Il rapporto ancestrale tra uomo e natura
L’architetta di Beirut Aline Asmar d’Amman è stata una dei protagonisti alla fiera di Edit Napoli 2020, all’evento ha presentato un progetto nato in collaborazione con Laboratorio Morselletto.
Il titolo dell’opera è “The Memory of Stones”, una collezione che celebra e rappresenta la poeticità della materia, tramutandola in facendone scultura e arredo, ma senza intaccarne l’essenza e la naturalezza. Le venature del marmo lavorato a Vicenza risaltano all’occhio immediatamente, e nell’opera dell’architetta designer sono esaltate le bellissime imperfezioni della materia, mai celate o eliminate.
Gli elementi decorativi sono funzionali e creano un bellissimo contrasto tra forme elementari su superfici ruvide, un connubio che narra quel legame ancestrale tra uomo e natura.
L’artista ha fatto si che fossero i materiali ad esprimersi, ha disegnato sedute e tavoli grezzi, con costruzioni sommarie, semplici assemblaggi che hanno lasciato parola libera al marmo.
A parlarci del suo lavoro è la stessa Aline che ho avuto il piacere di intervistare, di seguito l’intervista che l’architetta ha concesso alla redazione di Spaghettimag.
1: Come è nata la collaborazionecon l’Atelier Morseletto?
Durante le mie numerose visite alle cave e alle fabbriche di marmo italiane nell’ultimo decennio, ho avuto modo di incontrare incredibili artigiani e sarti del marmo come Deborah Morseletto, terza generazione del Laboratorio Morseletto, a Vicenza. Le competenze del Laboratorio sono apprezzate da artisti e architetti di tutto il mondo, ma ciò che ha dato il via a questa particolare collaborazione è stato il forte legame con Deborah, che è altrettanto desiderosa di conservare i tesori in un giardino molto grande, come il cortile di casa. Molte delle nostre conversazioni sul nostro progetto a Parigi, New York, Riyad o Venezia, sono avvenute lì, camminando tra gusci di colonne di marmo vuote, lastre bruciate o blocchi grezzi usati, fantasticando su ciò che è stato realizzato e ciò che si può ancora fare con queste bellezze.
C’è qualcosa di spontaneo e magico nell’eleggere i primi pezzi da scolpire e trasformare, è un delicato equilibrio di intuizione e precisione. Poi arriva la maestria e il talento dei sarti del marmo: alcuni di questi pezzi sono scolpiti, martellati, graffiati e rifiniti a mano come un abito di alta moda. È l’incontro tra gli elementi grezzi e i gesti preziosi, la natura e l’uomo, utilizzando l’ultimo lusso dell’alto artigianato per raggiungere il circolo prodigioso della sostenibilità.
2: La tua collezione vuole far conoscere i doni della terra e del mondo minerale. Cosa vuoi esprimere con questa collezione?
Con la collezione di sculture funzionali “The Memory of Stones” ho voluto raccontare l’affascinante storia di una costante conversazione tra l’uomo e la natura attraverso la materialità del marmo in dialogo con le texture e le cicatrici lasciate sulle pietre di Vicenza dall’uomo, il tempo e le macchine giganti. La pietra dura di Vincenza è spesso usata come solida base su cui le colossali seghe, tagliando il marmo, lasciano cicatrici casuali, creando un disegno astratto e casuale impossibile da imitare. Questa sorta di memoria muscolare incastonata nella pietra di Vincenza è un filo invisibile con i marmi trasformati sul suo letto. La bellezza non riguarda solo la perfezione, ma anche la memoria emotiva, i simboli, la cultura, le storie, a volte tinteggiate dal buio e dalle ferite. Per questo ho scelto di fotografare questi pezzi a Cava Arcari, sulle colline Berici del Nord Italia, dove i Morseletto estraggono la pietra Vincenza. Sono il risultato di un viaggio profondo, “la ricerca della poesia concreta”, un’idea di trasmissione di un messaggio profondo con la materialità, una ricerca abbracciata da creativi, artisti e poeti fin dall’alba. Il silenzio, la luce, la nebbia della cava sotterranea scavata collega in modo potente la coscienza umana con la natura. In qualche modo, spero di trasmettere lo stesso potere con questi elementi radicali, la cui presenza racchiude un’antica memoria e il più alto mestiere in fase di realizzazione.
3: Crede che le persone stiano finalmente comprendendo l’importanza dei materiali “naturali”?
Il marmo è il materiale più nobile di tutti, un paesaggio a sé stante, un’ambita fisicità che evoca una bellezza senza tempo. È un pezzo di eternità fatto dalla natura stessa, nel cuore della terra, come un dono glorioso all’umanità. Non vedo il marmo come un materiale alla moda per esprimere il lusso o per decorare. Vedo il marmo come un tesoro mistico, un dono della natura all’uomo. Questo dono deve essere valorizzato e custodito, e molto di esso è spesso sprecato; quando un prezioso blocco di marmo viene tagliato o intagliato per creare una caratteristica architettonica eccezionale, i resti vengono spesso dimenticati, finendo nel cortile di un laboratorio di marmo. Dai frammenti ai blocchi giganti, questi pezzi sono ugualmente desiderabili e preziosi. Ho scelto di dare nuova vita a questi pezzi di marmo inediti in un approccio upcycling, sensibilizzandoli al loro valore, dialogando con la pietra dura di Vicenza scarificata su cui sono stati tagliati e lavorati.
4: Da dove nasce la sua ispirazione per i pezzi esposti?
Sono attratto dal mondo minerale della pietra e del marmo fin dalla prima infanzia. Venendo dal Libano e crescendo in una terra di miti e di antica archeologia lapidea che è sopravvissuta a tutte le avversità – le recenti vicende parlano ancora della costante rinascita dalla terra e dalle asce, vedo nella pietra e nel marmo le rare vestigia di un mondo ideale, un dono generoso della terra, resistente, ipnotizzante, nato dai terremoti e dai millenni, che seduce tutte le generazioni e le culture.
English Version
1: How did you start collaborating with the Morseletto atelier?
During my many visits to Italy’s quarries and marble factories in the past decade, I had the chance to meet incredible craftsmen and marble tailors like Deborah Morseletto, third generation of Laboratorio Morseletto, in Vicenza. The Laboratorio ‘s skills are prized by artists and architects all over the world, yet what was a trigger to this particular collaboration is the strong connexion with Deborah who is equally keen on conserving treasures in a very large garden like backyard. Many of our conversations about our project in Paris, New York, Riyad or Venice, have happened there, walking between empty marble column shells, scorched slabs or used unfinished blocks, fantasizing about what was achieved and what can still be done with these beauties.
There’s something spontaneous and magical about electing the first pieces to carve and transform, it’s a delicate balance of intuition and precision. Then comes the craftsmanship and talent of the marble tailors: some of these pieces are sculpted, hammered, scratched and hand finished like a haute couture dress. It’s the encounter between the raw elements and the precious gestures, nature and man, using the ultimate luxury of artisanal high craft to achieve the prodigious circle of sustainability.
2: Your collection wants to raise awareness of the gifts of the earth and the mineral world. What do you want to express with this collection?
With ‘The Memory of Stones’ collection of functional sculptures, I wanted to tell the fascinating story of a constant conversation between man and nature through the materiality of marble in conversation with the textures and scars left on the Vicenza stones by man, time and giant machines. The hard Vincenza stone is often used as a solid base on which the colossal saws, cutting the marble, leave random scars, creating an abstract random pattern impossible to imitate. This sort of muscle memory imbedded in the Vincenza stone is an invisible thread with the marbles transformed on its bed. Beauty is not only about perfection, it is about emotional memory, symbols, culture, stories, sometimes tinted with darkness and wounds. This is why I chose to photograph these pieces in Cava Arcari, in the Berici hills of Northern Italy, where the Morseletto family quarry the Vincenza stone. These pieces are the result of a profound journey ‘ the quest of concrete poetry’, an idea of transmitting a soulful message with materiality, a quest embraced by creatives, artists and poets since dawn. The silence, the light, the mist in the carved underground quarry connects human conscience with nature in a powerful way. Somehow, I am hoping to convey the same power with these radical elements which presence holds an ancient memory and the highest craft in the making.
3: Do you think people are finally understanding the importance of ‘natural’ materials?
Marble is the most noble material of all, a landscape on its own, a coveted physicality evoking timeless beauty. It’s a piece of eternity made by nature itself, in the heart of the earth, as a glorious gift to humanity. I don’t see marble as a fashionable material to express luxury or adorn a decor. I see marble as a mystical treasure, a present from nature to man. This gift has to be valued and cherished, and a lot of it is often wasted; when a precious marble block is sliced or carved to create an outstanding architectural feature, the remains are frequently forgotten, ending up in the backyard of marble workshops. From fragmens to giant blocks, these pieces are equally desirable and valuable. I chose to give new lease of life to these unseen pieces of marble in an upcycling approach, raising awareness about their value, in dialog with the scarified Vicenza hard stone on which they were cut and tailored.
4: Where does your inspiration for the pieces on display come from?
I am drawn to the mineral world of stone and marble since my early childhood. Coming from Lebanon and being raised in a land of myths and old stone archeology which has survived all means of adversity – the recent events still speak about the constant rebirth from earth and ashes-, I see stone and marble as the rare vestiges of an ideal world, a generous gift from earth, resistant, mesmerizing, born from quakes and millennia, seducing all generations and cultures.