Barbara Nicoli: essere una casting director
È tramite il suo senso estetico ed il suo spirito pratico che è riuscita ad affermarsi nel suo ruolo di casting director. Ha lavorato al fianco di direttori creativi del calibro di Alessandro Michele e Hedi Slimane oltre che ad innumerevoli campagne e progetti editoriali in collaborazione con fotografi come Mario Testino, Peter Lindbergh, Terry Richardson e David Sims. La sua passione più grande però è viaggiare e la coltiva fin dall’adolescenza, infatti, ha visitato gran parte del mondo e conosciuto innumerevoli posti.
Come ha iniziato questa professione?
Avevo vent’anni e all’epoca ero una studentessa universitaria di scienze politiche. Avendo bisogno di un lavoro, iniziai a fare la vestierista durante le sfilate. Lì ebbi la fortuna di conoscere il regista Sergio Salerni, il quale, sentendomi parlare bene inglese con una modella, mi propose di lavorare per lui. Così, come nei film, mi ritrovai a lavorare come sua apprendista in modo assolutamente flessibile e dinamico. Dopodiché, approdai all’interno della Without Production, una produzione che si occupa dell’organizzazione delle sfilate. Durante questo periodo, una collega dell’agenzia, che era appena stata a Monte Carlo per il Rock Fashion, un evento in passato molto importante che prevedeva delle sfilate con band famose che suonavano live, conobbe Leila Ananna, una producer che in quel periodo stava lavorando per Jhon Pfeiffer, un importante casting director. Mi suggerì di conoscerla perché sicura che ci saremmo piaciute. E infatti, così fu. Leila in quel periodo stava cercando lavoro su Milano, quindi iniziò a lavorare come mia pseudo-assistente e quando presi la decisione di staccarmi dalla produzione per diventare freelance, scelsi di farlo con lei. Da lì iniziammo a lavorare per le produzioni più importanti che ci sono tutt’ora come La Mode En Images, Without, Urban e molte altre.
Quali caratteristiche deve avere un casting director oggi?
A mio parere, oltre a possedere un senso estetico sviluppato, deve saper fare bene i conti. Se si ha un budget bisogna saperlo rispettare. Mi considero una persona estremamente pratica e questo è sicuramente un punto a favore se si vuole fare questo mestiere. Bisogna essere versatili, avere la sensibilità giusta per capire cosa intende uno stilista per bello. Un casting director acquisisce potere quando riesce a riconoscere in una new face una potenziale star, facendo sì che il suo metodo di selezione diventi un po’ anche quello degli altri. La nostra carriera si è basata su questo, abbiamo lanciato molte new faces diventate poi modelle riconosciute.
Come si svolge per lei una tipica giornata lavorativa?
Consiste nel fare ricerca costante di new faces, ed essendo io e Leila nella mailing list delle agenzie, ogni giorno riceviamo un aggiornamento sui modelli che hanno al loro interno. Lo stesso processo avviene con scouter che ci inviano le loro selezioni e persone che ci inviano il loro profilo cercando di essere presi come talent.
E invece, durante il periodo delle sfilate?
Durante il periodo delle sfilate si hanno delle giornate di lavoro intensissime da dover affrontare in estrema dinamicità. Il lavoro parte dal cliente che ci comunica un budget ed un numero di modelle, il quale può variare a seconda della location, che può permettere o meno di fare cambi. Stabilite le basi, si passa a visionare i composit delle varie agenzie e si fa una pre-selezione. Successivamente, si incontrano i modelli dal vivo tramite casting fisici e si fa un’ulteriore scrematura. Solitamente a fine casting, vengono selezionate un quarto se non meno delle new faces visionate. Inoltre, incontrando, nella prima parte di casting, tutti i volti che verranno messi sul mercato da lì ai prossimi sei mesi, si ha già la possibilità di creare il proprio archivio personale da utilizzare durante l’anno per richieste editoriali, campagne lookbook e adv per i clienti. In sintesi, oltre ad essere un periodo molto impegnativo, è anche propedeutico al lavoro di print.
Crede che i suoi occhi facciano istintivamente il loro lavoro, anche nel tempo libero?
Sicuramente quella dell’osservazione è una componente istintiva per me. Quando conosco qualcuno non lo guardo esattamente con l’occhio di una persona che non si occupa di estetica, ma credo sia normale. Mi accade sia con i compagni di mia figlia, sia con degli amici di mia sorella. L’estetica in generale è una filosofia, quindi se la segui nel tuo lavoro ti viene istintivo farlo anche durante il resto del tempo.
Un periodo importante per la sua carriera?
Sono stati due i periodi più importanti per me, in cui c’é stata tanta creatività e libertà di fare proposte. Il primo, quando ho lavorato a stretto contatto con Alessandro Michele, per ribaltare completamente quello che fino a quel momento apparteneva al mondo estetico e dare vita alla sua visione personale. Lo ricordo come un momento estremamente creativo perché per un casting director avere la possibilità di osare, avendo gli strumenti per farlo, è un’esperienza unica. L’altro, al fianco del geniale Hedi Slimane, una persona con un senso estetico estremo ed un grande casting director, oltre che un bravissimo designer.
I social network hanno trasformato radicalmente il concetto di casting. Qual è il suo approccio? Le è mai capitato di utilizzare Instagram o Tik Tok per trovare nuovi volti?
Instagram mi è stato di grande aiuto nella fase di ricerca casting per Alessandro Michele. Essendo una finestra aperta sul mondo, ti da la possibilità di incontrare persone dall’altra parte del pianeta in tempo reale. Ed è una fortuna che anni fa non si aveva di certo. Tik Tok anche è una piattaforma importante per poter emergere, Hedi Smilane so che è un appassionato di questa e che spesso trova ragazzi e ragazze lì. Se si vuole avere un casting personalizzato, a mio avviso, sono due strumenti potentissimi.
Ultima domanda: come descriverebbe il suo lavoro in una frase?
Intenso, sfiancante, molto interessante, ma per pochi.