Rallentare il ritmo delle cose.
Prendersi il tempo per prendersi cura di ogni singolo pezzo, di ogni dettaglio.
Particolari unici che possono scaturire solo dal lavoro manuale, da un’artigianalità che è l’unica capace di rendere ogni dettaglio unico.
Il tempo per celebrare le tradizioni di un Paese, tramite un viaggio di ricerca che ha portato il team di Alexander McQueen in un viaggio in Irlanda, alla scoperta di crochet, ricami e lini damascati, come quelli di Thomas Ferguson, l’ultimo filatoio di lino damascato rimasto nel Paese che ha prodotto i tessuti per la collezione primavera estate 2020 di Alexander McQueen.
Da questi tessuti e dalla possibilità di accedere all’Archivio del Mulino nascono giacche su misura, pantaloni alle caviglie, pantaloncini velati in pizzo, popeline di cotone intrecciato con audaci strisce di tovaglie, camicie con bordi in pizzo ed un abito dallo scollo quadrato con una gonna drappeggiata in lino damascato e rifinito con pizzo avorio.
I dettagli si ispirano all’immagine di Grace O’Malley, l’originale regina dei pirati che governava i mari del XVI secolo, rispettata sia dalla sua stessa gente che dai suoi nemici. L’anima emancipata dell’eroina, che gettò da parte i vincoli della femminilità per abbracciare l’eccitante vita di mare indossando, nell’immaginario di Sarah Burton, completi sartoriali a righe marinare e abiti in pelle e lino drappeggiati asimmetricamente, diventa una fila scintillante di occhielli dorati allacciati su maglieria ingegnerizzata.
Immaginando cosa una volta era stato buttato via e riciclando e reinventando vecchie stampe dell’archivio McQueen, la designer riutilizza organza, pizzo e tulle riciclati dalle collezioni precedenti, creando capi importanti e con uno scopo: la sostenibilità, l’attenzione per il pianeta e i giusti valori.