E’ il nome associato alla storia del calcio: Maradona.
La massima espressione del pallone diventata mito mondiale.
Dall’ indigenza di Villa Fiorito, povera periferia argentina, all’ affermazione nel Boca Juniors, fino a quei 7 anni al Napoli che lo hanno reso semplicemente indimenticabile: Diego Armando Maradona ha fatto il salto del riscatto. Giocava nel fango, nonostante la fame, nonostante nessuno gli avrebbe mai predetto un futuro da campione. Eppure, quel ragazzino empatico che consolava i suoi avversari sconfitti, ne ha fatta di strada.
Maradona era un combattente nella vita e nello sport e in ambedue ha vinto come perso. Ma il suo indomito spirito anarchico, di sete per la libertà, lo ha reso icona dei deboli e della cultura popolare. Il suo pensiero, talvolta controcorrente è stato fonte di ispirazione, tanto per artisti illustri, che per uomini della strada. Perché el pibe non ha mai dimenticato da dove è partito.
Maradona univa, Maradona separava. Le sue critiche agli Stati Uniti, l’appoggio alla Cuba di Fidel Castro o al Venezuela di Hugo Chavez erano sinonimo di un animo che si batteva per chi viveva nel Sud del mondo, quel Sud sempre oppresso e sfruttato dai potenti, come del resto era stato per la sua Argentina. Non a caso sul braccio destro portava un’icona per tutti quelli che hanno combattuto per la giustizia e la libertà, o sognato un mondo di eguali: Che Guevara.
Maradona è penetrato nell’immaginario collettivo grazie alla televisione, alla musica, alle migliaia di graffiti sparsi in tutto il mondo, alle mostre dedicate, alle canzoni, fino al cinema con i film e documentari che ne hanno ricostruito la storia, i successi e le cadute.
Il suo ritratto è stato tratteggiato con infinite, ma sempre calzanti metafore, il Pibe de oro, o il Re Puma, che riprendono le sue caratteristiche fisiche, professionali e comportamentali.
La sua vita è stata caratterizzata dalla dipendenza cronica dalla droga; in seguito vi è stato l’aumento di peso con un conseguente declino psicofisico, e una travagliata vita privata.
Si potrebbe dire genio e sregolatezza, forse. Resta innegabile che Maradona è riuscito a fare di un semplice gioco un’arte da tutti ammirata.
Ricordiamolo quindi con le sue parole :
«Grazie per aver giocato a calcio. È lo sport che mi ha dato più allegria, più libertà, come toccare il cielo con la mano. Grazie alla pelota. Scriverei questo sulla lapide».