Uno squarcio, un gesto radicale, un gesto culturale, un gesto di
moda: riaprire un teatro, anche se per pochi istanti, in un momento in cui
questo è negato e prendere in mano una forbice per tagliare tutto.
Sfila al Piccolo Teatro di Milano l’ Act
Collection di Valentino.
Un gesto quasi punk.
Come i tagli sulle tele di Lucio Fontana, Pierpaolo Piccioli prende in mano la forbice e abbrevia la silhouette, accorcia gli orli delle gonne facendoli diventare cortissimi, così come quelli dei pantaloni dell’uomo che vengono troncati alla caviglia.
La lama scorre come una spada ed agisce senza indugio portando a nuove proporzione e riducendo gli abiti da sera a pannelli volanti tenuti insieme da nodi.
Il corpo, ingabbiato in una reta fatta dei cut out della maglieria e dei cappotti, si libera mostrandosi.
La sensualità diventa atteggiamento, consapevolezza del corpo che radicalizza il romanticismo in un istante liberatorio e si veste di pizzi, superfici lavorate e reti che mostrano invece di nascondere.
Trasparenze e stratificazione, tacchi alti e stivali fatti di petali di gomma, sono gli elementi di un gioco in cui esibire e celare.
Con gesto incisivo, radicale, minimale, anche la palette si riduce a bianco e nero, avorio e, come il tocco di luce che trapela dalle fessure, oro spalmato ed una mantella argentata nel finale.
Il monocromatico varia in tratti fluorescenti e acrilici, nei tocchi optical delle stampe maculate, a pois, a scacchi, a quadri, che diventano tridimensionali grazie ai cut out.
La pelle e le borchie degli accessori sono radici che ancorano tutto al qui e ora. Ci sono i modelli delle famiglie di Valentino Garavani, Rockstud, VLogo Signature, Atelier. Ci sono le borchie, simbolo punk, ma anche segno di un attitude romantica e anticonformista, sulle punte delle pump nude e sulle borse.
E poi c’è l’altro gesto, un omaggio a Milano e alla cultura.
Gesto d’amore da parte di Valentino e Pierpaolo che, come il teatro, proseguono la loro ricerca nella diversità di ogni singolo individuo e nell’umanità per trasmettere i valori di inclusività alla loro comunità, e conclusosi con la performance di Cosima la sera della sfilata.
La musica dell’Orchestra del Teatro Verdi risuona, i modelli iniziano
a salire sul palco, il pensiero guida le azioni, senza schemi e limiti, con la
grazia della memoria, la poesia illumina il palco buio.
Sensualità e romanticismo, con un gesto estremo, sul palco del Teatro Piccolo l’identità
di Valentino diventa realtà, nutrita di memoria, ma non di nostalgia, in un guardaroba
senza compromessi, condiviso tra uomo e donna.
… io buco; passa l’infinito di lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere… invece tutti hanno pensato che io volessi distruggere: ma non è vero io ho costruito, non distrutto”.
Lucio Fontana