Gucci a Roma sfila al buio, nei Musei Capitolini, tra busti di filosofi e statue di imperatori. La passerella è un percorso al termine di una scalinata illuminata da soli candelabri. Le torce nelle mani degli ospiti, fornite dalla maison, creano giochi di luce suggestivi.
Alessandro Michele ha scelto di tornare laddove era solito andare da bambino con suo padre, per presentare una Cruise Collection che è insieme espressione di libertà, anticonformismo e assoluto spettacolo creativo.
E’ così che, tra corone da imperatori, drappeggi, total look Flora, suits con maxi check, frange anni ’70, paillettes e lusso estremo, spuntano claim, ricami insoliti e date che evocano un passato che torna prepotente, a ricordarci chi siamo e le cose per cui vale la pena lottare.
Tra le pieghe di un abito in chiffon di seta, l’attenzione cade su un utero ricamato come se fosse un fiore. «Perché le donne – afferma Michele – devono essere libere di scegliere ciò che vogliono, anche di interrompere una gravidanza».
Anche sulle felpe, tra gli allori dorati e i decori barocchi, spunta una data: 22.5.78. Data in cui in Italia fu promulgata la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza.
E ancora “My body my choice” su un blazer viola. Perché sia chiaro tutti che, per il direttore creativo di Gucci, “fare moda vuol dire anche dare messaggi di libertà“.
Riecheggiano gli anni Settanta, i gioielli sono enormi, tutto è esagerato, camp, come sempre. Ma questa volta con un’anima diversa, forse più forte e ancora più carica di messaggi, omaggi ad epoche storiche e culture diverse. Lontane, ma non troppo.
Perché, per Alessandro Michele, la libertà, anche oggi, è un cosa seria: “La libertà è un’idea romantica, il sogno di essere come vogliamo”.