Inge Morath, la prima fotografa donna ad entrare a lavorare per l’agenzia Magnum Photos, affermava “Nel mio cuore voglio restare una dilettante, essere innamorata di quello che sto facendo, sempre stupita delle infinite possibilità di vedere e usare la macchina fotografica come strumento di registrazione”.
Milano le dedica una grande retrospettiva al Museo Diocesano Carlo Maria Martini.
Il percorso espositivo ne ripercorre, in 150 scatti in bianco e nero, il cammino umano e professionale: dai suoi esordi al fianco di Ernst Haas ed Henri Cartier-Bresson, fino alla collaborazione con prestigiose riviste quali Picture Post, LIFE, Paris Match, Saturday Evening Post e Vogue.
Due percorsi che spaziano dai tanti reportage in giro per il mondo – Venezia, Parigi, Russia, Cina, Spagna – ai ritratti di artisti, attori e importanti personalità del Novecento.
Nata a Graz, in Austria nel 1923, Inge aveva studiato lingue a Berlino. Grazie all’amicizia con il fotogiornalista Ernst Haas cominciò a interessarsi alla fotografia, fino a farne la sua ragione di vita.
Fotografare è un fenomeno strano. Ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima.
Le sue prime foto furono pubblicate sotto lo pseudonimo Egni Tharom; quando Robert Capa vide le sue immagini se ne innamorò e nel 1953 la fece entrare alla Magnum.
Non volle mai fotografare durante gli anni della guerra e del dopoguerra, preferendo invece concentrarsi sugli aspetti più glamour e sfavillanti della società, come il jet set, di cui ha catturato straordinari ritratti.
Si racconta che quando lavorava a un ritratto, Inge Morath si occupava in maniera maniacale di ogni minimo dettaglio,preferendo però quasi sempre evitare di incontrare prima il suo soggetto.
Tra il 1953 ed il 1954, Morath è anche assistente di Henri Cartier-Bresson.
Amava viaggiare ( realizzò tanti reportage in giro per il mondo), era poliglotta, aveva mille interessi e riusciva a entrare in contatto profondo con la gente.
Nel 1999 ottenne il Großer Österreichischer Staatspreis, una prestigiosa onoreficienza del governo austriaco e nel 1984 la laurea Honoris Causa in Belle Arti dall’Università del Connecticut. Muore a New York il 30 gennaio 2002.