Crida: è questo il nome scelto da Cristina Parodi e Daniela Palazzi per il loro marchio di abbigliamento. Una crasi tra i due nomi delle fondatrici, Cristina e Daniela. Un’unica parola che, nella sua semplicità, racchiude perfettamente l’essenzialità e la raffinatezza, allo stesso tempo, degli abiti proposti. Ed è proprio l’abito il capo protagonista di ogni collezione, in versione lunga, corta, midi, dalle forme fluide, tinta unita, in satin e così via. Crida Milano rappresenta l’incontro tra due donne, due amiche, che hanno deciso di buttarsi a capofitto in un progetto totalmente nuovo ed immergersi in una realtà tanto amata quando sconosciuta, quale l’universo moda. Crida nasce così dall’amore di due donne verso le donne ed è la testimonianza che nulla è impossibile, se lo si vuole davvero.
Un giorno, ha deciso di creare un suo personale brand di abbigliamento che ha chiamato “Crida”: crasi tra il suo nome e quello della sua amica storica nonchè socia, Daniela. Ci racconti di più dell’inizio di questa nuova avventura.
La genesi di Crida è durata parecchi anni e deriva dalla mia amicizia con Daniela, mia amica storica, di Bergamo, particolarmente chic e creativa. Abbiamo da sempre una comunanza e similitudine di stili, tanto che capitava spesso che indossassimo le stese cose. Mi capitava di vedere Daniela indossare abiti molto semplici ma molto eleganti, molto Crida – anche se non esisteva ancora – e di chiederle dove li avesse acquistati. Lei, puntualmente mi rispondeva che erano il frutto di un suo disegno e che li aveva fatti produrre appositamente. Da li, accomunate dalla passione per gli abiti, abbiamo pensato di disegnare una piccola collezione. Ci siamo quindi buttate in un progetto per noi totalmente nuovo e che differiva completamente dai lavori che entrambe, rispettivamente, facevamo e avevamo fatto fino a quel momento. Abbiamo così creato un brand che facesse focus sulla produzione di abiti, perché era quello il capo che ci interessava di più e che identificava maggiormente il nostro stile comune: abiti made in Italy, raffinati, con tessuti naturali, stile timeless ma allo stesso tempo contemporaneo. Dunque, nel 2019 nasce l’idea di portare a costruzione il progetto. Ci siamo presentate in showroom con una piccola capsule ma, purtroppo, era il Febbraio del 2020 e quindi da lì è iniziata, in salita, la nostra avventura.
Crida propone abiti versatili, indossabili sia di giorno che di sera e dall’allure estremamente femminile. La qualità e la scelta dei tessuti sono al primo posto. Vuole essere una contro-risposta all’ormai dilagante fast fashion?
Si, assolutamente. Il nostro progetto andava in tutt’altra direzione: comprare meno ma comprare meglio. Lo scopo di Crida è quello di riportare la donna ad un’idea di femminilità che solo un abito ben fatto conferisce. Far capire che si può indossare un abito senza pensare che sia scomodo ma che, anzi, possa essere un capo da tenere addosso tutto il giorno in maniera tale da poter poi essere pronte per un aperitivo, una riunione di lavoro o una cena con amici. E non essere mai fuori luogo. Ovviamente, affinchè tutto questo avvenga, l’abito deve essere comodo. Abbiamo quindi pensato ad abiti senza cerniere, con tasche e con tessuti morbidi. Il nostro chemisier di seta – il modello “Firenze” – è il primo che abbiamo creato e credo corrisponda perfettamente a questa idea: è perfettamente versatile e utilizzabile sia alla mattina con un paio di sneakers che alla sera con un paio di decolletè. Rendendo così l’abito un capo facile.
Personalmente, crede sia più facile acquistare online oppure recarsi di persona in boutique? Cosa, a suo avviso, attrae di più il consumatore?
Sia io che Daniela, avendo più di cinquant’anni, siamo sicuramente più abituate a comprare in boutique. Al giorno d’oggi però credo non si possa prescindere dall’online, che è sicuramente una metodologia di acquisto più facile, veloce e vantaggiosa, sotto tanti aspetti. Noi abbiamo creato sin da subito l’e-commerce che, in un periodo complicato come quello che tutti stavamo vivendo, ci ha aiutato moltissimo ed è stato in qualche modo la nostra salvezza, posta ovviamente una buona comunicazione da parte nostra. Tutt’oggi l’e-commerce ci dà molte soddisfazioni, vendiamo bene e riceviamo pochi resi. È molto importante fornire un customer service attivo e veloce. Noi diamo la possibilità di chiedere chiarimenti per chi ha dubbi sulle taglie, le nostre ad esempio vanno dalla 0 alla 3 (su richiesta realizziamo la 4), ma ogni taglia ne veste due, proprio per la nostra idea di abito fluido e dalle forme morbide. In sintesi, io personalmente, se dovessi scegliere, preferirei recarmi in boutique a scegliere un abito, perché posso provarlo, toccarlo con mano e capirne la manifattura. Ciò non toglie l’importanza, l’opportunità e la facilità di acquistare online.
Lei è una giornalista di successo che ha deciso di dar vita ad un progetto totalmente nuovo e diverso dal suo campo abituale. Che consiglio sentirebbe di dare ad una ragazza della nuova generazione che desidera cambiare strada, inseguire un nuovo sogno, senza essere giudicata, come spesso accade?
Il mio consiglio sarebbe quello di essere preparati, di informarsi, di crederci e di buttarsi. Che è quello che abbiamo fatto io e Daniela. Abbiamo deciso di dar vita ad un progetto totalmente nuovo e di immergerci in un campo, come quello della moda, dove vive un’enorme concorrenza. Agli inizi, quando noi andavamo in giro per gli eventi e ci confrontavamo con stilisti, manager o giornalisti, chiedendo consigli sul progetto che volevamo realizzare, i grandi della moda – senza fare nomi – ci dicevano “lasciate perdere, chi ve lo fa fare!” mentre i giovani, ci incitavano entusiasti ad andare avanti. Io credo che oggi giorno, la visione del lavoro sia cambiata. Non ha più senso pensare di mantenere il cosiddetto “posto fisso” e fare lo stesso lavoro per tutta la vita, come fosse una regola da seguire. Credo invece che oggi vi siano tante opportunità in più e sia importante accogliere nuovi stimoli, mettersi in gioco, documentarsi su cose nuove. Tutto questo, secondo me, porta anche a mantenersi attivi e giovani e a fare ogni cosa con passione. Senza annoiarsi mai.
Poco tempo fa, avete realizzato un progetto, con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che ha messo insieme moda e beneficenza. Ci racconti di più sull’evento.
A noi piace molto l’idea di realizzare eventi che ci permettano di incontrare nuove persone, di arrivare in posti a noi sconosciuti, non solo legati al mondo della moda ma anche, ad esempio, all’arte o all’alta hotellerie. Patrizia Sandretto è una donna che conosco da molto tempo e che ammiro, sia per il suo stile chic e raffinato, sia per ciò che rappresenta nella vita: da una parte è una collezionista d’arte, dall’altra è il Presidente dello IEO. Dunque, sostenendo noi il sociale da sempre, abbiamo voluto organizzare insieme a Patrizia una vendita nella sua Torino, devolvendo una parte degli incassi delle vendite dei capi alla ricerca che porta avanti l’Istituto Europeo di Oncologia. In quella occasione, abbiamo anche presentato la nostra collezione Autunno/Inverno 2024, declinata al Piemonte. Crida dedica infatti ogni collezione ad una regione, per creare uno “storytelling” di ogni ispirazione che ci porta all’ideazione e alla realizzazione degli abiti. La collezione del Piemonte prende ispirazione dal minimalismo dello stile Piemontese, – pensiamo a Marella Agnelli – mai eccessivo e sempre raffinato.
In che direzione volge, Crida? Quali sono i prossimi passi del brand?
Sicuramente dobbiamo ancora crescere e consolidarci, sia nel mercato italiano che in quello estero. Al momento abbiano già una buona distribuzione, tra Italia, Europa e ora anche in America grazie a Neiman Marcus. L’obiettivo è quello di aumentare la nostra diffusione nei mercati che riteniamo possano apprezzare il nostro modello di stile e di Made in Italy. Mi riferisco al Medio Oriente, alla Germania o agli Stati Uniti. Tutti mercati che, piano piano, inizieremo ad esplorare.