Al Mudec i capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen a cura di Els Hoek e Alessandro Nigro
“Surrealismo è automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero” queste le parole di André Bretonne sul manifesto del surrealismo. E con questa definizione Il MUDEC di Milano accoglie 180 opere tra dipinti, sculture, disegni, documenti fino al 30 luglio 2023. (lun. 14:30 – 19:30; mar.mer.ven.dom. 9:30 – 19:30; gio.sab. 9:30 – 22:30. Ingresso a 16€). Il percorso espositivo è a cura di Els Hoek e Alessandro Nigro prodotto da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 ORE e promosso dal Comune di Milano e dal generoso prestito del Museo Boijmans Van Beuningen. Appena si varca l’uscio di entrata della mostra si percepisce un’atmosfera onirica connessa a forti emozioni e ad una traslazione di stato conoscitivo di “sur-realtà” tra musiche e colori. Veglia e sogno sono entrambi presenti e si conciliano in modo profondo, tutto è in balia dell’“io” irrazionale. Questo è l’effetto del surrealismo che vuole studiare e approfondire tematiche come sogno, psiche, amore, desiderio; insomma un nuovo modello di bellezza. L’esibizione racchiude opere dal calibro di artisti come Salvador Dalì, Max Ernst, René Magritte e Man Ray approfondendo con focus verticali le tecniche, gli stili, i materiali, le idee di lavoro raccontando un intero movimento. Il percorso espositivo è suddiviso in sei sezioni, la prima dedicata al surrealismo come atteggiamento e rivoluzione con la presenza del libretto originale del manifesto e dell’iconico sofà di Dalì a forma di labbra. La seconda esibisce le origini dadaiste del surrealismo con lavori di Ernst, Ray, Duchamp. La terza approfondisce la mente sognante influenzata da idee della psichiatria e della psicoanalisi. Gli artisti hanno esplorato l’inconscio ed evocato mondi fantastici in una fusione tra psicologia e arte e l’esempio perfetto lo si ha con la Venere di Milo a cassetti di Dalì. La quarta ispeziona il caso e l’irrazionale tramite giochi d’azzardo, collage, frottage e disegno per ottenere l’accesso all’inconscio. La quinta, invece, è improntata sul desiderio, sessualità e amore libero con la Venere restaurata di Man Ray e fronteggia tutte le ostilità borghesi. E la sesta che raggruppa combinazioni insolite e racconta come gli esseri umani nascondano la propria vera natura e malvagità, questo aspetto è descritto nel dipinto Sotto le resede di Meret Oppenheim. Alla fine della mostra si può comprendere come il Surrealismo non sia solo uno stile quanto piuttosto un atteggiamento, un modo alternativo di essere e concepire il mondo, un modo di pensare radicalmente nuovo che ha cambiato un’epoca.