Alice Lastrato è la skin-terapist che parla all’anima di ognuna di noi. Alice ci ha raccontato di sè, del suo lavoro, della sua vita, delle sue idee, dei suoi ideali e delle sue speranze per il futuro. Alice parla di acne al fine di normalizzare ciò che, ai nostri occhi, apparentemente normale non lo è. E, soprattutto, ci insegna che non si è mai sole a combattere una battaglia.
Alice, la tua battaglia per gli altri deriva, in realtà, da una battaglia propria e personale. Per poi diventare una vera e propria missione. È così?
Sono, da sempre, una ribelle. Mio nonno vendeva “L’Unità” di nascosto, scappava da Napoli per recarsi a Roma per vedere Berlinguer. Vengo da una famiglia di rivoluzionari insomma, che nasce con il desiderio di fare manifestazione e di esprimere un proprio pensiero sempre. Tutto ciò fa parte del mio dna. Nel corso della mia vita ho studiato e tutto ciò che ho appreso ho deciso di utilizzarlo a fin di bene, per creare una “rivoluzione”, così come la definisco io, che parlasse di acne. Un qualcosa che ho, personalmente, sperimentato sulla mia pelle sette anni fa. Parlare e sdoganare questo argomento, normalizzandolo è una mia battaglia personale.
Il tuo è stato un percorso fatto di studi, di passione e dedizione e quindi di successo, seguendo l’esempio del tuo mentore e maestro André Malbert. Ma come si impara a prendersi cura di sé stesse e ad ascoltarsi?
L’incontro con il mio maestro, Andrè Malbert, è avvenuto sette anni fa. Lui mi ha insegnato il mestiere del visagista e mi ha dato l’opportunità di rendere il mio sogno realtà e di far si che tutto ciò a cui io credevo potesse realizzarsi, lavorando esclusivamente sul viso, solamente dal punto di vista dell’estetica. Chiunque di noi è più portato, io in primis, a cercare sempre la soluzione più immediata ai problemi. E questo spesso si traduce, nel mio lavoro, nel ricorrere ai farmaci. Prima però di arrivare a questo, dovremmo ascoltarci di più. Faccio un esempio: molti giovani che dal sud Italia si trasferiscono al nord, sono soggetti a peggioramenti repentini di pelle o a cambiamenti a livello fisico, senza spiegarsi come sia possibile. La risposta è semplice e la cause possono essere molteplici. Basta pensare all’aria, all’alimentazione, agli orari ed ai ritmi diversi, allo stress lavorativo. Diamo poca importanza all’aspetto emotivo. C’è poca attenzione all’esaminarsi e porsi domande.
Il giusto approccio ad una corretta skin routine è un qualcosa di cui si sta dibattendo molto. Ci sono ragazze, donne, che hanno paura a mostrare la propria pelle per quello che è. Quanto contano quindi la componente emozionale ed il giudizio, per ognuna di noi? E che influenza hanno sulla nostra pelle?
Se si ascolta una canzone che ci emoziona, ci viene la pelle d’oca. Dunque, questa è la risposta alla domanda. Ed è l’esempio, più banale, che faccio sempre alle mie ragazze. La nostra pelle è collegata alle nostre emozioni. Come possiamo pensare che le parole, che sono suoni, non abbiano un’influenza su di noi? L’aspetto emotivo è fondamentale ed è strettamente correlato alla nostra pelle. É un qualcosa che ripeto sempre.
Viviamo nell’era dei social network, utilizzati da molti utenti come principale fonte di informazione. Tuttavia, l’influenza che ricoprono sull’individuo alcune informazioni può essere talvolta pericolosa, creando all’opposto disinformazione. Che pensiero hai a riguardo?
Per quanto mi riguarda, le persone che sui social pubblicizzano per scopi personali e di marketing prodotti o medicinali, a cura dell’acne, andrebbero bandite da tutti i canali. Io non sono un medico ma sono una visagista, tocco la pelle tutti i giorni e parlo con cognizione di causa. Come può un influencer, che magari ogni settimana sponsorizza un prodotto diverso, poter utilizzare il termine “acne” con così tanta leggerezza? Vorrei che si parlasse di acne come quando si parla di bulimia e di anoressia. L’impatto e la sofferenza emotive di chi ne soffre (non di gravità, chiaramente) sono per me uguali. Più conosciamo noi stessi e più acquisiamo un metro di giudizio. Dovremmo imparare a saper filtrare, soprattutto, ogni notizia e fonte che ci arriva per interpretarla o acquisirla con intelligenza. Non esiste la pelle perfetta. Eppure, c’è chi si illude di false speranze, proprio affidandosi a consigli di estranei.
“Sotto pelle” è il titolo del tuo libro, il primo, appena uscito e scritto assieme alla giornalista Azzurra Digiovanni. Spiegaci il perché di questo titolo.
Azzurra, durante l’intervista, mi chiedeva quali fossero i fattori che, a mio parere, sono fonti scatenanti dell’acne. Io credo che sotto pelle ci sia tutto: fegato, cuore, intestino, polmoni, le ossa. L’anima. Da qui, nasce “sotto pelle”. Tutto ciò che appare sopra la pelle è solo la punta dell’iceberg: è l’infiammazione, è l’sos, è l’avviso che ci dà il corpo che ci sta parlando. Dunque, “sotto pelle” nasce perché sentivo il dovere e il desiderio di mettere in luce la componente emotiva che coinvolge il termine “acne”. Posso definirlo un libro “portavoce”, che raccoglie testimonianze ed esperienze personali vissute attraverso le mie ragazze. Sono loro, in realtà, che parlano al mio posto.
Quali sono gli insegnamenti fondamentali che vuoi trasmettere a chi leggerà il tuo libro, a chi ti ascolta se ti ha davanti e a tutte le tue pazienti che si affidano a te giornalmente? E quali i tuoi auspici per il futuro?
Vorrei trasmettere forza, coraggio e fa capire che non si è mai soli. Che non è una frase fatta bensì la realtà. Basta poco per rendersi conto di come ad una storia ne corrisponda un’altra uguale. Non si è mai soli a vivere la stessa sofferenza o disagio. Vorrei che un domani non ci si debba più sentire in difficoltà o vergognare, se si ha l’acne. Perché è normale averla. Vorrei normalizzare il problema, che non significa non considerarlo o non curarlo. Per il futuro, sogno che chi non ne possiede le competenze, non abbia il diritto di parlare di “acne” in maniera sbagliata. Nessuna delle mie ragazze, quelle che più hanno visibilità sui social, si è mai permessa nè io ho mai dato loro la possibilità di comunicare quali prodotti utilizzassero e quale fosse la cura che avessi dato loro. Per il mio futuro ho certamente tanti progetti, tra cui l’obiettivo di dare sempre più voce ad un campo sottovalutato, quello dell’estetica, visto solo come un mezzo al quale si ricorre per essere più belle. E mai associato, invece, al concetto di “cura”. Fortunatamente, ad oggi, le cose stanno cambiando e la nostra stessa vita è cambiata. Ripeto sempre alle mie ragazze, alle mie Wonder, “vai e fai casino!”, perché chi fa rumore si fa notare.