un minore impatto ambientale rispetto a ciò che indossiamo. Napapijri, ha progettao, tenendo conto dei criteri dell’economia circolare, la giacca “Infinity”, studiandola per tornare in negozio alla fine del suo ciclo di vita. Prodotta al 100% in Nylon 6 Econyl realizzato a partire da bottiglie di plastica, può essere riciclata infinite volte. Faliero Sarti, cheha sempre avuto a cuore la salvaguardia del nostro ecosistema, quest’anno ha dedicato una sciarpa manifesto per la salvezza dei nostri “polmoni blu”. La sciarpa Save The Ocean, in misto modal e cashmere, è la rappresentazione del forte rapporto tra la moda di lusso sostenibile e l’attivismo ambientale. Anche Biotherm rinnova il suo impegno verso la sostenibilità, è infatti Main Partner di Legambiente nel progetto “spiagge e fondali puliti”, una collaborazione che ha contribuito per il secondo anno consecutivo a ripulire dai rifiuti oltre 90 spiagge in tutta Italia.
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Photo taken from napapijri.it
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Nella stessa direzione volge anche SVR, rimanendo in tema di beauty brand, che propone nuovi una nuova linea di solari 2023 che rispettano gli oceani con formule non-eco-tossiche è biodegradabili, con packaging eco-friendly in plastica riciclata #OceanRespect. Insomma, sono tantissimi ormai i brand che fanno attenzione a questo argomento, pensiamo anche ai colossi del lusso come Stella McCartney, che ha realizzato la sua borsa iconica Falabella GO in nylon e poliestere riciclato, oppure a Adidas, che ha prodotto scarpe da corsa ottenute dalla plastica degli oceani. Il percorso della sostenibilità è dunque un qualcosa che non si può considerare però un trend stagionale, bensì strutturale. Non è solo italiano ma bisogna pensarlo a livello globale. Oltre che essere fonte di sprechi, ricorda il dossier, l’industria tessile è inquinante: gli abiti rilasciano ogni anno mezzo milione di tonnellate di microfibre negli oceani. Una quantità pari a oltre 50 miliardi di bottiglie di plastica e 16 volte superiore alle microplastiche derivanti dai cosmetici.
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Photo taken from stellamccartney.com
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Photo taken from parley.tv