Antonio Marras è un artigiano di storie, e le sue collezioni sono racconti del secolo scorso che mescolano vintage, recupero e tradizione.
Lo stilista di Alghero ha sempre affiancato alla moda l’attività artistica, tratteggiando il suo percorso lontano dai trend e dai sistemi organizzati.
Per Marras non si tratta mai solo di progettare abiti, ma di sfiorare i territori al confine con la moda; la danza, il cinema, il teatro, la letteratura, la musica, l’arte.
Le sue creazioni sembrano uscite da una pellicola di Terry Gilliam, capaci come sono di straniare e di evocare.
La collezione A/I 2020 è stata presentata ieri.
Le modelle hanno sfilato negli interni dello spazio del Circolo Marras, in Via Cola di Rienzo, 8, (se non ci siete ancora stati fateci un salto, ne vale la pena).
“The Crazy sewing machine and the sparkling Jana” è un tributo alla Sardegna e alla figura di Maria Lai, artista che proprio come Marras, «lavorava con i fili dei ricordi, assemblava, e cuciva insieme parole e immagini intrecciando dialoghi e trame».
Il legame tra i due nasce molto tempo fa:
Maria Lai once told me: “I left as a child and now find you an Artist.” How did you elaborate this inside of you?
“It scarred me, it’s been a source of pride, a starting point and an end. The foundation to start building. It is the dream to achieve something and to end a journey which I wish would never end”.
Le janas sono invece gli esseri magici più conosciuti delle leggende sarde, che lo stilista immagina come sarte laboriose, che insieme a Maria Lai lavorano alla creazione degli abiti, in una tipica Domus dell’isola.
Un viaggio che Marras fa cominciare quando una di loro torna da Londra portando con sè un fidanzato nuovo e una scintillante macchina da cucire; la musica dei Clash e un parka sbiatito, il new romantic, e un paio di calze a rete.
La collezione è un mash up di cultura sarda e soft punk.
L’atmosfera: kitsch e sublime.
Fili impazziti aggrovigliano colletti ottocenteschi a gonne in tulle, e pizzi macramè su lane pesanti, sempre che non si posino sulle camicie e sulle calze come scarabocchi di bambini.
Le modelle sono ninfe emerse dalle nebbie di un mondo postmoderno e fiabesco.
Gli abiti, un tripudio di drappeggi e sovrapposizioni.
Fra acconciature a cloche, fiori di stoffa e piume. Tartan, jeans e broccato. Pelliccia e Swarovski.
Il filo che unisce arte e moda ritorna applicato sugli zigomi e intorno agli occhi delle modelle. Le labbra sono rosse, bordeaux e viola berry, in contrasto su una base polverosa e opaca.
Il finale è concettuale e grafico. Magico e vellutato.
qui il link della sfilata
https://www.antoniomarras.com/?fbclid=IwAR3ub9jUyGdN0f51qz91J_hb6lFzMfAu_jdgFGPqAvyPfmWOaqxsvZ9G9L
Il sodalizio artistico dei due è anche al centro della mostra Trama doppia. Maria Lai, Antonio Marras, visibile ancora per pochi giorni (fino all’8 Marzo) presso il Museo nazionale d’arte medievale e moderna della Basilicata di Palazzo Lanfranchi a Matera.