Manolo e Mirko, rispettivamente Andrea Carpenzano e Matteo Olivetti, sono i protagonisti della pellicola, firmata e filmata magistralmente dai fratelli D’Innocenzo.
Per un errore i due uccidono un uomo e riescono a ribaltare la situazione guadagnandosi, grazie al fatale incidente, l’accoglienza in un clan criminale. Sono ragazzi così affamati e “consumati” da essere rivestiti da una sorta di impermeabilità, di apparente insensibilità nei confronti della realtà che decidono di intraprendere: la malavita. Questo il loro modo di reagire difronte ad uno scenario di frustrazione e debolezza, appartenenti ai loro genitori – una bravissima Milena Mancini, madre di Mirko e, e Max Tortora, padre di Manolo – e appiattimento verso un futuro che sembra riservare ben poco a chi consegna pizze a domicilio per 7 euro al giorno. I ragazzi iniziano a credere di essere onnipotenti, vengono posseduti da una fame feroce che li guida verso induzione alla prostituzione, omicidi e spaccio. In special modo Manolo si mostra avvezzo, disilluso, e persuaso, come suo padre, che quella vita sia l’unico modo di realizzarsi: “nun ce pensà, nun ce pensà, nun ce devi pensà!” impone all’amico difronte ad alcuni momenti di umanità e ripensamento, rivelando quanto possa essere sfaccettata la personalità dei protagonisti.
Attraverso la guida di Damiano e Fabio D’Innocenzo ha inizio un gioco al massacro che svela ciò che ogni ragazzo “difficile” vuole nascondere sotto strati di cappucci e slang decisamente teatrali: la paura, l’essere impreparati e la voglia di riscatto.
La terra dell’abbastanza, dimostra, con tensione crescente, quanto la mancanza di guide e l’assenza di coscienza possa rovinare anche la più forte delle amicizie. Nel peggiore dei modi.
ph.Daniele Rossi per SpaghettiMag.