C’è un fil rouge che si snoda lungo la vita dell’imprenditrice Vanessa Bozzacchi: la ricerca dell’autenticità. Dalla passione per la moda alla costruzione dell’immagine di una celebrity, il fine ultimo è sempre quello di comunicare ciò che rende unica ogni personalità. Se la felicità non ha un solo modello, la strada però, per Vanessa, è la libertà di essere se stessi. Senza lotte interiori tra dovere e essere. Praticando costante attenzione alla vita di tutti i giorni, attraverso le emozioni, le passioni e la conoscenza di sè. E mettendo sempre, al primo posto, la famiglia.
Parlaci del tuo percorso professionale, della tua vita a contatto con il mondo della moda e del cinema, di ciò che più ti appassiona.
Il mio percorso si nutre sicuramente di un background legato all’essere cresciuta nel mondo del cinema, della moda e della fotografia. Tuttavia, non avevo da ragazzina una passione specifica. Mi piaceva un po’ di tutto, avevo mille idee per la testa e infatti, avendo trascorso parte della mia vita in Francia e vissuto a periodi alterni negli Stati Uniti e in Italia, ho cercato di fare tutto quello che più mi interessava. Sicuramente, un momento importante è stato quando, senza sfruttare conoscenze di famiglia ma basandomi solo sulle mie forze, a metà anni Novanta ho iniziato a lavorare a Parigi come assistente stylist. Terminata questa esperienza, all’età di vent’anni sono tornata a Roma con l’intento di capire realmente cosa volessi fare o chi volessi diventare, nonostante avessi già scoperto la mia passione per la moda. Ho lavorato come aiuto regia in televisione, quando prima di Sky c’era Stream. Ho scritto i testi di alcune trasmissioni in inglese legate alla moda e molto altro. Fino a quando ho capito che il set televisivo o cinematografico non era un mondo che mi apparteneva. Nel frattempo avevo acquisito un discreto bagaglio di conoscenze e, nel 2000, sono stata assunta da una delle più importanti agenzie che si occupava di ufficio stampa per attori di film e di fiction. Quel lavoro è stato molto importante perché è da li che che ha avuto inizio il mio percorso, che mi ha portata ad occuparmi, tra le prime in Italia, non senza difficoltà ed enormi sacrifici, della costruzione a tutto tondo dell’immagine di una celebrity, utilizzando moda e stampa. Per 15 anni ho avuto una mia prima agenzia, insieme a due socie, che ha seguito fino ad 80 attori. Fine 2018 ho sentito l’esigenza di proseguire con una nuova avventura più snella ma forse ancor più specifica, con l’agenzia Other srl, che cura a 360 gradi l’immagine è la comunicazione one to one. Oggi continuo a fare il mio lavoro, come Publicist, Fashion Director e Fashion Editor, a curare campagne e servizi fotografici e occuparmi di tutto quello che fa parte del mondo che gira intorno ad una celebrity ed alla costruzione della sua immagine. Ciò che credo sia stata la mia fortuna è il fatto di mettere al primo posto nella vita, sempre, gli affetti. Il non aver paura di ricominciare. Non essendo mai stata attaccata ai privilegi, so quello che ho costruito e so quanto valgo. Certo, poi conosciamo tutte la sindrome dell’impostore… ma tutto sommato probabilmente a volte è quasi meglio percepirla, perché si resta umani, con i piedi per terra e si ha la spinta ad andare sempre avanti. É importante credere in ciò che si fa e allo stesso tempo essere grati al proprio lavoro. E non prendersi troppo sul serio.
“Libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione” – per Vanessa non si può essere liberi se…
…non si è se stessi. La libertà più grande e il più grande lusso è quello di poter essere se stessi, di poter esprimere al meglio, nel rispetto degli altri, ciò che noi siamo, in qualsiasi forma. A prescindere da chi viene costretto o è discriminato, non per tutti è un atto spontaneo, ma ti dirò che io in questo mi sento libera, anche se indubbiamente si tratta di un’arma a doppio taglio. Non ho mai avuto nè sentito la necessità caratteriale di dover necessariamente piacere agli altri. Non mi sento in obbligo di essere o agire in un determinato modo solo per compiacere. Questa per me è la più grande libertà.
Nel 2022 cosa è il femminismo e di cosa ha bisogno?
É una domanda che si presta a più di una riflessione. Al giorno d’oggi il femminismo ha tantissime forme ed espressioni e la sua definizione è anche molto personale e soggettiva. Se tralasciamo la lotta per l’eguaglianza dei diritti politici e civili e le tante cause fondamentali che ancora oggi ci riguardano, un aspetto cruciale è sicuramente la forza di noi donne. Ѐ questa forza, lo spirito di sorellanza che sappiamo sviluppare, a conferirci una preziosa marcia in più. Personalmente, non ho avuto delle esperienze di vita che mi abbiano portato ad avere un approccio di femminismo estremo. Tuttavia, penso che la cosa più importante sia, da un lato, il tenere protetto, il custodire ciò che abbiamo faticosamente raggiunto e, dall’altro, costruire su questa fondamentale eredità la nostra parità.
Da donna forte e indipendente, esiste un’epoca del passato che ti interesserebbe vivere e perché?
In realtà non saprei…sicuramente esistono dei periodi storici che mi incuriosiscono ma al netto del benessere che la nostra società di oggi ha saputo maturare, non cambierei epoca. Detto ciò, è per me interessante il fermento sfarzoso della Versailles di Luigi XIV, mentre, guardando alla contemporaneità, sicuramente il periodo compreso tra gli anni ’70 e i primi anni ’80 mi ha sempre affascinata, sia per l’espressione artistica e quindi la musica, la fotografia, la moda, sia per le conquiste sociali e politiche vissute in quell’epoca.
Attraverso la comunicazione si riesce a creare e plasmare la realtà. Tu che lavori molto con l’immagine, che idea associ alla parola “ribellione”?
Se parliamo di me, “ribellione” è una parola che io associo molto all’ascolto, alla capacità di vedere ed individuare qual è la mia strada, di sentire che sto rispettando me stessa, senza filtri e senza paura di fare qualcosa sentendomi diversa o inadeguata. Se invece dovessi immaginare una sorta di fermo immagine della parola, direi: caos.
Scelta è il contrario di indifferenza. Quali sono le scelte che definiscono la tua personale ricerca della felicità?
Per me il concetto di scelta è riconducibile a quello di libertà. É fondamentale non perdere di vista il fatto che non bisogna semplicemente sopravvivere, ma vivere. Ѐ una lezione difficile, che ho imparato con il tempo. Bisogna ascoltarsi, non essere indifferenti ai messaggi che il nostro corpo ci dà e non bisogna avere paura, perché la paura è ciò che non ti fa andare avanti. Conta il coraggio, di saper cambiare rotta quando necessario. Il mio carattere mi porta ad essere riflessiva e paziente inizialmente ma poi andare dritta verso il mio obiettivo, come uno tsunami. Se non funziona il “piano a”, devo sempre avere un “piano b”. Nella mia personale ricerca della felicità l’insegnamento che mi porto dietro è dare il massimo nel lavoro ma non vivere esclusivamente in funzione di ciò. Tutto sta nel trovare il giusto equilibrio. Ad oggi sono appagata a livello professionale ma non so dirti se è quello che farò per sempre, perché comunque il mio motore, il centro della mia vita, è la mia famiglia.