L’idea di comodità di Maria Grazia Chiuri per Dior è ben nota da tempo.
Con l’arrivo del lockdown questo aspetto si è intensificato, fisicità e comfortwear viaggiano di pari passo unendosi in un’estetica ormai necessaria.
È cosi che le giacche diventano vestaglie, le camicie allungate in tuniche e i pantaloni diventano sempre più larghi.
Il percorso che ha intrapreso la Chiuri per le ricerche della sua collezione l’hanno portata nuovamente in Italia, grazie alla designer Nanni Strada e la sua visione estetica più funzionale e comoda.
L’insieme di giacca-pantalone-camicia danno la visione di una donna a proprio agio, i tailleur con gonna enfatizzano la silhouette a clessidra marcando delicatamente la vita.
Non si tratta di costringere il corpo, ma di avvolgere le sue curve naturali, sottolineando come il comfortwear può funzionare in un guardaroba più formale.
Se il momento storico ha dato frutto ad un’idea di stile più comoda e naturale, l’ispirazione che ha dato vita all’estetica della collezione nasce dall’arte del collage di Lucia Marcucci, rendendole omaggio con un film, realizzato in esclusiva per Dior, dalla regista italiana Alina Marazzi, già nota per i suoi documentari che esplorano la condizioni femminili del mondo moderno.
Per l’allestimento del tendone ai Jardin des Tuileries, Lucia Marcucci ha dato vita ad una ‘Vetrata di poesia visiva2’, un’opera ispirata alla dimensione sacra delle vetrate delle cattedrali gotiche. A fare da colonna sonora dello show l’opera corale Sangu di rosa di Lucia Ronchetti.