Architettura, design e spirito creativo si fondono in un unico mondo: 13.1 Architecture & Decor. Due amici, un’unica realtà. Filippo Fiora e Federico Sigali sono un duo di creativi che hanno scelto di dare vita ad un progetto che si basa sulla filosofia del “bello e ben fatto” e regala risultati tailor-made adatti ad ogni esigenza e gusto personale.
Un’amicizia che si fonde e si sposa in un unico progetto: 13.1 Architecture & Decor. Come e quando nasce in voi l’idea?
FS: durante gli anni dell’università, seppur non essendo nello stesso percorso di studi, condividevamo un bellissimo appartamento in Piazza Castello, che è stato un po’ un nostro primo progetto di interni ante-litteram… a dir di molti anche abbastanza riuscito! Era tutto un passare il tempo a spostare e rispostare i mobili che avevamo!
FF: È stato però molti anni dopo, durante la pandemia del 2020 che abbiamo deciso di unire le nostre forze per creare 13.1 Architecture and Decor, che prende il nome dalla nostra comune data di nascita, il 13 Gennaio.
FS: Iniziare una strada professionale congiunta è stato abbastanza semplice, dal momento che condividiamo una visione progettuale molto simile. Questo sicuramente è stato ciò che ci ha permesso di sviluppare un’estetica ben definita e riconoscibile in maniera naturale e coerente.
Federico, tu nasci nella patria italiana della scultura e dell’arte: Pietrasanta. Filippo, il tuo percorso lavorativo comincia con una laurea con lode in Architettura al Politecnico di Milano. Dunque, possiamo dire essere due percorsi, i vostri, perfettamente in simbiosi dal punto di vista degli interessi, degli scopi e della passioni personali. È così?
FF: Siamo amici da quando eravamo teenager e, già da giovanissimi, per gran parte del tempo trascorso insieme parlavamo di case, arredi e decorazione. Un’ossessione molto positiva che ci accompagna ancora oggi.
FS: Riuscire a fare delle proprie passioni ed interessi un lavoro a tutti gli effetti è forse uno dei più grandi traguardi raggiungibili. Cambia drasticamente l’approccio, sempre positivo, a quello che si fa e ogni difficoltà si riesce a superare con voglia ed entusiasmo.
Avete deciso di dar vita al vostro studio nella capitale del design e della moda, Milano. Precisamente, in Via Gerolamo Morone, a due passi dal Teatro alla Scala. Quali sono gli stimoli che vi offre la città? Ed in cosa li traslate a livello di progetto?
FF: il nostro stile è legato a molti riferimenti del passato e del presente. Siamo entrambi grandissimi estimatori dell’architettura Milanese del ‘900, ricca di dettagli e richiami dai quali spesso prendiamo spunto. Sicuramente arrivare tutte le mattina in ufficio passando davanti alle architetture del Piermarini, di Portaluppi, di Muzio, di Giò Ponti e di molti altri può solo fare bene alla creatività, oltre che all’anima.
Qual è il mood, rappresentato dal design d’interni, che avete scelto per la realizzazione e la composizione dello studio?
FS: dopo meno di un anno dalla fondazione di 13.1 avevamo bisogno di spazi maggiori rispetto alla nostra precedente sede. Ci siamo imbattuti nell’annuncio di questo spazio, siamo andati a vederlo e la sera era già nostro. La luce naturale, le prospettive delle stanze in enfilade, il palazzo ancora dotato dell’assetto originario settecentesco poco contaminato, ci hanno fatto innamorare degli spazi. Abbiamo iniziato un restauro filologico, andando a conservare il più possibile dell’antica struttura e agendo per creare un ambiente piacevole per noi e per i nostri collaboratori.
FF: Pensiamo che l’armonia possa essere esaltata talvolta anche dal contrasto. Per questo abbiamo optato per arredi moderni e funzionali di Zanotta, un brand che amiamo molto, intervallati da alcuni pezzi antichi e opere d’arte, come il paravento giapponese del XVIII secolo o una coppia di dipinti virili del ‘600 che sormontano i portali dell’ingresso.
In cosa risiede, secondo voi, il vero segreto per vivere al meglio gli spazi? E quali sono gli elementi chiave e le costanti del vostro servizio, possiamo dire, “taylor-made”?
FS: Secondo noi, uno spazio non deve mai sovrastare chi lo vive. L’individuo e la sua mente devono essere al centro dello spazio, non le cose. Il fruitore di un interno deve provare comfort e deve essere circondato da un ambiente che gli dia il buon umore.
FF: L’elemento chiave è quello di costruire il progetto completamente attorno a chi lo andrà a vivere. Tramite lo sviluppo di quasi unicamente soluzioni bespoke che siano davvero cucite sul fruitore del progetto e tramite l’attento ascolto delle sue aspettative ed esigenze.
Che ruolo ricoprono l’estetica e la bellezza in generale, nel vostro privato e nel vostro lavoro?
FF: Io posso innamorarmi di una casa minimalista di Alberto Campo Baeza, come di un interno massimalista. La bellezza secondo me può essere nel cosa, ma è soprattutto nel come un interno sia stato progettato e successivamente realizzato. Quando c’è una grande attenzione progettuale e un’alta qualità della realizzazione, il progetto è sempre bello, a prescindere da uno stile piuttosto che da un altro.
Quali erano le aspettative che vi siete posti nella fase iniziale e quali sono, ad oggi, quelle per il futuro?
FS: Non ricordo quali fossero con esattezza le aspettative dell’inizio ma sono certo che siano state, ad oggi, ampiamente superate. Le aspettative per il futuro sono di poter continuare in questa direzione, migliorando sempre di più di giorno in giorno noi stessi ed il nostro lavoro.