Uomo d’azione, designer eclettico georgiano, Demna Gvasalia, co-fondatore nel 2014 con il fratello Guram del collettivo di menti creative Vetements. Enfant terrible dal passato sociale complicato: “Quando avevo 12 anni e non avevo un posto dove vivere”, ricorda, “portavano pane e farine… Consegnavano tutto tramite gli elicotteri, anche quando eravamo nel bel mezzo delle montagne. La mia storia sembra una di quelle trame da film hollywoodiano, ma è successo davvero. Sono cose realmente accadute.” Demna e la sua famiglia furono costretti ad immigrare – a seguito della pulizia etnica ad opera dei separatisti abkhazi (1991-93) – tra Ucraina e Russia: ”Solo poche persone hanno una solida conoscenza del conflitto georgiano, anche si è trattato di una vera e propria guerra”.
Laureatosi nel 2001 in economia internazionale presso l’Università statale di Tbilisi, conoscitore di sette lingue, arriva in Occidente, a Düsseldorf in Germania con l’intento di avvicinarsi e perseguire il suo sogno più recondito a causa delle divergenze familiari. Così si trasferisce ad Anversa, in Belgio, dove si iscrive alla Royal Academy of Fine Arts indirizzo Fashion Design. Accademia frequentata da creativi del calibro di Dries Van Noten e Ann Demeulemeester, che lo portò a collaborare nel 2007 con Walter van Beirendock, e da Louis Vuitton nel 2013, dove fu chiamato per lavorare come Senior Designer con Marc Jacobs nel ready to wear femminile.
Un temporale di qualità e pragmatismo dalla parte più sfortunata del Muro di Berlino ammattisce selvaggiamente l’assetto, l’artificiosità del sistema Moda, quando il 7 ottobre 2015 venne chiamato da François-Henri Pinault in persona al posto di Alexander Wang come direttore artistico delle collezioni Balenciaga: “Ho avuto la fortuna di lavorare in Francia, di vedere Parigi da vicino, di respirare l’atmosfera della settimana della moda e delle grandi case di moda”. Fa il suo debutto nel marzo 2016 quando presenta la sua prima sfilata femminile per la collezione autunno-inverno 2016, distorcendo sempre di più il significato di Haute Couture, ora celebrazione della fusione tra streetwear e lusso attraverso nuove sfaccettature, senza definizioni, perchè gli abiti sono fatti per essere indossati, come da sempre proclama lui. Take it or leave it. Da quando Gvasalia è entrata a far parte della società francese di 83 anni, le vendite annuali sono più che raddoppiate a $1 miliardo.
Premiato ai fashion awards come miglior “International urban luxury brand” per Vetements, il 5 dicembre 2016 Demna Gvasalia vince il premio “International Ready-To-Wear Designer” ai Fashion Awards ed il 5 giugno 2017 si aggiudica l’“International Designer of the year” ai CFDA Fashion Awards. Nel giugno dello stesso anno, la maison Balenciaga espone il suo primo defilé maschile primavera-estate 2017, lanciando i primi capi aperti alla ricerca firmati Demna Gvasalia. Considerato il figlio spirituale di Martin Margiela, nelle sue sfilate si innesta uno storytelling che è il fulcro della sua visione creativa, del suo vivere: “La moda è vita. Nessuno cammina nudo o sempre vestito con le stesse cose. Sono una stratificazione di reminiscenze”. Flashfoward-man follemente in amore con la logica della sperimentazione formale e funzionale che va verso la consapevolezza: “È molto confuso questo modo di lavorare e credo che ad un certo punto succederà qualcosa che farà cambiare questo sistema. È un po’ come vivere alla fine degli anni ’60, ma in modo moderno,” ragiona Demna. “Stanno avvenendo cambiamenti importanti anche se non ce ne accorgiamo, perché tutto avviene online.”
Dimettendosi da Vetements nel settembre 2019 Gvasalia lasciò l’opinione pubblica con aria inverosimile: “Ho fondato Vetements perché ero stufo della moda e contro ogni previsione la moda è cambiata una volta e per sempre da quando è apparso Vetements e ha anche aperto una nuova porta per tanti. Quindi sento di aver portato a termine la mia missione di concettualista e innovatore presso questo marchio eccezionale e Vetements è maturato in un’azienda che può evolvere il suo patrimonio creativo in un nuovo capitolo da solo”. Alla guida del timone creativo di Balenciaga, prende subito una posizione tanto inattesa quanto strategica riguardante il trasferimento da Parigi a Zurigo. Il designer al momento si divide tra le due città, passando tre settimane in Svizzera e una in Francia. Per facilitare il tutto, Balenciaga ha creato per lui un atelier anche a Zurigo, mentre il team creativo con cui lavora fa avanti e indietro tra una capitale e l’altra.“Il trasferimento mi ha aiutato a capire cos’è per me la moda oggi, cos’è per Balenciaga e per Vetements”.
Nella sua persona si è realizzato per la prima volta, in modo eminente, l’incontro fra l’aspirazione rivoluzionaria a distruggere certi vincoli del passato giocati in superificie e l’essere divenuto il detonatore, lo strumento di appagamento e il simbolo di una generazione nuova che si stava affacciando, la cosidetta #GenerationVetements. “Penso di trovarmi in una posizione particolare, in cui posso esprimermi abbastanza liberamente, soprattutto dal punto di vista creativo. A volte sì, devo soppesare ciò che sto per dire o quello che farò, in modo da non dare il messaggio sbagliato. Ma ho anche l’opportunità di essere un esempio, di essere in grado di ispirare qualcuno”.
È uno degli esempi che provano come la virtù, l’uguaglianza, il rinnovamento sociale non si impongono dall’alto con la violenza, sia pure disinteressata e chirurgica, ma sono conquiste dell’umanità lente e tribolate.