Skip to main content

Miniserie di quattro puntate – firmata Sky Original e prodotta da Marco Belardi per Lotus Production [società di Leone Film Group], trasmessa il 21 e 28 giugno su Sky Cinema e in streaming su Now – “Alfredino –  Una Storia Italiana” per la regia di Marco Pontecorvo narra in due appuntamenti la coinvolgente vicenda per la quale il nostro Paese ha fornito la sceneggiatura originale [Barbara Petronio e Francesco Balletta] proprio ora, che ne corre la quarentesima ricorrenza. Portata prima in scena a teatro grazie all’attore e regista Fabio Banfo – regia di Serena Piazza e produzione del Centro Teatrale MaMiMò – che ne ha reso ancora più vivo il ricordo in “Alfredino – l’Italia in fondo al pozzo”, perchè è stato proprio così per chi era presente, tutti lì a far le ore, i minuti, gli attimi memorabili di una tribolazione collettiva. Paralizzata davanti alla tv, quell’Italia ha pianto, sperato in una presa definitiva e tremato come si trattasse il figlio di una Nazione, di un fratellino caro o un nipote vicino. Il nostro Paese – affossato dalla crisi di governo che vedeva il segretario repubblicano Giovanni Spadolini impegnato nel tentativo di formare un nuovo governo, tesa la situazione in Polonia ed altrettanto in Istraele dopo il raid sulla centrale nucleare in Iraq, seguito dal terrorismo nostrano – si è fermato col fiato sospeso seguendo la celebre quanto drammatica maratona Rai, che convoglierà a sè ventuno milioni di italiani, nonchè le masse nel posto, con correnti di circensi, fantini e nani pronti a calarsi giù.

La Storia

Riavvolgiamo il nastro del tempo, Franca Rampi e il marito Ferdinando si recano negli Stati Uniti, al Saint Francis Hospital per accertamenti sulla patologia complessa di cui soffre Alfredo dall’età di tre anni, la Tetralogia di Fallot – o detta anche sindrome del bambino blu per via delle crisi cianotiche – termine “Tetralogia” che deriva dal greco, “quattro”, perchè comprende quattro diversi difetti cardiaci. Oltreoceano li rassicurano che l’operazione potrebbe risolvere, però li informano che c’è anche il 30% di possibilità che vada male. L’aria buona e l’avvicinarsi della stagione calda sono la formula per il benessere salutare del piccolo, dato che l’ossigenazione nel suo caso è particolarmente importante, così decidono di spostarsi di pochi metri in linea d’aria nella vicina casa di campagna. Si parte quindi da una famigliola che stava trascorrendo i suoi giorni all’aria aperta nei pressi di Vermicino, frazione della Capitale. Le lancette però cessano di muoversi alle ore 19 di quella sera del mercoledì 10 giugno 1981, quando, il piccolo è sfuggito dalla sorveglianza dei famigliari, intenti a fare una passeggiata. Così papà Ferdinando passa per la delazione alle forze dell’ordine alle ore 21:30: arrivati sul posto con l’aiuto di unità cinofile, cominciano la corsa delle ricerche: scattata la mezzanotte, si accingono in perlustrazione nell’area via Sant’Ireneo, in località Selvotta, dove è presente tra uno sterro e gli ulivi, tra vigneti e un sentiero in terra battuta un inferno di pozzo artesiano ricoperto da una tavola di legno e in quel momento vi sono anche lavori in corso per la costruzione di una nuova abitazione. Presto si intuisce il dramma famigliare e umano: il corpo acerbo di sei anni di Alfredo Rampi è stato ingoiato da quel maledetto pozzo artesiano [80 metri per un entrata di 28 centimetri], incastrandosi a 36 metri. Le grida che si levarono dalla cavità ne confermarono l’emergenza, mentre Vigili del Fuoco e speleologici orvietani tentarono invano di calarvi una tavoletta legata ad una corda, cosicchè il piccolo aggrappandosi potesse rivedere la luce: la tavoletta si incastrò ai 24m di profondità e le funi cedettero. Sono le 21:30 di giovedì 11 Giugno 1981, tutta l’Italia ha la mente a Vermicino: il lavoro della trivella procede a rilento, troppo a rilento, si decide allora di fare una pausa e provare di nuovo a calare una persona, si tratta di un volontario, Isidoro Mirabella, siciliano di cinquantadue anni, subito ribattezzato l’Uomo Ragno. Questi parla con il bambino che li affretta a “fare presto, di far venire presto mamma” Il comandante dei Vigili del Fuoco, ilvenerdì 12 Giugno 1981 ordinò lo scavo di un tunnel parallelo al pozzo, di profondità maggiore [34 metri], con una galleria suborizzontale incorporata per il recupero. Le vibrazioni del terreno date dall’intorno della perforazione lo fecero cedere a un nuovo rantolo, ai 60 metri di profondità. Sabato 13 Giugno, ore 7 del mattino, il volontario Donato Caruso torna in superficie, anche lui ha fallito. Ai Vigili del Fuoco comunica che il piccolo Alfredino Rampi giace in quel pozzo ormai privo di vita. Ad annunciare la morte del bambino all’Italia intera, il professor Fava. Il corpo fu – recuperato da tre squadre di minatori [una ventina] provenienti dalle miniere della Solmine di Gavoranno (GR) quasi un mese successivo, l’11 Luglio 1981 ore 15 – congelato con azoto liquido per assicurare la sua conservazione. Grazie alla consapevole esperienza accumulata nel sottosuolo, decisero di scavare un pozzo di servizio [80cm di diametro], questo però lontano dal primario, a circa quindici metri più in là, così che una volta giunti profondità, poterono scavare una galleria suborizzontale [16m circa], per portarlo alla luce, tra le mani del minatore Spartaco Spacchini.

Marco Pontecorvo

Figlio del Gillo attore prima e regista poi, Marco Pontecorvo classe 1966 ha una formazione classica e tecnica. Direttore della fotografia, debutta nel cinema nel 1997 per il film “In barca a vela contromano”, a cui seguono “L’ultima Legione, Roma”, “Firewall”, ed “Eros – Perduto amor”. L’esordio alla regia è con il pluripremiato “Ore 2 Calma Piatta” nel 2003, interpretato da John Torturro; “Pa-ra-da [2008] è il suo lungometraggio d’esordio per il grande schermo, che vinse numerosi premi in festival internazionali e nazionali; La sua seconda pellicola è il corto “Tempo Instabili con probabili schiarite”, con Luca Zingaretti e John Torturro, nel 2015. Presente anche sul piccolo schermo, ha diretto le serie tv “Helena e Glory”, “Ragazze in web” e memorabile “L’oro di Scampia” con Giuseppe Fiorello; le mini-serie “Le mille e una notte – Aladino e Sherazade”, “Ragione di Stato” e “Lampedusa – Dall’orizzonte in poi”, di produzioni Rai Fiction. Le sue parole: “Ho sentito che dopo quaranta anni ci fosse il bisogno di riaffrontare quella storia. E’ una ferita aperta per tutti, anche per me, che allora avevo 13 o 14 anni.”, confessa il cineasta. “Ho pensato fosse molto interessante cercare di ripercorrere i fatti con questa distanza, anche dando uno sguardo su quell’Italia, su com’eravamo. Tornare a quei fatti mi ha permesso di capirli molto meglio, anche perché siamo andati a fondo, abbiamo studiato molto prima di girare”, racconta Marco. “La storia di Alfredino appartiene alla memoria di tutti gli italiani”, afferma. “Anche quelli che non l’hanno vissuta. Proprio per questo abbiamo sentito una responsabilità maggiore nell’abbracciare il progetto. Tutti hanno veramente dato il massimo. Pur avendo seguito i verbali, abbiamo cercato di uscire dalla pura cronaca, di scavare negli animi dei personaggi e attraverso di loro raccontare un affresco dell’Italia di quell’epoca. Siamo scesi nel pozzo insieme agli speleologi e ai volontari, vissuto con loro l’impossibilità di calarsi, la claustrofobia e la frustrazione di non poter salvare Alfredino”, aggiunge Pontecorvo che spiega: “D’accordo con la famiglia Rampi si è deciso di non far vedere mai il bimbo nel pozzo. Spero che siamo riusciti a rendere la sua assenza una presenza ancor più forte che se fosse stato in scena”, conclude il regista.

Cast

Una struggente e intensissima Anna Foglietta interpreta Franca Rampi, mamma del piccolo, [Kim Cherubini]:“È stato forse il ruolo più difficile della mia vita. La cosa importante era restituire la grandissima dignità di questa donna straordinaria e non dare una morbosità al racconto, anche per fare definitivamente chiarezza sulla vicenda”, commenta l’attrice romana. “Cerchiamo di raccontare anche il risvolto positivo che c’è stato alla fine di quella tragica storia.” Luca Angeletti nel ruolo di Ferdinando Rampi, il padre di Alfredo; Massimo Dapporto nei panni dell’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, Beniamino Marcone [Marco Faggioli, impegnato a coordinare le prime operazioni di soccorso nel luogo]; Daniele La Leggia [Tullio Bernabei, caposquadra del gruppo di speleologi, fu lui a calarsi nel pozzo per primo]; Daniele Mariani [Piero Moscardini, Vigile del Fuoco, cugino di Nando Broglio]; Francesco Acquaroli è l’ingegnere civile, Comandante dei Vigili del fuoco, Elveno Pastorelli; Giacomo Ferrara [Maurizio Monteleone, il giovane speleologo]; Riccardo De Filippis [il grande Angelo Licheri, minatore del Sulcis]; Valentina Romani [volontaria del Club Alpino Italiano, geologa e fidanzata di Tullio Bernabei, Laura Bortolani]; Vinicio Marchioni è Vigile del Fuoco padre di quattro figli, Nando Broglio: “Il vigile del fuoco che è stato più in contatto con Alfredo, tenendogli compagnia. Ascoltandolo ore e ore e ore e ore, fino alla fine”, spiega Vinicio. È uno dei Corpi nazionali più amati, perché son quelli che mettono in sicurezza tutto e poi se ne vanno prima che arrivino le telecamere”, conclude.

Il Lieto Fine

“Dopo tanti no ad altri produttori negli anni, abbiamo accettato la richiesta dei produttori [Lotus e Sky] di realizzare l’opera audiovisiva, perché per la prima volta ci è stata posta nella maniera giusta, con un approccio così chiaro e etico, abbiamo trovato una perfetta comunione di intenti, ovvero permettere a tutti gli italiani di riconciliarsi con questa storia, raccogliendo tutti insieme i frutti nati da quell’evento doloroso”, spiega Daniele Biondo, responsabile con la Presidente Rita Di Iorio del Centro Alfredo Rampi, nato per volontà di Franca Rampi. “In quegli anni i sismi e fatti come questo di Alfredino ci hanno fatto comprendere la necessità di una struttura di intervento nelle emergenze”, interviene Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione Civile. “Ci sono stati interpreti di quel bisogno come il Presidente Sandro Pertini e una mamma coraggiosa come Franca Rampi che ha trovato la forza di dare una spinta al Paese”, riflette Curcio. Antonella d’Errico, Executive Vice President Programming Sky Italia, svela che “quella di raccontare la storia del piccolo Alfredo Rampi è stata una scelta non semplice, sulla quale ci siamo interrogati molto”, ammette. Centrale nella scelta, “è stata la possibilità di raccontare a tutti cosa è successo dopo, quando i riflettori e le telecamere si sono spenti. In quei giorni l’Italia ha assistito ad una trasformazione civile e sociale davvero importante. Una storia di indicibile tenacia e altruismo. Franca e Ferdinando Rampi, sempre uniti, hanno lottato per migliorare quel Paese che non aveva saputo aiutarli, dando una grande lezione di vita a tutti noi. Ecco perché questa storia doveva essere raccontata, a chi l’ha vissuta e ai più giovani che non ne hanno memoria.” È questo che abbiamo imparato da questa grande storia: quando si combatte tutti insieme, si può anche perdere, ma non si è mai del tutto sconfitti. Alfredino –  Una Storia Italiana’ ne dona un ritratto particolare, estende la vista di un evento doloroso strumentalizzato a pieni giri da rotocalchi e televisioni, che appartiene alla memoria storica dell’Italia e da cui è scaturito qualcosa di prezioso: la vicenda di Alfredino diede infatti un impulso decisivo alla costituzione di un corpo e servizio nazionale quale il ministero della Protezione Civile [Legge 225 del 1992] contemporanea come la conosciamo oggi e grazie alla determinazione e forza di Franca Rampi si sono gettate le basi per la costruzione del Centro Alfredo Rampi, che promuovere la prevenzione dal rischio ambientale e un miglioramento del soccorso nelle emergenze.