Roberto di Stefano è un designer di accessori cosmopolita ed eclettico, nato in Svizzera ma trapiantato prima a Roma, poi a Berlino e infine a Londra.
La presentazione della sua prima collezione risale al febbraio 2017, durante la Milano Fashion Week. È apparso sulla piattaforma Vogue Talents di Sara Maino e le sue creazioni sono state citate dalle principali riviste di moda.
Per la sua ultima collezione, Roberto di Stefano ha scelto una svolta eco-friendly. Le borse sono completamente sostenibili, vegane e cruelty-free, grazie alla collaborazione con l’azienda messicana “Desserto“,
fondata da Adrián López Velarde e Marte Cazárez, che ha brevettato un pellame innovativo ottenuto dalla pianta di cactus. La pelle prodotta nelle piantagioni di cactus di “Desserto” non solo è sostenibile ma anche biodegradabile, duratura e di alta qualità.
A rimarcare il suo interesse per la sostenibilità, dopo aver presentato la nuova collezione all’interno dello spazio SHOWCASE di Altaroma, di Stefano ha lanciato un nuovo progetto, un talk articolato in più capitoli e intitolato “Sustainable Voices“.
Protagoniste sono sei donne, la cui visione e il cui impegno quotidiano verso le tematiche green viene raccontato tramite “ritratti”.
Valeria Margherita Mosca, Olga Pirazzi, Chiara Tronville, Orietta Pelizzari, Giorgia Cantarini, Cosetta Giorgetti: sei personalità dai background eterogene che interpretano a loro modo le creazioni di Roberto di Stefano ed esprimono la loro sustainable vision.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Roberto di Stefano, che ci ha raccontato qualcosa in più sul suo brand e sui suoi ultimi progetti.
Intervista a Roberto di Stefano
Nato e cresciuto in Svizzera con una formazione tra Roma e Berlino, nonché tanti progetti in giro per il mondo: come è iniziato il tuo percorso nel mondo degli accessori?
Ho capito molto presto che gli accessori mi attraevano di più rispetto al Ready to Wear. Io non nasco come appassionato di moda, ma come creativo. Amo l’arte, la lettura, la scrittura. L’attrazione verso la moda si è sviluppata successivamente. Gli accessori per me sono quasi sculture, un modo per esprimermi. Nel Ready to Wear bisogna tener conto del corpo femminile, saperlo valorizzare. Con l’accessorio mi sento più libero di creare ed immaginare.
Come e perché nasce la collaborazione con “Desserto”? Raccontaci un po’ di più del tuo interesse per i materiali eco-sostenibili.
Era ormai da un anno e mezzo che sentivo di dover dare un contenuto intrinseco, un valore in più alla borsa, oltre il design e l’estetica. Dopo mesi di ricerche e test su materiali vegetali ho scoperto “Desserto”. Un materiale nuovissimo, versatile, prodotto in Messico e derivante dal cactus. L’ho scelto perché è l’unico, al momento, a potermi garantire qualità e durabilità. Inoltre, da pochissimo è stato approvato da Peta ed è stato finalista del contest LVMH Innovation Award.
Hai presentato la tua collezione sostenibile e made in Italy tramite una serie di video intitolata “Sustainable Voices”. Come nasce questo progetto? Qual è il suo messaggio principale?
Il video è il primo capitolo di una serie. È stato presentato digitalmente durante la settimana della moda. Volevo raccontare il prodotto e parlare di sostenibilità in maniera autentica, vera e non banale. Non mi interessava un video glamour con bellissime modelle. Ho scelto quindi sei donne intelligenti, diverse tra di loro. Donne speciali che nell’ultimo anno hanno supportato la moda consapevole e sostenibile. Ognuna a modo suo, con passione e dedizione.
Le protagoniste di “Sustainable Voices” sono donne attente alla sostenibilità. Come le hai scelte?
Grazie ad uno scouting sui progetti e le innovazioni sostenibili dell’anno passato. In questo modo siamo entrati in contatto con queste fantastiche donne e abbiamo catturato le loro personalità. C’è Valeria Margherita Mosca, forager, ricercatrice ambientale e direttrice di Wood*ing – un laboratorio di sostenibilità alimentare e cooperazione ambientale. Poi c’è Olga Pirazzi, responsabile del progetto Fashion B.E.S.T. di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto; Chiara Tronville, giornalista di moda; Orietta Pelizzari, esperta di mercati e relazioni internazionali, consulente e fashion advisor. Infine partecipano Giorgia Cantarini, senior editor de L’Officiel Italia nonché responsabile del progetto Sustainable Style di Pitti Immagine e Cosetta Giorgetti, make up artist e fondatrice di Co_Organic Skincare . Il pensiero di queste sei donne è stato raccontato attraverso una serie di ritratti e un video diretto da Federico Ghiani.
Qual è il processo creativo dietro una borsa “Roberto di Stefano”? Dove hanno origine le tue idee, da cosa o da chi prendi ispirazione?
Il processo creativo a livello di design è estremamente libero. Cerco di non farmi influenzare troppo dalle mode, anzi cerco di analizzarle. Studiare i colori, le forme e i volumi, cercando di creare proporzioni e connubi interessanti. Abbinare materiali caldi a materiali freddi, mixare elementi sportivi a linee austere e rigorose, loghi maxi su volumi mini. Da sempre mi affascinano le contraddizioni, gli ossimori. Per quando riguarda i materiali c’è una continua ricerca di materiali alternativi, vegani, sostenibili e cruelty free che è in continua evoluzioni.
Se dovessi scegliere tre aggettivi con i quali descrivere il tuo brand, quali sarebbero?
Di design, sostenibile, di qualità.
Si dice che la borsa è lo scrigno dei desideri di una donna. Cosa ne pensi?
È una frase molto ‘carina’ ma non penso che la borsa sia uno scrigno dei desideri. Oggi le donne sono più forti e consapevoli. Non hanno voglia di finzione, ma di autenticità. La borsa è un elemento importante, ma è un oggetto. Il brand e la filosofia le deve rappresentare, il design deve appagare la loro voglia di bello e deve distinguerle dalle altre.
Si ringrazia per le immagini e per l’intervista Michele Leva di “S2B Press” (Milano).