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Ha cercato i contrasti. È andato a riscoprire quella Roma meno venerata, per niente conosciuta, quasi bistrattata. E lì, in quei luoghi, il vuoto di opulenza ha fatto a pugni con la bellezza. Così è accaduto che la metropolitana o un cantiere abbandonato sono stati riempiti dalle geometrie di Antonio Martino, classe ’75 salernitano che sin da bambino aveva ben chiaro quale sarebbe stato il suo percorso.

Da Salerno a Roma per inseguire un sogno. A che punto della tua carriera ti senti?

Sento che sto percorrendo un bellissimo viaggio, che sono su una strada giusta e che quest’anno ho messo un nuovo importante tassello nel mio percorso professionale.

Il tuo esordio a Milano moda. Quanto hai aspettato questo momento? Che sensazioni hai provato?

Milano fashion week non era nei miei pensieri. Ma a dicembre mi è arrivata la proposta di partecipare a uno degli eventi collaterali con un target principalmente legato al mercato Russo. È stato tutto inaspettato. Una grande emozione. Bisognava presentare la collezione con un video. Ho impiegato molto tempo per pensare a come realizzarlo. Bisognava trasferire nel video quanto solitamente accade dal vivo. Una grande responsabilità. Volevo qualcosa che raccontasse me, ma che al contempo portasse un messaggio e lasciasse una scia di emozioni. E così è stato.

Cosa vuol dire presentare una collezione online?

Manca tutta l’adrenalina del retro sfilata.  Non vivi i tempi della sfilata normale e manca il pathos. Rischierebbe di venire meno anche l’emozione cha lascia spazio all’attesa. Direi, però, che paradossalmente è forse più complesso produrre un evento in remato che dal vivo. Quando arriva il tuo momento, hai la consapevolezza di aver fatto delle cose e che ormai non si torna più indietro.

Il tuo è stato un omaggio a Roma. Cosa ti ha ispirato nella creazione della tua capsule collection?

Amo Roma sin da quando ho deciso di farla diventare la mia città d’adozione. Sono andato alla ricerca di luoghi meno conosciuti e ho provato a dar loro valore con i miei abiti. C’è un tema ricorrente che è il colore rosso; un omaggio, anche questo, ai tramonti ottobrini romani che hanno una magia particolare. E mi è piaciuto giocare con il contrasto dei luoghi abbandonati e i miei abiti importanti e l’idea delle geometrie della Roma classica con le mie linee rette ben definiti. Così è nata la mia metropolitan couture.

Come definiresti lo stile di questa collezione?

Un progetto contemporaneo misto a uno stile concettuale. L’abito diventa un racconto di sé.

Foto di Alessandro Rabboni