Finchè c’è vita, c’è speranza!
“Il mondo piange, e piangono anche i fiori sulle stampe che abbiamo sviluppato per la collezione. Il mondo è malato, il mondo sta sanguinando, ma è ancora vivo. E finché c’è vita c’è speranza”.
E’ cosi che fa il suo esordio Felipe Oliveira Baptista nella commovente presentazione della nuova collezione Kenzo S/S 2021, presentata a Parigi, con uno show fisico e visibile in diretta streaming sulla pagina instagram del brand.
Una pandemia globale porta con sé cambiamenti nel modo di essere e pensare, di comportarsi, di agire, ti fa crollare tutte le certezze, rendendo instabile presente e futuro.
Di sicuro ha modificato per sempre i nostri paradigmi esistenziali, ma porta con se anche, paradossalmente, dei lati positivi, ci ha reso più umani, ci ha riavvicinato alle nostre origini e ci ha fatto apprezzare il valore della vita e delle piccole cose che davamo per scontato.
E anche il direttore creativo della maison, dal 2019, Baptista ha voluto condividere con il mondo i suoi dubbi, le incertezze, l’evento di Kenzo è stata una sfilata di emozioni contrastanti, i papaveri e delle ortensie d’archivio che sfilano in passerella piangono realmente lacrime create digitalmente, ma allo stesso tempo sono un simbolo di speranza e rinascita.
Kenzo è uno dei primi interpreti del “flower power”, con stampe jungle e richiami alla simbologia della natura e infatti anche questa volta il brand rimarca l’importanza del rapporto simbiontico tra uomo e natura, quello che deve essere il nostro interesse primario è la salvaguardia del nostro pianeta.
Ecco perché in questi giorni Kenzo ha pubblicato l’annuncio di una collaborazione con il WWF per la salvaguardia delle tigri.
I riferimenti al mondo animale sono un must del brand e anche nella nuova collezione non manca il riferimento al mondo naturale, che vede protagoniste le api e gli apicultori, ai quali Kenzo si è ispirato per outfit e cappelli, un invito chiaro e deciso a rispettare il distanziamento sociale e la natura.
Il film ritrae una donna che rispetta le api e prende solo il miele di cui ha bisogno per sopravvivere, in uno dei rapporti uomo/natura più antichi di sempre.
La collezione vive di un dualismo interno contrastante parlando si di distanziamento e protezione, ogni outfit sembra pensato per andare incontro a uno scenario distopico, ma anche di cambiamento, vive di speranza e paura, movimento e staticità.
Il messaggio forte e chiaro dello stilista è che da questo periodo dobbiamo uscirne completamente rinnovati, ma rimanendo sempre noi stessi, in una versione migliore, da un periodo disastroso dobbiamo riuscire in modo creativo a tenere soltanto le cose migliori girando la situazione a nostro favore.
Nell’ evento parigino siamo proiettati in un alveare selvatico e vediamo sfilare una squadra di apicoltori all’interno del roseto dell’Istituto dei Sordi nel V arrondissement parigino.
Gli ospiti accompagnati all’interno da uno sciame di insetti dipinti sull’esterno dell’edificio e sono stati accompagnati sotto enormi ombrelloni bagnati da una pioggia leggera, sotto i quali vi erano sgabelli da giardino con una rivista zeppa di icone di insetti e un vasetto di miele del Sacré Coeur.
Un richiamo ancora una volta al concetto di sicurezza e riparo.
Sfavillanti stampe su eleganti parka di nylon o su grandi abiti di cotone sfilano in sequenza per la collezione uomo e giacche a vento in stile ikat indonesiano, sahariane con tasche multiple worker, o abiti da cocktail con ritagli in maglia tecnica e pizzo, e impermeabili trasparenti sopra le tute in lycra riempiono la collezione donna.
Accessori di sfilata sono gli iconici sandali giapponesi, con suole a bolle, accompagnati a superbe borse secchiello in pelle che avevano al loro interno una seconda ampia borsa di nylon.
Pezzo must di collezione sono i nuovi jeans con grembiuli in denim, e gilet da pescatore radical chic.
Una collezione ispirata al periodo che viviamo e che ci permette di adattarla magnificamente alle nostre esigenze attuali.