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Buon giorno a tutti

Prima di iniziare come al solito la nostra argomentazione, che oggi verterà su un personaggio un personaggio molto discusso, sto parlando di Eva Duarte, moglie di Juan Domingo Perón Presidente dell’Argentina dal 1946 al 1955 e rieletto alla stessa carica nel 1973, voglio raccontarvi una favola che ad un primo acchito può sembrare banale, care lettrici e cari lettori, però, in realtà mi ci sono rispecchiata un pochino anch’io e sono rimasta colpita quando l’ho letta. Recita così: Disse un’ostrica ad una vicina:” Ho veramente un gran dolore dentro di me. È qualcosa di pesante e tondo e sono stremata.” Rispose l’altra con borioso compiacimento: “ Sia lode ai cieli e al mare, io non non ho dolori in me. Sto bene e sono sana dentro e fuori.” Passava in quel momento un granchio e udì le due le due ostriche e disse a quella che stava bene: “ Sì tu stai bene e sei sana; ma il dolore che la tua vicina porta dentro di sé è una perla di straordinaria bellezza. È la grazia più grande quella dell’ostrica. Quando le entra dentro un granello di sabbia, una pietruzza che la ferisce, non si mette a piangere, non strepita, non si dispera. Giorno dopo giorno trasforma il proprio dolore in una perla: il capolavoro della natura. Spero che questa favola arrivi al cuore anche a voi, cari lettori, proprio come è arrivata a me.

Eva Perón

Los Toldos è una cittadina ai margini della pampa. La data di nascita di Eva è a tutt’oggi controversa . Tanto per avere una base accettiamo per buoni il luogo e la data ufficiali. Los Toldos 7 maggio 1919. Si presume che una volta insediatasi alla Casa Rosada, come consorte del presidente argentino Juan Domingo Perón, abbia fatto, diciamo così, aggiornare i suoi dati anagrafici, invecchiandosi, per non dare adito a voci secondo cui il presidente argentino avrebbe preso come seconda moglie una ragazza molto più giovane di lui, per di più attrice. Nacque dalla relazione extraconiugale tra Juan Duarte e Juana Ibagueren, ( era quindi una figlia illegittima). Il padre era un proprietario terriero già sposato con figli e la madre era la governante della “ fattoria” di quest’ultimo. Quando si insediò alla Casa Casa Rosada insieme al marito, la prima cosa che fece fu creare una fondazione a suo dire “per tutti quei descamisados che avevano favorito l’ascesa al potere di suo marito .” È vero che il più delle volte accoglieva le suppliche di quei poveracci, al contempo ,però ,dalla fondazione traeva altresì molti vantaggi e guadagni . C’era un contrasto ben evidente tra ciò che proclamava ed il comportamento che teneva in pubblico. Sosteneva fermamente di essere contro tutte quelle signore latifondiste , le quali ostentavano ricchezza e la invitavano ogni sera nei loro circoli, inviti che lei si preoccupava di non accettare naturalmente, ma al tempo stesso quando si presentava alla fondazione aveva un modo di fare e di vestire molto appariscente a tratti quasi pacchiano. Il peronismo diventa sempre di più il suo movimento, è lei che infiamma la folla ed è ancora una volta lei che acclamano quando il marito si affaccia al balcone della Casa Rosada per tenere un discorso alla nazione. Eva è un tutt’uno con il suo movimento, lo incarna alla perfezione, diventa un idolo, un’icona, qualcuno a cui tutti possono ispirarsi, anche i più reietti essendo stata a sua volta una reietta. Eva venne colpita da una malattia che le consumava le ossa pian piano, un cancro, il quale però non l’ebbe mai vinta anche se le procurò la morte. In uno dei suoi ultimi giorni di vita, si trascinò al balcone della Casa Rosada e con l’impeccabile chignon annodato sulla nuca, il volto devastato coperto di cerone, il corpo emaciato, trasparente in uno dei suoi tailleur, sorretta all’esile vita da entrambe le mani del marito, pronunciò il suo ultimo discorso davanti a quel popolo che tanto amava, per il quale a suo modo si era prodigata per la sua intera esistenza. Si udì uno scrosciare di applausi che fece eco per tutta la piazza, persone commosse che urlavano il nome di Eva, quasi come questo momento dovesse rimanere impresso per sempre nel tempo. Eva morì lentamente. Morì alle 20:30 del 26 luglio del 1952 . Faceva freddo, pioveva. Come in un gennaio boreale. Quando venne emesso il comunicato ufficiale della morte di Eva, una folla eterogenea di cittadini che pregava e piangeva, non tardò ad assieparsi davanti ai cancelli di Palazzo Unzué dove era stata trasferita dopo l’aggravarsi della malattia, per rendere omaggio ad Evita , come l’apostrofarono i suoi seguaci benevolmente. Anche Perón, in occasione dei funerali della moglie, dovette ammettere : “ Non sapevo l’amassero tanto.” Egli al tempo del suo terzo mandato, al momento del suo insediamento al governo, nel suo discorso alla nazione, si servì ancora di lei, sapendo di infiammare la folla per il fatto che Eva anche da morta era più amata di lui, mossa strategica che gli valse il sostegno di molti, anche se, e questo è innegabile, i tempi erano cambiati . Perón allora lesse una lettera che la moglie aveva scritto qualche tempo prima di morire, sentendosi vicina alla fine dei suoi giorni: “ Se dovessi morire prima di Perón, voglio che questa mia volontà, l’ultima della mia vita venga letta pubblicamente in Plaza de Mayo il 17 Ottobre davanti ai miei cari descamisados, voglio che sappiano che Perón è il mio sole ed il mio cielo. Perón ,fatta una dovuta pausa, dopo aver letto tutta la lettera di Eva, stabilì che il 17 Ottobre fosse celebrato come il giorno di Santa Evita . Eva era il peronismo. “ Quando sarò morta, toglietemi lo smalto rosso dalle unghie e lasciatemele del loro colore naturale.” #evaperón