– AGNES?
il vincolo
Aveva ragione Preciado quando diceva che “Questa sarà la guerra dei mille anni, la più lunga delle guerre, considerando che riguarda la politica della riproduzione e i processi attraverso i quali un corpo umano si costituisce in quanto soggetto sovrano. Sarà la più importante delle guerre, perché in gioco non c’è un territorio o una città, ma il corpo, il piacere e la vita” (Appartamento su Urano, 2018).
La critica alla politica del corpo umano, in quanto strumento destinato esclusivamente alla riproduzione, sta assumendo un ruolo sempre più centrale all’interno dei dibattiti socio-culturali della letteratura e dell’arte contemporanea. Questi nuovi vitali riferimenti e fermenti portano inevitabilmente a ritrovarsi faccia a faccia con una realtà libera quanto terrificante: in che modo è possibile liberarsi da questa stretta monodirezionalità e da questo vincolo umano-riproduttivo?
FOTOGRAFIE DI PAOLI DE LUCA
l’eroina
Da questo argomento, ho intervistato Agnes?, un’artista che ama definirsi una creatura fluida, una specie-ibrido tra realtà terrena e marina. E’ forte la sua determinazione nell’imporsi come creatura fuori da ogni genere umanamente concepito, fuori da ogni disforia, lontana dalle convenzioni e dalla conformità ma euforicamente vicina ad altre specie e ad altri mondi.
Si ascolta e si segue con ammirazione l’itinerario tracciato dalla sua voce, soprattutto nella leggerezza del racconto nel condurre il suo percorso di transizione nel braccio tenero dell’arte.
E’ l’arte come grande entità materna e accogliente che conduce all’interno dell’intricato percorso del proprio mondo interiore
la cura
Ma cos’è l’Arte? E’ una madre immateriale e immanente? una grande divinità che ci osserva? E’ un corpo-risultato di un insieme di ideali?
Quanto è necessario stare dentro il mondo, fare esperienza, leggere o porsi delle domande per capirlo?
Nietzsche dice che nell’Arte vi è qualcosa che dura in eterno e che nonostante le trappole del nostro cammino, essa rappresenterà sempre un placido capovolgimento dalla minaccia del mondo.
E dunque è inutile fare resistenza: forse la soluzione migliore è contare sull’esperienza della vita e, come chi dona le proprie forze a quella dell’Oceano, abbandonarsi ad essa.
Forse l’Arte è questo.