Nel momento storico in cui sembra che essere un personaggio pubblico implichi diventare un prodotto di comunicazione a tutto tondo, c’è chi sboccia nell’ombra, senza orpelli, senza pretese. Andrea Carpenzano, classe 1995, l’anti millenials per eccellenza, testimonia che probabilmente meno cerchi una cosa, più la cosa trova te. La cosa in questione è il successo.
Andrea è schivo, forse per questo sembra autentico più di altri, e, più di altri, ha una faccia che non si dimentica.
Dopo diversi film, “esplode” con La terra dell’abbastanza, pellicola pluripremiata da critica e pubblico.
Oggi, attendiamo tutti Il campione. Questa volta Andrea è Christian Ferro, la promessa calcistica tutta genio e sregolatezza che si scontra con Valerio (Stefano Accorsi) professore che deve accompagnarlo alla maturità. Prodotto da Matteo Rovere e Sydney Sibilia, il film è in uscita nelle sale il 18 aprile distribuito da 01 Distribution.
Andrea non si definisce attore, non riesce. Vive con ironia e un certo distacco la sua vita professionale, che non ha cambiato poi tanto la sua vita privata. Dopo il successo ha dichiarato: “ho comprato un paio di jeans”, annullando qualsiasi pretesa di divismo.
Ciao Andrea, che lavoro fai?
Ancora non lo so, non sono sicuro se quello dell’attore lo posso definire un lavoro.
Cristian Ferro, il protagonista de “Il Campione”, è indisciplinato, ricchissimo e viziato. Leggendo di te sul web si evince che sei praticamente l’opposto. È stato semplice entrare in un personaggio che proprio non ti appartiene? Aldilà del tuo essere una testa calda, quanto c’è di lui in Andrea?
C’è sicuramente nella parte finale della storia. Mia madre mi dice sempre che sono sensibile. Forse un po’ per i miei occhi tristi … forse abbiamo in comune quello. Forse abbiamo in comune anche la stessa mamma.
Nel film Valerio diventa il mentore di Christian, i due si legano e cambiano insieme.
Quali sono i punti di riferimento nella tua crescita professionale?
Più che crescita professionale io la definirei crescita personale, con le persone che mi sono ancora vicine come Francesco Bruni, con cui ho cominciato. Oppure i fratelli D’Innocenzo. Matteo Olivetti, che per me è fondamentale, è stato uno dei pochi di quelli che fanno il mio mestiere che mi ha fatto pensare “ma questo come fa?!”.
Ho osservato molto da tutte queste persone e per sopravvivenza le porto con me, perché le reputo importanti per me a livello personale.
Da un’immagine di te molto introspettiva, talmente poco comune che stuzzica la voglia di conoscerti di più. “De che c’hai paura Crì?” viene chiesto a Cristian durante le riprese.
Di che cosa ha paura Andrea invece?
Di diventare retorico. In realtà non ho una paura soltanto. Anche se non ho paure mentali, sono più materiali, a volte temo di impazzire, ma se succederà va bene anche quello, sarà una cosa giusta che doveva succedere. E quindi va bene così.
Sei uno dei volti preferiti di Gucci, la scorsa stagione hai anche partecipato al Fashion Show. Qual è il tuo rapporto con la moda?
In realtà il mio rapporto con la moda nasce con loro, nasce perché ho conosciuto persone che hanno molto da dire. Parlo di Gucci perché conosco da vicino solo loro. Conosco persone che collaborano con Gucci che sono interessanti, con cui dialogo tutti i giorni e che reputo degli artisti. Anche se non amo parlare di arte quando si parla di moda. Ma quando parlo di loro si. Ma forse la mia moda fondamentalmente è il semplice guardarmi prima di uscire di casa.
“Solo la noia può salvarci” hai dichiarato riferendoti al tempo di cui necessitiamo per sviluppare un atteggiamento critico rispetto al nostro lavoro. Riesci ancora ad annoiarti?
Riesco a farlo perché lo voglio fare, sto molto tempo da solo perché mi piace. Appena posso faccio lunghe passeggiate. Per fortuna non ho molto da fare, quindi me lo posso permettere. “il non pensare” è una cosa fondamentale. Io penso che “ti devi fare un po’ schifo” e per me è importante, non la vivo male.
Leggendo di te sembri disilluso, dissacratore e per niente sostenitore di quello che stai diventando, l’anti personaggio per eccellenza. Come vorresti fosse la tua vita oggi e domani?
In realtà esattamente quella che sto vivendo. Piena di cose bellissime ma anche di cose bruttissime. Non vorrei tutto bello e non vorrei tutto brutto, non cerco la felicità. Non è una cosa che mi interessa ora. Vorrei sempre un mix delle due cose. Sicuramente non penso al futuro perché in realtà non penso neanche al presente. Quindi come potrei?