Congress affirms Biden’s win – questo il titolo in prima pagina del Washington Post che mette fine alla lunga e drammatica giornata di ieri.
Una giornata che ha visto il mondo intero assistere incredulo all’assalto al Congresso da parte dei sostenitori di Donald Trump. Anche se in realtà già da settimane nella rete si rincorrevano voci e notizie su presunti piani per un assalto nella sede del Campidoglio degli Stati Uniti.
Donald Trump aveva infatti contestato fin dai primi risultati l’esito delle cinquantanovesime elezioni presidenziali della storia degli Stati Uniti, ma sia la Camera, che il Senato, hanno bocciato tutti i ricorsi dell’ex Presidente Repubblicano.
Per la vittoria sono necessari 270 grandi elettori e la sessione congiunta del Congresso del 6 gennaio aveva come obiettivo quello di conteggiare i risultati del Collegio di ogni singolo Stato, certificando la vittoria del candidato Presidente solamente in seguito a due ratifiche.
Dopo che Trump aveva attaccato le istituzioni, compresa la Corte Suprema e il Dipartimento di Giustizia, si è quindi arrivati alla sessione di ieri, interrotta a causa di violenti sommovimenti.
Le notizie giunte, ad ora, parlano di quattro morti e diversi feriti, mentre la polizia ha confermato che sono stati rinvenuti ordigni esplosivi davanti al quartier generale sia della Dnc (Democratic National Convention) e sia della Rnc (Republican National Convention).
A Washington è stato dichiarato lo stato d’emergenza fino al 21 gennaio, giorno successivo all’insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Intanto, alla Casa Bianca si fa sempre più insistente la voce di un’ipotesi di rimozione immediata di Donald Trump, facendo ricorso al XXV emendamento della Costituzione che prevede la possibilità di rimuovere il presidente dalle proprie funzioni e sostituirlo con il vicepresidente.
Sempre il Washington Post ha scritto che Trump rappresenta una minaccia per la democrazia americana e va rimosso.
Aprendo la seduta per certificare la vittoria di Joe Biden (306 grandi elettori, a fronte dei 232 di Donald Trump) il Segretario di Stato Mike Pence ha condannato l’assalto dei sostenitori di Donald Trump con queste parole: “Non avete vinto, la violenza non vince mai”.
Facebook ha bloccato Donald Trump per 24 ore, un gesto simile a quello di Twitter, che aveva bloccato Trump per 12 ore . Anche se tali decisioni non sono restate immuni alle polemiche, soprattutto per quanto riguarda la libertà di parola e pensiero.
Ad ogni modo, il “dark day in the history of the United States Capitol” si è concluso con Trump che, nonostante continui a non accettare la sua sconfitta, ha assicurato che la transizione sarà ordinata.
Analisti ed esperti però si interrogano sulle tante voci che compongono gli Stati Uniti, quella terra simbolo di libertà e diritti, che sembra ora intrappolata in profonde e difficili contrapposizioni.