Il Diavolo Veste Prada sta ad Anna Wintour così come Spaghettimag a Emira M’sakni. Semplicemente, non esisterebbe. Così come la direttrice di Vogue America, anche (la nostra) Emira si distingue per un taglio di capelli diventato icona e distinguibile fra tutti. Che siano sorelle separate alla nascita? Chi può dirlo. Per tutti coloro che credono che i magazine stiano morendo e andranno lentamente a scomparire, ecco un esempio che certifica il contrario. Una donna, una mamma e una lavoratrice che con impegno, entusiasmo e determinazione si è messa in gioco e costruita un percorso di carriera ammirevole. Donna, appunto, e le donne, oltre ad essere le sue principali lettrici, sono anche il soggetto al quale Emira vuole dedicare attenzione e serietà, affinchè si schierino contro ciò che vogliono e ciò che meritano, proprio come ha fatto lei. Per dimostrare che chi mostra curiosità e proattività e chi le opportunità se le crea, può riuscire nei propri obiettivi.
Emira, la prima domanda dell’intervista non può che non essere questa: la nascita di Spaghettimag e del suo interesse verso la moda.
Non c’è un momento, a dire la verità, in cui si è acceso in me l’interesse verso il mondo della moda. È un qualcosa che mi appartiene da sempre, fin da bambina. Un qualcosa di innato. O ce l’hai o non ce l’hai, dico io. Spaghettimag nasce da una mia idea di creare un contenitore attraverso il quale poter esprimere i miei pensieri e la mia visione. Sono, da sempre, un’instancabile ricercatrice di bellezza. C’è stato un momento esatto e preciso in cui, durante un viaggio in treno, mi sono ritrovata ad osservare le persone e ad immaginare la storia dietro ad ognuno di loro. Da lì, è nata l’idea di ciò che poi sarebbe diventata la realtà di Spaghettimag. Il voler raccontare una visione, un momento, un interesse personale. Nasce dall’esigenza di voler raccontare e raccontarsi, di volersi esprimere. Spaghettimag si traduce in un vero e proprio contenitore di bellezza: è una palestra creativa, per chi ha voglia di raccontarsi e di mettere a nudo la propria persona e le proprie idee. Ogni talent che noi raccontiamo, intervistiamo e che io, personalmente, scelgo in prima persona, appartiene ed è riconducibile ad una mia personale filosofia della moda, dell’arte, del design e della cultura a 360°. Si crea una connessione, un’empatia tra me ed il talent e di conseguenza questo riguarda anche il resto dello staff di Spaghettimag. Sicuramente, un elemento costante è il cosiddetto “metissage”, ovvero la “mescolanza”, attraverso la quale trasmetto gran parte della mia cultura e delle mie origini, che mi hanno arricchito enormemente e mi permettono di avere una visione ampia del mondo e di raccontare, con un occhio diverso, la realtà, la moda, ed il lifestyle in generale.
Cosa significa essere la Direttrice e Editor in Chief, donna, di un magazine indipendente di moda e che responsabilità ci sono?
È stato un ruolo che si è andato man mano a rafforzare e costruire in maniera naturale, nel corso degli anni. È sicuramente difficile, soprattutto se pensiamo al mondo dell’editoria, a come sta evolvendo e ciò che sta vivendo da più di dieci anni a questa parte. C’è un enorme inflazione rispetto ai magazine indipendenti e non, che rende il tutto molto complesso ma allo stesso tempo diventa una sfida da affrontare e un input da cogliere e intraprendere con maggior entusiasmo. Riuscire, poi, nei propri obiettivi rende il tutto più soddisfacente. La responsabilità che comporta il mio lavoro ed il mio stesso ruolo è infinita. Oltretutto, non ho un excursus di un percorso editoriale in riferimento agli studi. Semplicemente, ho avuto un’idea, un obiettivo ben chiaro, un desiderio e tutto ciò che ho fatto è stato lavorare affinchè si realizzasse. Misurarmi con Direttori di magazine importanti o Editor in Chief che hanno invece, alle spalle, un percorso di studi più approfondito nel campo, è sicuramente motivo di orgoglio e di maggiore responsabilità. Mi sprona a fare sempre più del mio meglio, ad informarmi per essere costantemente all’altezza e creare nuove cose senza fermarmi mai.
Come ha vissuto il periodo di pandemia, anche in riferimento all’evoluzione che ha comportato, nel mondo del lavoro, se è vero che “è nel racconto che si coglie la vera essenza di ogni sfilata”?
Per me è stato un momento di estrema riflessione. La consapevolezza del periodo che abbiamo vissuto e che continuiamo, oggi, a vivere è avvenuta pian piano nel tempo. In un primo momento, la preoccupazione e la paura hanno preso il sopravvento. Sono una persona estremamente empatica, tutto ciò che faccio viene dal mio istinto e agisco di pancia quasi in tutto, nel lavoro e nella vita privata. La pandemia mi ha portato a pensare che potessimo tutti essere migliori rispetto ciò che crediamo di essere, poiché ha messo il mondo intero e ogni singolo individuo sullo stesso piano. Dunque, ho iniziato a riflettere e meditare sul genere umano, sul principio dell’uguaglianza di genere e sul racconto in se: nessuno è invincibile rispetto all’altro e l’empatia tra le persone è fondamentale. Tuttavia, ora stiamo vivendo un altro drastico momento storico, quello della guerra in Ucraina e quindi penso che forse poi tanto empatici non siamo. Credo che l’arrivo del Covid abbia portato ad un’accelerazione e un’evoluzione e quindi un adattarsi in maniera diversa alla vita che avevamo prima. Esempi chiari sono il digital, che si è affermato ancora di più, così come la modalità di lavoro in smart-working. Questo ha comportato però una forte alienazione poiché, di contro, ciò che viene a mancare è il confronto umano, le emozioni che tramsette il vis à vis e l’empatia che sono, soprattutto nel nostro lavoro, fondamentali. L’emozione di partecipare ad una sfilata, ad una riunione e confrontarsi guardandosi negli occhi, hanno un sapore diverso e rendono tutto più vero e più vivo. Dunque, il racconto è un qualcosa di importante ma l’esperienza e le emozioni lo sono ancora di più.
Come si può amare la moda e nel contempo mantenere il proprio stile e soprattutto cosa significa possederlo?
Non saprei dirti se possiedo uno stile o meno. Ciò che so e di cui non ho dubbi è che mi sveglio la mattina e sono chi voglio essere. Lo stile non è solo e banalmente quello che indossi, ma un qualcosa che ti appartiene fino in fondo. É un modo di essere e di esprimersi. È l’attitude che fa davvero la differenza. Io amo la moda ed è una mia passione sin da bambina e le dò valore anche in riferimento alla cultura e all’appartenenza. Sicuramente, sono un’esteta e dunque l’estetica in generale per me è un qualcosa di imprescindibile. Vivo, tuttavia, la moda come un qualcosa legato all’appartenenza e non a ciò che è di tendenza. Non vado dietro alle mode del momento ma seguo le emozioni che mi trasmette un determinato capo, brand, accessorio o una sfilata stessa. Guardo al racconto che di nasconde dietro, alla storia e al vissuto che porta poi alla creazione di un qualcosa e gli trasmette il vero valore. Sono quindi la cultura e l’attitudine che, a mio avviso, conferiscono un proprio stile alla persona.
Questo mese abbiamo scelto consapevolmente di dedicarlo alle donne. Per molte di loro, di noi e per molte donne imprenditrici è ancora molto difficile conciliare l’aspetto lavorativo con quello familiare. Qual è il suo pensiero e il suo auspicio a riguardo e quale la sua “strategia” per bilanciare il piano lavorativo e quello familiare?
Avere una strategia che riesca a conciliare tutto, credo sia impossibile. È difficile per vari motivi, uno tra questi il senso materno che si ha quando si diventa mamma. O l’attitudine al problem solving e al multi-tasking, che noi donne abbiamo. Bisogna essere consapevoli e avere degli obiettivi da raggiungere. In riferimento al mese delle donne, ho scelto e abbiamo scelto insieme di raccontare alcune donne, nel corso del mese di Marzo, che sono state fortemente volute a rappresentare tutte noi. Non a caso, Spaghettimag è formato da una redazione composta quasi al 100% al femminile, a parte i nostri due editori, Giulio Cacciapuoti e Gianluca Trebbi, che sono fondamentali in quanto credono nelle donne e danno volutamente potere alle donne. Dunque, per noi è importante raccontare le donne in maniera naturale, senza cadere in luoghi comuni ne fare propaganda, ma semplicemente mostrando la consapevolezza che le donne hanno della propria vita e del proprio lavoro, che diventa poi l’arma che ognuna di noi possiede e di cui fare tesoro. Io credo fortemente che non siano in realtà gli uomini a dover dare il potere alle donne, ma sono queste ultime a doverlo dare alle donne stesse. La forza che tutte noi abbiamo è sicuramente la consapevolezza di ciò che siamo, il non fermarsi di fronte agli ostacoli e vivere in maniera serena senza competizione, aspetto purtroppo molto comune in quasi tutti i settori e gli ambiti lavorativi, che si è accentuato ancora di più in seguito alla recente crisi dell’umanità ma anche economica che ci ha colpiti.
Come affronta gli imprevisti e le complicazioni?
Non si può pensare di vivere una vita priva di imprevisti e difficoltà. Bisogna cercare, in alcuni momenti, ove necessario, di avere quella capacità ed anche una certa freddezza e razionalità che ti permettano di reagire e agire e trovare la forza di affrontare i problemi. Personalmente, mi reputo e posso dire di essere molto fortunata. Faccio un lavoro che amo, ho un team di persone che mi supportano ed ho la possibilità di gestirmi come meglio credo, di organizzare il mio tempo e di esprimermi di conseguenza. E non è un privilegio comune. Ho molti aiuti, sia familiari che in ambito lavorativo, che mi aiutano e mi agevolano certamente la vita e quindi il lavoro. Dunque, sono sicuramente, da questo punto di vista, una privilegiata ma gli imprevisti li affronto senza paura né tirarmi indietro, altrimenti non si potrebbe andare avanti.
Si dice che il vero successo si raggiunga quando si ha una piena serenità interiore. Come combina la ricerca di serenità con l’ambizione i tanti traguardi lavorativi che si pone? E quale si può dire essere la più grande lezione che le ha insegnato il suo lavoro?
Credo di essere una persona estremamente serena. Sono poco competitiva, so ciò che voglio e lavoro per raggiungerlo. Essendo così come sono e piacendomi con tutti i miei difetti ed i miei limiti, che cerco sempre ovviamente di superare, mi sento soddisfatta ed in pace con me stessa. E credo che questo ti porti ad ottenere, nella vita, il successo in maniera graduale, ponderata e sana. Ogni volta che raggiungo un traguardo, un obiettivo e lo raggiungo, lo faccio senza ansia e ci arrivo quindi senza quasi rendermene conto. Probabilmente, il mio essere così è frutto di un’educazione specifica, di una serenità familiare e della capacità di accettarsi, che è fondamentale. Raggiugere la propria serenità personale ti porta a fare le cose con tranquillità, con felicità e a raccogliere i frutti dei propri traguardi e goderseli senza l’affanno di dover arrivare a tutti i costi. Godersi il percorso, con tutte le difficoltà, gli sbagli ed il fermarsi e riflettere, è un qualcosa che non va dimenticato. Essere consci di chi siamo e circondarci di persone che ci apprezzino e ti guardino senza pregiudizi e finti sorrisi e perbenismi, sono queste le cose che portano alla vera serenità. Dobbiamo pensare a tutte le ragazze e alle giovani che oggi vivono sui social, dietro uno schermo e pensano di non poter arrivare per raggiungere i propri obiettivi e non si accettano per come sono. Proprio per questo, è importante mettere la propria serenità personale a disposizione degli altri, per poi raggiungerla ancor più noi stessi.
Cosa si sente di consigliare alle donne per sentirsi appagate nel mondo del lavoro e far valere le proprie idee? E perché no, raggiungere gli obiettivi e puntare in alto proprio come ha fatto lei.
Intraprendere un percorso interiore. Per fare amicizia, familiarizzare con noi stessi e porsi degli obiettivi senza pensare di non essere all’altezza e di non riuscire ad arrivare. Il più delle volte sono delle costruzioni mentali che elaboriamo nella nostra mente che ci impediscono di agire, dunque lavorare su noi stesse e sulle nostre paure, sulla propria personalità: questo è un qualcosa che ci rende libere. L’unico consiglio che mi sento quindi di dare, è quello di diventare amiche di noi stesse, così facendo si impara a fare i conti con i propri limiti e andare avanti. Raggiungere i propri obiettivi non è sicuramente facile. Lo studio, la tenacia, l’impegno e la determinazione, così come il non abbattersi mai e avere ben chiaro in mente il proprio fine, sono sicuramente dei fattori fondamentali per arrivare al completamento di un’idea. E sentirsi finalmente sereni, più che felici. Perché è la serenità, alla fine di tutto, quello che conta davvero.