Milanese di nascita e formazione, classe 1983, Michele Gamba è uno dei direttori d’orchestra più promettenti della sua generazione.
Gamba ha alle spalle un percorso iniziato da bambino al Conservatorio di Milano e continuato con ulteriori studi a Fiesole, Vienna, Siena, Londra, Berlino. Tantissimi i lavori all’estero che lo hanno reso apprezzato e famoso grazie al suo talento. Dopo aver costruito la sua carriera all’estero oggi è un nostro fiore all’occhiello che l’Italia custodisce gelosamente. Il 1 ottobre salirà sul podio del Teatro alla Scala di Milano per dirigere la prima assoluta di Madina, cancellata dalla pandemia nel 2020, frutto della collaborazione tra il compositore Fabio Vacchi e il coreografo Mauro Bigonzetti con la partecipazione dell’étoile Roberto Bolle. Scopriamo insieme in questa intervista la sua personalità.
A Ottobre dirigerai Madina, a novembre Elisir d’amore e poi un concerto sinfonico per il Festival di Milano Musica. Una fine 2021 e un 2022 ricchi di impegni. Cosa ti aspetti da questo periodo così intenso?
Sono molto contento ovviamente, è un periodo denso di impegni. Madina poi è una prima assoluta. È un anno in cui tutti speriamo di riuscire a uscire da quell’incubo che è stato il Covid, quindi c’è grande voglia di fare da parte di tutti quanti. Non vedo l’ora di tornare a lavoro e di tornare a fare, come stiamo facendo, musica insieme. Mi aspetto una risposta comunitaria a quello che è il gusto del ritrovarsi insieme per ascoltare e fare musica.
Per un milanese ma soprattutto un grandissimo musicista come te, cosa significa dirigere l’orchestra del Teatro alla Scala?
Con l’Orchestra del Teatro alla Scala c’è un rapporto di vicinanza e affetto che si sta consolidando negli anni. Io sono molto grato ovviamente perché si impegnano con enorme disponibilità e grande generosità in un repertorio vario, molto ampio e dando sempre prova di essere un’orchestra di gran classe. Certamente tra le prime orchestre d’Europa e del mondo.
Quando ti sei
appassionato alla musica e quando hai capito che la direzione d’orchestra fosse
la tua strada?
La musica è sempre stata una passione fin da bambino come per quasi tutti i
musicisti mi sento di poter dire, ed è cominciata in maniera assolutamente
ludica. L’approccio quello del gioco, come è giusto che sia per i bambini. I
miei genitori hanno notato che avevo una particolare curiosità e quindi negli
anni continuando a studiare, si è evoluta la mia formazione musicale nel modo
più naturale possibile. Alla direzione d’orchestra sono arrivato in maniera
altrettanto naturale perché io nasco pianista e ho fatto tanta musica da
camera. La direzione d’orchestra è stata la naturale evoluzione di questo
percorso. Non c’è mai stata come dire “una volontà di potenza da podio”, questo
non mi ha mai attirato. È semplicemente stato un percorso che dalla musica da
camera, dalla musica d’insieme, mi ha portato a dirigere e quindi a fare musica
con ensemble sempre più grandi. Una “musica da camera all’ennesima potenza”
possiamo chiamarla.
Quanto è importante e cosa significa per te fare divulgazione oggi?
La divulgazione è fondamentale, una sorta di evangelizzazione attraverso la musica. Io credo che la musica stia ricucendo il rapporto con il pubblico negli ultimi anni e stia facendo tanti passi verso un pubblico nuovo, un pubblico giovane. È giusto che questi passi vengano compiuti, ed è anche giusto che nel formulare nuovi modi di comunicare la musica -che di per sé non ha bisogno di niente altro che di sé stessa in realtà- nel formulare nuove cornici più appetibili secondo le situazioni e le diverse età, ci sia auspicabilmente una risposta da parte del pubblico. Arrivare ad avere un ascolto attivo e partecipato. È assolutamente importante questa relazione biunivoca tra noi musicisti, quindi chi la musica la fa e cerca di portarla a tutti e chi ascolta, che speriamo possa partecipare con sempre più attenzione.
Credi ci sia bisogno di un nuovo approccio alla classica in questo momento storico? Penso non so, a Currentzis.
Certamente il modo di fare musica è cambiato, esiste la prassi informata, sono esistiti nel passato certi fanatismi nell’approccio ad alcuni testi musicali, ma adesso siamo secondo me in una fase storica fortunata. Possiamo permetterci di fare tesoro di quelli che sono stati gli studi della prassi esecutiva senza però arrivare ad eccessi estremi. Ritrovare un gusto del suono che sia il più possibile aderente a quella che è la nostra cultura, il nostro studio, il nostro percorso. In questo senso qualunque apporto porta beneficio, nuovi modi di fare musica, interpretazioni diverse, opposte a quelle che uno potrebbe aspettarsi portano sempre linfa nuova.
Pappano e Barenboim: quanto è stata determinante e lavorativamente stimolante la collaborazione con loro?
Pappano “il grande maestro di sala”! Le prove di sala con Pappano sono esperienze imperdibili, così come lo sono le prove di sala di Berenboim; ancora di più quando poi quest’ultimo va in orchestra e riesce a cambiarne il suono in brevissimo tempo, grazie alla sua incredibile capacità di far musica con gli altri e al suo incredibile bagaglio di esperienza e cultura.
Puoi spiegarci la tua scelta di essere fuori dai social?
Sono per scelta fuori dai social con grande disperazione di chi lavora con me perché credo che la musica non abbia bisogno di social o di protagonisti. La musica rimane protagonista per sé stessa. Non c’è bisogno di aggiungere panna montata. La musica è qualcosa che va seguita dal vivo, ascoltata dal vivo, e c’è bisogno di un rapporto umano diretto. Io penso di essere una persona estroversa, però le persone mi piace conoscerle vedendole vis a vis, non attraverso uno schermo.
Progetti futuri per i prossimi anni?
Spero di poter continuare a fare tanta musica sinfonica, è l’ambito che da sempre mi sento più vicino. Musica sinfonica intesa anche come nuova, non solo quella del passato. Esiste musica scritta in anni recenti che è giusto che venga proposta. Poi il confronto coi classici resta naturalmente fondamentale, ma una sorta di simmetria tra contemporaneo e classico penso possa essere la giusta strada da percorrere.
michelegamba.com