Settembre, quest uomo nero che trionfa di frenesia, di doveri, di fibrillazione, di scongiuri. Un mese che racchiude e nasconde in sé il mistero di una che definirei la rovina del pretenziosissimo genere femminile: l’ansia.
Agosto finisce, ed è subito ‘No, ma quest anno al lavoro ci vado a piedi tutti i giorni’… ‘ Oggi solo al ritorno, sennò faccio tardi’…’Eh, ma domani il meteo dà pioggia’. Ed è subito menzogna.
Mentre ci prepariamo a farci riassorbire dalla routine cercando di accantonare la malinconia e la pigrizia, proviamo a pensare a settembre a come un inizio, ma un inizio vero. Non di quelli da ‘inizio di dieta, di palestra, di otto-ore-di-sonno-per-notte, di pranzi regolari e umori gestibili. Questa mania non ci porterà lontano, perché, amiche, gli inizi sono ben altri, gli inizi sono umorali, e sono i più saporiti e riposanti. Più del piatto di cui ci priviamo, più delle ore di sonno che raccontiamo di doverci concedere.
Non c’è dieta, non c’è lunedì odiato che tenga. Basta prefissarsi degli obiettivi che vadano al di là dei luoghi comuni. Un esempio: cercare di non andare a dormire arrabbiati, altrimenti non ne basterebbero 18 di ore di sonno. Oppure regolarsi, regolarsi non a tavola, ma conoscersi e migliorarsi, dosarsi, che si sa che noi donne volte siamo un fiume in piena, e quando puntiamo i piedi a terra, non c’è diga che tenga. E smettiamola di fare bilanci, che i bilanci si fanno alla fine, non durante, e chiediamoci: quando è stata l’ultima volta che ho fatto una cosa per la prima volta?
Meno dead-line, più inizi (ve la ricordate la cura minuziosa nell’avvalersi dello sfoggio della ‘bella scrittura’ all’inizio di ogni quaderno nuovo, alle elementari?).
Infondo lo sappiamo tutte, che le piccole cose ci regalano quella curva, quel sorriso, che raddrizza tante e tante cose. Comprate dei fiori e prendetevi cura di loro, non lasciate scadere le cose nel frigo, mettete quella camicia da uomo che vi fa sentire tanto donne, smettetela di fare liste (che la lista della spesa esiste per essere dimenticata a casa), e, soprattutto, boicottate i clichè.
Settembre è il mese delle possibilità, non più quello della resa dei conti (che si sa, pesarsi a fine estate non serve a niente, sarebbe come sperare di non avere le punte secche dal sole e dalla salsedine). A settembre si può addirittura trovare quel jeans in saldo a 19,99 euro, quando si aveva smesso di cercarlo, e mentre si è in camerino a misurarlo, ci sorprendono le gote abbronzate, timide e tenaci, di quel rosa che fa bambina. Quelle guance rosate ci fanno incredule. Quelle guance abbronzate ci sollevano dall’uso del demonio cipria-phard-e terre varie, ci fanno pensare che c’è stato, qualche giorno prima, l’ultimo bagno al mare.
Settembre ci consente di indossare il golfino di filo a maniche lunghe con gli shorts. Settembre ci restituisce una camicia a maniche lunghe. E faccio fatica a pensare a qualcosa di più chic, insieme a ‘What a wonderful world’ di Louis Armstrong e alla granita di gelsi.
Forse la pace è un po’ così: assicurarsi di possedere una buona base di piccole certezze. Tutto il resto è mera improvvisazione.
Si riprende si, ma non senza qualche dolce concessione: le commissioni aride da svolgere possono nascondere dettagli apparentemente insignificanti, ma rassicuranti ad un occhio più attento. Come la carezza dei pantaloni di lino che tra qualche mese saranno sostituiti da una pungente lana doppia. Come l’odore acre ed esotico del primo caffè della giornata, il profumo dello zaino di scuola dei bambini: fateci caso, profuma di merenda, di gomma da cancellare e di inchiostro. E a me l’inchiostro mette il buonumore. Quello zaino vi farà sentire a casa.
Ecco come rinascere mille volte attraverso uno stato d’animo.
Si sente il profumo di qualcosa che sta finendo ma che c’è ancora. Si sentono le cicale litigare e scomparire, poi, al mattino.
‘… La bella stagione che sta per finire, ti soffia sul cuore e ti ruba l’amore. A mano a mano si scioglie nel bianco, quel dolce ricordo sbiadito dal tempo…’
Siate come settembre: puntuali, curiose di scoprire nuovi orizzonti, e cercate di preservare sempre un po’ di imprevedibilità. Perché non c’è cosa più bella della continuità. Ma con tanti, tanti imprevisti.