Una raccolta di corti realizzati da registi acclamati da tutto il mondo, girati in isolamento senza troupe e senza budget, un progetto sostenuto da Lorenzo Mieli, CEO di The Apartment, insieme a Juan de Dios Larraín e Pablo Larraín di Fabula, per offrire uno sguardo su come il lockdown ha colpito diversi paesi e vite in tutto il mondo.
“Fatto in casa”, in tempi di pandemia è quello che più o meno tutti ci siamo ritrovati a fare ed è stata la parola d’ordine che ha caratterizzato per circa tre mesi la nostra esistenza. Anche il cinema ha provato ad adeguarsi coinvolgendo 17 registi sparsi per il mondo, chiamati a realizzare dei corti utilizzando apparecchiature trovate a casa (smartphone, videocamere e droni) per dar vita alla raccolta di cortometraggi intitolata Homemade oggi disponibile su Netflix.
Scopriamo insieme le trame e i nomi che si celano dietro questi corti d’autore tra cui anche il nostro Paolo Sorrentino, seguendo la sequenza cronologica della programmazione di Netflix:
Ladj Ly regista pluripremiato a Cannes per “I miserabili” ci racconta attraverso la giornata tipo di suo figlio e l’uso di un Drone che vola silenzioso sopra la periferia parigina, come le misure di contenimento del virus hanno cambiato il mondo esterno.
Paolo Sorrentino realizza una scena fatta in casa nel suo appartamento romano con il suo cellulare e con due statuine del Papa e della Regina Elisabetta simulando un loro incontro e un dialogo sul distanziamento sociale e la solitudine dei cuori.
Rachel Morrison a Los Angeles relizza “The Lucky ones” un’affettuosa poesia lirica per il figlio , nella speranza che lui di questo periodo ricordi solo la magia quotidiana dei suoi 5 anni di età.
Pablo Larraín gira da remoto tramite computer “Last Call” l’ultima chiamata di un anziano che vive in una casa di riposo e si collega con una video chiamata con una donna di cui è stato fidanzato decenni prima, confessando il suo eterno amore per lei.
Rungano Nyoni immagina una coppia ai ferri corti durante la quarantena, costretti in un appartamento troppo piccolo per sopportarsi a vicenda, e lo racconta con immagini schiette e SMS ancora più schietti.
Natalia Beristain a Città del Messico realizza “Espacios” la storia di una bambina piccola ma molto determinata che in quarantena prova tutto quello che le riesce di fare per mantenersi occupata e divertirsi a casa.
Sebastian Shipper a Berlino racconto le sue giornate monotone e la sua vita in quarantena che trova compagnia in modo inaspettato nel cortometraggio stesso, girato da solo in un weekend.
Naomi Kawase a Nara in Giappone realizza “Last Message” e racconta come la pandemia spinge un ragazzo a contemplare la vita umana sulla Terra.
David Mackenzie a Glasgow ci racconta le istantanee di vita di un’adolescente e di suo fratello più piccolo durante il lockdown. La stranezza e la noia dell’isolamento, i voli di fantasia di fuggevoli momenti di contatto sociale.
Maggie Gyllenhaal con “Penelope” ci porta nel Vermont dove un uomo che cerca di sopravvivere in solitudine fatica a conservare le semplici comodità di una volta.
Nadine Labaki e Khaled Mouzanar, a Beirut, realizzano ” Mayroun e l’unicorno” la storia di una bambina intrappolata in una stanza con il suo unicorno giocattolo che crea un mondo immaginario che diventa sempre più spaventoso ogni secondo che passa.
Antonio Campos a New York crea un thriller psicologico. Due donne piene di prudenza e buon senso in quarantena iniziano a provare paura e terrore quando la figlia scopre un misterioso sconosciuto privo di conoscenza in riva al mare.
Johnny Ma ci racconta di un uomo in quarantena in Messico che condivide momenti di vita quotidiana e prepara ravioli cinesi in una commovente videolettera per sua madre che lei forse non vedrà mai.
Kristen Stewart a Los Angeles, si autodirige in “Crickets”: bloccata in casa, in preda all’insonnia una giovane donna cerca di spegnere il cervello in uno stato estenuante di confuso dormiveglia.
Gurinder Chadha a Londra ci racconta la sua famiglia durante l’ isolamento con uno sguardo amoroso. La regista usa l’ “inatteso” dono del tempo per riavvicinarsi ai figli e piangere i suoi cari scomparsi.
Sebastián Lelio a Santiago, racconta l’isolamento in musical con “Algoritmo”, in cui una donna mentre fa le pulizie di casa, balla e riflette sull’influsso che la pandemia sta avendo sull’umanità.
Ana Lily Amirpour realizza “Ride It Out” un giro in bicicletta a Los Angeles che viene raccontata come una città nuova seppur strana e affascinante nel vuoto inquietante della pandemia del 2020.