Photographer Geremia Trinchese
Marina di Camerota quando i turisti non ci sono più, fine dell’estate.
“Ogni estate, l’aria secca e ardente del Sahara avvolge per intero la distesa marina. Si creano così, al di sopra del Mediterraneo, quei “cieli gloriosi” tanto chiari, quelle sfere di luce e quelle notti costellate di stelle che non hanno eguale nel mondo. Per sei mesi, il Mediterraneo sarà il paradiso dei turisti, fino ad Ottobre,quando le depressioni oceaniche, gonfie di umidità, intraprendono i loro viaggi.
I contadini di Aristofane, rimasti soli, se ne rallegrano, chiacchierano e bevono perché all’aperto non c’è più niente da fare, mentre Zeus è intento a fecondare
la terra con grandi rovesci d’acqua. Il vero lavoro riprenderà soltanto con gli ultimi acquazzoni di primavera.”
Braudel descrive così Mediterraneo ed il passaggio che si ha tra l’estate ed i primi freddi di Ottobre.
I contadini di Aristofane se ne rallegrano, e qualcuno anche qui lo fa. Per altri, invece, il mondo nuovo che torna a profumare di autunno può significare niente di bello.
Nella contraddizione della vita lenta lasciata dall’estate che va via dai luoghi di vacanza, c’è chi aspetta e chi si ferma. La pausa di qualcuno è la trappola di un altro, e per interi mesi il divertimento dell’estate è a scapito di chi ci vive e ci lavora. Ed allora l’andare via potrebbe sembrare la liberazione, il ritorno alle proprie vita, la pausa dal lavoro. Ma se si vive in funzione degli altri, come si fa quando si resta da soli? Ed allora qualcuno gode, e qualcuno aspetta — anche se quello che arriva poi non sarà così tanto piacevole.