Si è spenta da poco la polemica sul film francese in corsa agli Oscar 2018 “120 battiti al minuto” di Robin Campillo. Tema centrale la storia degli attivisti di Act Up-Paris, collettivo parigino, che negli anni novanta cerca di richiamare l’attenzione sui malati di AIDS contrastando una società convinta che ad ammalarsi potessero essere solo omosessuali e drogati. Il film in questione non ha trovato una sola sala qui in Italia che ospitasse la proiezione, vittima di detrattori e del sistema di distribuzione “debole”. Ma tra le funzioni del cinema c’è proprio quella di denunciare, far riflettere e perché no, disturbare. E ben venga questa cinematografia fatta di registi come il cileno Sebastian Lelio che firma “Una donna fantastica”, Orso d’Argento per la sceneggiatura al festival di Berlino. E’ la storia di Marina, transgender giovane e attraente, legata sentimentalmente ad un uomo di vent’anni più grande. La sua fragile felicità si interrompe la sera in cui Orlando, il suo grande amore, muore all’improvviso. È in quel momento che la sua natura transgender la metterà di fronte ai pregiudizi della società in cui vive. Marina è però una donna forte e coraggiosa e si batterà contro tutto e tutti per difendere la propria identità e i propri sentimenti.
Nel ruolo di questa donna c’è Daniela Vega, ex parrucchiera, cantante lirica, trans 28enne, che ha stupito pubblico e critica con la sua interpretazione. Pellicole come questa riportano sul grande schermo e all’attenzione del pubblico il tema dei diritti umani e l’importanza della tutela e il rispetto di tali diritti. Il film è un inno alla difesa della dignità umana, al di là di ogni distinzione di sesso e di classe e solo per questo merita di essere visto e un premio agli Oscar 2018.