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Una sfida creativa in cui artigianalità, fashion e interior si incontrano nell’arte del riciclo per sensibilizzare sulla sostenibilità

Le vetrine della boutique milanese Martino Midali a Brera, in occasione dell’edizione 2021 del Fuorisalone, hanno esposto e ospitato O-Rama, progetto frutto della creatività di FORO Studio, una realtà nell’ambito dell’architettura e dell’interior design nata nel 2014 con l’intento di interpretare l’epoca contemporanea in maniera non convenzionale.

L’ensemble di talenti (che rispondono ai nomi di Alessandro Pennesi, Giuseppe e Salvatore Ponzo, Fabio Romenici), premiato nel corso degli anni con riconoscimenti internazionali prestigiosi, ha unito le proprie competenze per creare per Martino Midali delle opere all’insegna dell’upcycling, il processo di riutilizzo dei materiali di scarto provenienti dalla produzione di capi e accessori – in questo caso specifico, da diverse industrie metropolitane milanesi legate al mondo del fashion e dell’interiortrasformati in nuovi prodotti di maggiore qualità, reale o percepita, con impatto sull’ambiente quasi nullo.

Il concetto di riuso si nobilita e si traduce in linguaggio estetico nel nome della sostenibilità.

Il concept

O-Rama si compone di una serie limitata di tre arazzi circolari, quasi come a richiamare nella forma l’etica sottostante di economia circolare che ne ha guidato la realizzazione, in cui lo scarto produttivo non è rifiuto, ma possibilità di dare nuova vita all’infinito, con una creatività inesauribile.

Tali opere, pezzi unici realizzati interamente a mano, sono state esposte tra le creazioni di Martino Midali con lo scopo di creare uno spazio giocato su quinte sceniche che fanno da contrappunto agli abiti e agli accessori esposti, per raccontare il dialogo, rimarcare il rapporto di complicità instauratosi tra il mondo del fashion e quello dell’interior design per mezzo dell’upcycling, immergendole in una dimensione artistica.

Il risultato è un racconto originale di Milano realizzato attraverso il riutilizzo di texture di scarto per tradurre la città attraverso sensazioni visive ed emotive che suggeriscono la realtà urbana dalla quale prendono vita. Paesaggi, scorci, monumenti, luoghi immediatamente riconoscibili sono sottratti agli stereotipi visivi per diventare suggestioni che guidano l’occhio dello spettatore nel costruire una nuova e personale immagine del capoluogo meneghino.

La sfida è trasmettere la forza di un concetto in un prodotto d’arredamento classico, trasportato e declinato al presente, in cui la concretezza dei materiali incontra l’impalpabilità delle idee.

Con O-Rama è stato creato un nuovo linguaggio estetico che usa la materia come veicolo emozionale e, al contempo, diventa protagonista di una sfida creativa in cui il riciclo dei tessuti si conferma un asset fondamentale per una visione sempre più sostenibile.

hanno dichiarato i progettisti di FORO Studio.

La capsule collection O-Rama

ORAMA #1

Il primo è un arazzo composto da materiali di recupero
provenienti da aziende del settore calzaturiero dell’hinterland milanese. Un telaio circolare in metallo su cui è intessuta una trama a raggiera in spago di fibra di lino, dà posto a oltre mille maxi-paillettes fustellate ed annodate a mano, realizzate in pelle. Un quadrante dell’arazzo è invece composto da un assemblage di lembi di velluto di cotone di diverse tonalità. Uno specchio circolare al centro della geometria chiude la composizione e gioca con luci e riflessi.

ORAMA #2

Spessi e variopinti layer di cascame di cotone, proveniente da manifatture milanesi operanti nel campo della tappezzeria, intrecciati sulla geometria circolare, svelano due curvilinee e irregolari pezze di cavallino tinte in rosso. Le aree occupate dalle balze in cuoio nero esaltano il colore e la forma del cavallino e svelano la trama a raggiera – realizzata in spago di fibra di lino e ancorata al telaio metallico – che supporta l’intera composizione di questa seconda opera.

La metà superiore del terzo arazzo – la cui struttura di base è realizzata in spago di fibra di lino ancorato ad un telaio metallico – è caratterizzata da una moltitudine di balze realizzate in velour bianco che vengono intervallate da sbuffi intrecciati di pura lana vergine. Sei pendagli dorati marcano il diametro della circonferenza, mentre accompagnano una cascata di fili in lurex dorato che tocca fino a terra. Il velour, la lana e il lurex provengono da aziende milanesi del fashion, mentre i pendagli da manifatture operanti nel campo della tappezzeria.

Tutti i materiali utilizzati per la realizzazione seguono una logica di upcycling pre-consumer, ossia scarti usati per confezionare un capo, quindi tessuto non ancora passato dalle mani del consumatore.

Un’opportunità di sensibilizzazione

La nuova frontiera dell’upcycling, oltre che protagonista, diviene un’opportunità per sensibilizzare sul tema degli sprechi, dell’ambiente e dell’economia circolare.

Cominciare ad applicare tale filosofia nel riciclo dei tessuti ridurrebbe la mole di rifiuti da smaltire.

Se invece di essere considerati scarti da incenerire, i materiali tessili fossero rimessi in circolo, il loro valore complessivo (che ammonta a più di 100 miliardi di dollari all’anno) potrebbe essere conservato. La pratica virtuosa di un reimpiego dei tessuti potrebbe contribuire a ridurre i costi dei materiali impiegati nei settori arredo, moda e abbigliamento, diminuendo di conseguenza quelli legati al trattamento rifiuti, nonché l’impatto sull’ambiente.