Alla terza stagione da direttore creativo di Louis Vuitton, Virgil Abloh punta sulla leggerezza, portando in passerella una collezione delicata, a tratti naïf, fatta di camicie oversize, volumi rilassati e colori pastello.
«Negli anni saturati dalle immagini e dai dati digitali tornare a soffermarsi sul profumo di una rosa permette di de-programmare la mente e di creare un nuovo spazio per la libertà di pensiero» spiega Virgil Abloh
Protagonisti supremi della SS20, infatti, sono i fiori: indossati come collane, stampati, ricamati su camicie, bermuda, trench e pantaloni cargo.
Da Off-White, invece, lo stesso Virgil Abloh punta tutto sul Tie-dye e sui graffiti, con una collezione che in un attimo ci riporta agli anni ’80.
Heron Preston sceglie di rappresentare il viaggio in chiave street, e lo fa con le tipiche silhouette di strada, ma con colori decisi come l’arancio, il verde e il giallo.
Il logo è immancabile, in bella vista su accessori e tute.
Il design sperimentale di Acne Studios parla di arte in senso stretto con una collezione pensata come un progetto sperimentale da presentare agli esami accademici. Tutto è collegato allo spirito originale di Acne Studios , ricordando che, infatti, Acne sta per “Ambition to Create Novel Expressions“. I tessuti sono messi insieme a contrasto: cappotti d’acetato hanno fodere jacquard. Maglie lunghe e shorts sfrangiati, camicie con collo sciallato, giacche con fili che pendono, a voler sottolineare la fattura sartoriale. Bandane annodate come cache col, in pendant con grosse catene satinate. Pantaloni che vanno dal classico al cargo, in pelle, shantung e vernice.
Rick Owens esplora il passato familiare, dando il nome da nubile della nonna alla sua sfilata: Tecuatl. Ricorda le sue origini messicane che, inevitabilmente, rimandano alla situazione politica Americana e al famoso muro di Donald Trump per contrastare il flusso migratorio dal Messico verso gli Stati Uniti. Esplora l’immaginario collettivo che la moda ha di sè, fatto di provocazioni con tacchi 10cm ai piedi dei modelli.
Vetements sfila contro il capitalismo, e lo fa McDonalds di Parigi.
Provocatorio da sempre, Demna Gvasalia stuzzica ancora una volta gli invitati, utilizzando preservativi come inviti. I capi sono ispirati in parte all’iconografia del fast food che ospita la sfilata: i modelli infatti indossano camice a maniche corte, con targhetta del naming con la scritta “Hello My Name Is: Captalism”. La sfilata spazia poi, da uniformi Security ai classici Vetements, come cappotti oversize in pelle e stampe streetwear.
Pierpaolo Piccioli con Valentino va verso una moda inclusiva e rispettosa di ogni diversità, e lo fa pensando ad un uomo traveller.
A Parigi il designer italiano propone camicie che sembrano ispirate alle tuniche marocchine e trench indossati come caftani, i colori sono quelli della terra e del deserto, camouflage e stampe che richiamano mondi esotici. I pantaloni sono morbidi e fluidi indossati con le sneakers. In un mondo in cui le diversità si incontrano e interagiscono, in un dialogo costante e continuo.