Antonio Facco è un giovane designer di appena ventinove anni, nasce, studia e vive a Milano, si forma allo IED e consegue il diploma in Interior Design. A soli ventre anni fonda il suo studio milanese che spazia dall’interior, il prodotto, la grafica per arrivare alla fotografia. Attratto dalle abitudini e dal comportamento delle nuove generazioni, costruisce su di esso il senso delle sue creazioni. Si contano numerose collaborazioni con designer e aziende del calibro di: Antolini, Bolon, Cappellini, AgustaWestland, Mohm, Technogym, Oblure, ecc… Lo abbiamo incontrato per conoscere la sua anima, le sue radici e fin dove arriva la sua creatività.
Antonio, chi sei?
Non amo le etichette, cerco di sfuggire da esse , ma nel modo più semplice vengo definito un creativo e un designer. In realtà il mio studio si occupa di segmenti differenti: direzione artistica, interior design, product design e grafica. Amo approciarmi ai progetti da più punti di vista in maniera trasversale. Inoltre ho una società in spagna fondata con altri due soci con i quali stiamo portando avanti un progetto imprenditoriale nell’ambito dell’ hospitality. Nel 2019 abbiamo aperto il primo ristorante a Madrid.
Quanto, il luogo in cui vivi, ha condizionato la tua professione ?
Milano…è Milano. L’italia…è l’Italia! Sicuramente, come chiunque, sono fortemente influenzato dalla storia e dalla cultura di questo paese e di questa città. A volte mi dimentico di quanto sia fortunato, amando la mia professione, di essere nato e cresciuto in questo luogo. Soprattutto parlando della particolarità progettualità, fortemente connotata da un cultura industriale paradossalmente più “umanistica” che non tecnica. Dico spesso che Milano ha una “dimensione umana”, può essere insicura ma estremamente ambiziosa e unica. Non so quante persone capirannno questa pensiero!
Il contatto, l’esplorazione, gli incontri mantengono vivi tutti i creativi…come stai affrontando queste giornate di chiusura, solitudine?
In questo momento surreale e drammatico, cerco come al solito di guardare al futuro ma con un vantaggio, “respirare il presente” in modo più intenso, riflettendo con più attenzione su me stesso e la società che abbiamo definito negli ultimi 15 anni. Credo sia un momento dove tutti quanti possiamo riflettere veramente sul concetto di egoismo, che nel rush quotidiano ci ha consumato e divorato. In questi giorni tuttavia lavoro con i miei computer da casa su progetti rimasti in sospeso, cerco di vedere nuove opportunità rinnovando alcuni punti di vista “fossilizzati”. Inoltre non avendo mai avuto troppo tempo a disposizione, mi sto dedicando per la prima volta alla cucina, provando ricette più complesse. Chiaramente accettando una buona dose di “cazzeggio” accompagnata da buon vino!
Hai dei progetti in sviluppo, è già nato qualcosa in questa condizione di “isolamento”?
Sono in contatto con due cari amici e ogni giorno stiamo lavorando , chiaramente siamo ancora in una fase embrionale, ad un nuovo progetto imprenditoriale, ipotizzato in precedenza ma che ora potrebbe diventare realtà grazie al tempo a disposizione. Sarei davvero felice che si concretizzasse, perché lo coltivo da diverso tempo.
Da buon designer hai già progettato come sarà il tuo ritorno alla normalità?
Sinceramente no. Non penso sia necessario farlo, soprattutto con le tante incognite del momento. Tuttavia credo che il ritorno alla normalità sarà progressivo per ognuno di noi e sicuramente non drastico. Nel mio caso suppongo che continuerò a fare quello che sto facendo , tornando in studio , riprendendo dei ritmi più serrati e rispettando delle scadenze più severe. Non sarà così semplice ma suppongo che una grande energia positiva e colorata accompagnerà ognuno di noi.
Noi di spaghettimag abbiamo deciso di non fermarci, di approfondire tutto ciò che di bello c’è nostra nazione…Tu come ci consigli di affrontare questo momento?
Sono completamente d’accordo con voi! Non bisogna fermarsi ma limitarsi a osservare come anticipavo prima le cose in maniera differente. E’ banale a dirsi, e in questi giorni lo ripetono in tanti, ma è vero: dalla crisi ci può risollevare, accogliendo nuove opportunità! Il mio consiglio e di guardarci dentro il più possibile, rimettiamoci in discussione ( ma per davvero!) cercando di risvegliare una criticità costruttiva verso noi stessi e la società che abbiamo definito.